L’eterno conflitto tra politica e magistratura

La magistratura arriva quando è troppo tardi, quando tutti gli allarmi hanno suonato invano, quando le difese immunitarie hanno fallito miseramente, quando la politica si sente intoccabile e pensa di essere al sicuro. Di averla fatta franca.

Da oltre venti anni questo Paese vive un conflitto permanente tra poteri dello Stato. Ma è proprio vero che i giudici interferiscono con la politica, dettandone tempi e schemi? A parte qualche caso sporadico, la risposta è no.

Per chi fa Politica non c’è solo il reato penale: prima di arrivare a questo stadio ci sono passaggi intermedi che si chiamano inopportunità, inappropriatezza, sbagliato, non conveniente. Anche se lecito, perfino se legittimo.

La classe politica però non si ferma, va avanti secondo schemi consolidati per intercettare il consenso e alimentare le clientele: fa favori, spesso ai propri familiari. Trovare un posto di lavoro per i familiari è reato? No. Ma i familiari degli altri? Ecco allora che subentra il concetto dell’inopportunità, dello sconvieniente, dell’eticamente discutibile.

E poi, se non scattano le autodifese, arrivare al penalmente rilevante è facile. Scontato. Inesorabile.

Il magistrato non può e non deve preoccuparsi se da un’inchiesta può derivare la chiusura di un’azienda e la perdita di posti si lavoro. Di questo dovrebbe preoccuparsi l’azienda. E la politica naturalmente. Ma il Sistema funziona in un certo modo e comporta che si debba chiedere per favore ciò che è un diritto. La politica naturalmente deve continuare a dare le carte. Ma quando si commettono dei reati, la magistratura cosa dovrebbe fare? Assolvere? Mediare? No, la magistratura deve indagare. Il problema è un altro e va guardato in faccia in tutta la sua crudezza: la politica non vuole innescare davvero un processo di cambiamento della classe dirigente, la politica non è interessata a cambiare le regole, la politica non vuole limitarsi a legiferare ed amministrare. La politica vuole comandare e vuole che si veda. La politica intende conservare tutti i privilegi propri della Casta.

Perché comandare è meglio che fottere. Salvo poi essere “fottuti”. Ma non dalla magistratura. Dal delirio di onnipotenza. E dalla pretesa di impunità.