Il generale dei carabinieri Pasquale Angelosanto di Sant'Elia Fiumerapido è il nuovo comandante del Ros. Scelto per la sua conoscenza del Reparto e l'esperienza nella lotta alla Ndrangheta
In Calabria è stato la bestia nera della ‘Ndrangheta, in Sicilia aveva dato la caccia ai mafiosi, a Roma aveva portato tutti i segreti rubati a ‘ndrine e cosche e li aveva sintetizzati nelle tattiche per il Ros di cui era stato appena nominato vice comandante. Un anno al comando del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche e poi il comando del III Reparto “Telematica” dello Stato Maggiore. Ora il generale dei carabinieri Pasquale Angelosanto di Sant’Elia Fiumerapido torna al Ros. Ma come comandante.
Pasquale Angelosanto conosce bene quel reparto. C’è stato due anni esatti: dal 30 luglio 2012 al 29 luglio 2014.
Per comprendere il motivo della scelta fatta dai vertici dell’Arma e del Governo bisogna leggere la nomina di Pasquale Angelosanto all’interno di altri due avvicendamenti, avvenuti tutti nello stesso giorno. Il comandante uscente del Ros – generale di brigata dei Carabinieri Giuseppe Governale – passa alla Dia con l’incarico di Direttore. Il direttore uscente della Dia – generale della Guardia di Finanza Nunzio Antonio Ferla – viene appoggiato al comitato permanente di avanzamento della Guardia di Finanza.
Quei tre spostamenti sono il chiaro segnale della volontà del ministro dell’Interno Marco Minniti di intraprendere di una lotta ancora più marcata alla ‘ndrangheta.
Infatti il generale Governale è famoso per avere fatto della lotta alla ‘ndrangheta la sua priorità. Per capire quanto sia importante quella nomina bisogna leggere l’intervento del procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho fatto poco più di un anno fa. Rispondendo ai giornalisti nella conferenza stampa sull’indagine Mammasantissima, il magistrato dirà: «Questa indagine è uno spartiacque e chiunque voglia affrontare seriamente la lotta alla criminalità organizzata, da domani dovrà partire da qui». Mettere un ufficiale del genere alla guida della Dia significa che orientare in modo deciso l’attività in quella direzione.
Allo stesso modo va letta la nomina del generale Pasquale Angelosanto alla guida del Ros. È un reparto delicatissimo: occorre tempo per comprenderne le dinamiche. Scegliere un ufficiale come il generale di Sant’Elia Fiumerapido vuole dire che il Ministero dell’Interno non vuole perdere nemmeno un giorno di tempo.
Cinquantanove anni, Pasquale Angelosanto ha frequentato l’Accademia di Modena e dopo un breve periodo presso la scuola allievi di Benevento ha iniziato subito ad essere impiegato nella lotta alle mafie. Comandante di tenenza in provincia di Messina, comandante del Nucleo operativo di Napoli II (quello che ha competenza sulla famigerata cintura intorno a Napoli), in questo periodo firmò l’operazione che si concluse con l’arresto del latitante Carmine Alfieri: il capo della camorra napoletana in quel periodo.
Anche per questo viene promosso capitano e gli viene affidato il comando della “Catturandi” e della III Sezione – Criminalità Organizzata del Ros. Passa a comandare la Sezione anticrimine di Roma e ci rimane fino al 2002: punta la lente d’ingrandimento sull’eversione e sul terrorismo. Scopre quanto si siano infiltrate le mafie nel Lazio, segue le indagini sugli omicidi del professor Massimo d’Antona e del professor Marco Biagi, uccisi dalle Brigate Rosse. È lui a scoprire quanto si sia ramificata la cosca della ‘ndrangheta Ruga – Gallace – Novella: raccoglie le prove che si è insediata tra Anzio e Nettuno.
I Servizi Segreti ne chiedono l’esperienza e per cinque anni il generale di Sant’Elia Fiumerapido si sposta al Sisde come direttore del Raggruppamento operativo centrale. Lo hanno richiesto per affidargli le indagini sul terrorismo interno e internazionale, in questo periodo si occupa di Brigate Rosse e II Posizione.
Terminato il periodo ai Servizi torna al Ros, come comandante del Reparto indagini tecniche. Collabora con le polizie e le gendarmerie europee affinando con loro le tecniche di investigazione.
Nel 2009 va a Reggio Calabria a guidare il Comando Provinciale, poi trascorre un anno al comando dei Ris e poi al III Reparto – Telematica del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri.
Profondo conoscitore della ‘Ndrangheta, il generale Angelosanto ha sintetizzato la sua esperienza in un libro: Il canone e le proiezioni internazionali della ‘ndrangheta. In uno di quei capitoli scrive «La forza della ‘ndrangheta non sta solo nella sua struttura militare, nelle sue collusioni esterne e nella sua capacità economica ma anche nelle regole che la governano e nella modalità di trasmissione verbale di esse».
Proprio perché conosce quelle regole, che governano una delle più feroci mafie in Europa, hanno scelto lui per comandare il Ros.
Un segnale chiaro. Le ‘ndrine sono avvisate.