Dopo il post serale che ha tolto il sonno a molti, il consigliere Annalisa Muzio è stata presente in Aula. Niente crisi: non adesso. E c'è un motivo. Il caso della politica con molto rumore sui social e poi silenzio in Aula
Molto rumore per nulla. Alla fine, è rimasta in aula (quasi) per tutto il tempo. E i punti all’ordine del giorno del Consiglio comunale di Latina di venerdì sono stati votati – tutti – all’unanimità.
Uno sfogo, forse. Ma sui social. Non tracimato in Aula. Ha fatto tremare molti il consigliere comunale Annalisa Muzio con il post pubblicato sulla sua bacheca giovedì sera. (leggi qui: Muzio annuncia “The End”. E Coletta ora trema).
Non solo su Facebook
Uno sfogo che però è continuato anche dopo il Consiglio comunale, con un altro post sulla sua pagina: «Per il Peba comunale (Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche, approvato in aula, ndr). Saremo contenti e potremo gioire davvero quando non si dovrà votare il “minimo sindacale” a cui ha diritto una città moderna e chi la vive. Tutti. Perché nessuno debba essere più escluso». E poi l’hashtag: #noncibasta #farelatina.
In aula, pubblicamente, a verbale (e quindi ci permettiamo di riportarlo) ha detto «Parlo da madre di una bambina disabile» insistendo molto sul concetto di «vera inclusione», toccando il tema anche dell’accessibilità sportiva; forse questa è stata la sua molla a pubblicare questo post. E su questo non si discute.
È ora di accelerare
Ma il “tanto rumore” di questi giorni riferito a lei era dovuto ad altro: all’esclusione di un suo collaboratore da una riunione in Comune, ad esempio. Su cui anche oggi ha proseguito commenti a un post.
Però in Aula questa mattina c’è, ferma, irremovibile, e vota. E quel «non ci basta» lega il rumore di questi giorni a volere evidentemente di più, un’accelerazione dell’attività amministrativa sui temi. Quelli su cui è basato l’accordo di programma: sport, borghi, inclusività.
Niente crisi, per adesso
Il punto è anche un altro. Se la Muzio è ormai legata a filo doppio, essendo anche eletta consigliera in Provincia in quota a Forza Italia in virtù dell’intesa FI-Damiano Coletta per il Comune, è anche verosimile che nessuno voglia tornare a casa adesso.
Nessuno vuole farlo prima della discussione nel merito al Tar sui ricorsi del candidato sindaco battuto da Coletta, Vincenzo Zaccheo. Il 7 luglio è dietro l’angolo. Probabilmente nessuno vorrà farlo prima di chiarire alleanze e schieramenti per le regionali/politiche del 2023.
E a proposito di Vincenzo Zaccheo, a lui si possono rimproverare diverse cose del suo passato, come l’imperfetto progetto di finanza, delicato, per il cimitero; o di avere lasciato l’amministrazione esposta al rischio ancora presente di dover pagare un risarcimento da 32 milioni di euro per la mancata realizzazione del progetto di finanza della Metro. Ma c’è un suo antico sogno che forse tanto sbagliato non sarebbe. Lui vorrebbe Latina sede di una scuola della pubblica amministrazione, «sulla scorta di quanto esiste da tempo in Francia».
Meglio una scuola di Politica
Ma la Francia non è l’Italia. I francesi fecero una rivoluzione per la libertà quando la penisola era ancora alcuni regni e tante piccole Italiette. Anche se poi quella rivoluzione francese ebbe derive sanguinarie. Qui, più che una scuola di pubblica amministrazione, servirebbe una scuola di politica. Come quelle che avevano i Partiti nella prima Repubblica, ad esempio alle Frattocchie per il Pci.
Perché il tema è che di politica prima se ne deve parlare nelle stanze delle intese, e poi si esce a livello pubblico. Dice: ma i tempi sono cambiati. Vero, ma siamo passati dalla Prima Repubblica alla politica spettacolo, e poi da questa alla politica sui social, grazie anche al torrente dell’antipolitica. Un’antipolitica che si era illusa di cancellare i problemi della prima mettendo tutto in piazza, o portando in Consiglio comunale, in Consiglio regionale, alla Camera, al Senato, figure digiune di pubblica amministrazione.
Un tempo le ossa te le facevi nelle Circoscrizioni, adesso non esistono più neanche quelle (con il paradosso che quando cadde Vincenzo Zaccheo, quelle ancora esistevano e rimasero in piedi per un anno senza un sindaco e senza un Consiglio).
Rumore sui social, silenzio in Aula
Manca la scuola. Ma non tanto di pubblica amministrazione, quanto di politica. E un esempio è quello di questi giorni a Latina. Tanto rumore sui social, e poi tutti in aula, con 30 su 33 presenti sui primi due punti: Il Peba e il rinnovo del protocollo con la Provincia per il comodato d’uso di due immobili comunali, tale per cui a cascata la Provincia lascia in comodato all’università l’ex Distretto militare dove oggi c’è la facoltà di Ingegneria.
Il Peba è centrale: atteso da anni, segna l’avvio per un progetto di eliminazione delle barriere architettoniche, a partire dalla Ztl, per poi estenderlo a tutto il territorio. «È ancora troppo poco», hanno tuonato le opposizioni, secondo le quali l’amministrazione penserebbe soprattutto a legarlo alla pavimentazione del centro storico.
Poi, quattro mozioni, dove in Aula è rimasto poco più del numero legale per votarle: quella del Pd, per chiedere ai livelli superiori di agire per contrastare il sovraffollamento della casa circondariale di Latina; quella, sempre del Pd, per istituire il Museo del Confino e della repressione politica; quella di FdI per istituire la diffusione del “Signal for help” e la sensibilizzazione della cittadinanza al tema della violenza domestica; e, infine, quella ancora di FdI per l’adeguamento dei sistemi di collettamento fognario e depurazione dei nuclei che ne sono tuttora privi, come quelli a Valmontorio, sulla Marina di Latina.
Il 24 si torna in aula: il Rendiconto aspetta i consiglieri.