Perché, da sindaco, non sono andato alla Vertenza Frusinate

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di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

Caro Direttore,
mi sento in colpa, come sindaco, di non essere stato presente alla manifestazione ad Anagni sulla vertenza Frusinate che avrebbe meritato sicuramente maggiore interesse e più attenzione rispetto alle tante passerelle alle quali, nostro malgrado, siamo costretti a partecipare.

Quotidianamente vediamo negli occhi la povertà, il disagio sociale, la sfiducia dei cittadini, la delusione degli anziani e comprendiamo quanto sia essenziale il lavoro e il rilancio economico del nostro territorio.

Spesso veniamo additati come individui superficiali, attaccati alla poltrona e poco preparati rispetto alle grandi tematiche che coinvolgono le nostre comunità, poco convincenti nel dare risposte sulla scuola, sanità, sicurezza, rifiuti e rapporti con il gestore idrico.

Per mia abitudine non cerco mai soluzioni improvvisate o di comodo e ho un rapporto molto distante e distaccato con il potere ma devo ammettere di essere un ignorante sulla gestione della cosa pubblica.

Sono un sindaco lavoratore e mi rammarico per le tante volte che ho dovuto saltare appuntamenti importanti e di non aver contribuito alla discussione , all’analisi e alla soluzione dei problemi delle nostre comunità.

Ma è sempre colpa nostra? E i piccoli comuni hanno le risorse per avere una classe dirigente partecipe e preparata?

Ci impongono di accorpare le funzioni degli Enti Locali e questo obbliga i tecnici, i funzionari e i segretari comunali ad avere sempre meno tempo da dedicare al sindaco e alla giunta e pertanto a non poter fornire loro spiegazioni, chiarimenti e indirizzi legislativi.

Siamo spesso impreparati e ignoranti perché non possiamo permetterci il lusso di avere i consulenti legali per le tante e complicate vicende che riguardano la vita dei nostri piccoli centri, i rapporti con i cittadini.

Tagliano i soldi per i servizi, riducono i finanziamenti per la realizzazione delle infrastrutture, colpiscono la scuola e la sanità che sono stati i pilastri dell’emancipazione sociale e costringono i sindaci ad avere un rapporto conflittuale con la propria comunità.

Dobbiamo accontentarci di poco, quanto basta per sopravvivere ma questo fa parte di un piano prestabilito che serve a togliere ai sindaci credibilità e capacità di interdire le segreterie di partito e le cordate nazionali dei consolidati gruppi di potere.

Siamo confinati nei nostri municipi costretti sempre a chiedere e mai a poter alzare la voce per reclamare quello che ci spetta e a rivendicare il lavoro come diritto e futuro dei nostri giovani. I sindaci vengono chiamati a decidere ma quanto vale il loro voto? Quanto conta il loro pensiero e la loro opinione?

Tutto il tempo avuto a disposizione l’ho dedicato al comune rispondendo alla prima richiesta degli elettori che chiedevano anzitutto di non rubare e poi di non avere privilegi di alcun tipo. Ho osservato scrupolosamente il primo precetto e rinunciando alle indennità e ai rimborsi ho voluto dare un’idea più sana e più sobria della politica e rappresentare uno Stato vicino alla gente.

Ma quanto può valere la mia esperienza per essere un sostegno reale alla soluzione della vertenza Frusinate? E chi decide sarà condizionato dal parere del sindaco di Pastena?