Ciociaria, qui dove vola ancora la cicogna

I dati Istat sulle nascite. Le conseguenze che si iniziano a toccare con mano. le scuole soppresse e le altre che verranno cancellate tra poco. Il dato di Frosinone e della Ciociaria. Dove la cicogna vola ancora ma sempre meno

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Con l’anno scolastico 2025-25 la provincia di Frosinone perderà tre istituti: lo prevede  la delibera della Giunta regionale contenente le linee guida sulla programmazione della nuova rete scolastica. È la conseguenza del calo delle nascite che dopo avere svuotato le culle ora svuota le classi. (Leggi qui: La cicogna non vola più sulla Ciociaria).

Le linee guida prevedono la soppressione di 53 istituti entro la fine del triennio 2024 – 2027. Si comincia dal prossimo anno: la Ciociaria perderà tre scuole, tre verranno soppresse in provincia di Rieti, una ciascuna la perderanno le province di Latina e Viterbo, sette verranno cancellate nella Città Metropolitana di Roma Capitale.

Si parte dalle scuole Materne, Elementari e Medie inferiori cioè da quelle dove più evidente sarà lo spopolamento. Un caso emblematico è quello di Colle San Magno che ha accorpato tutte le cinque classi di insegnamento elementare avendo meno di una decina di bambini a frequentarle. Fino all’ultimo giorno la riapertura è stata in dubbio.

Il calo demografico

Neonato © Can Stock Photo / terachris

Secondo le stime di OpenPolis la Ciociaria è quella che nel Lazio registrerà il dato più significativo della popolazione fino a 4 anni da qui al 2030: si stima un calo del 14% nella popolazione provinciale fino all’età di 4 anni. In valori assoluti, la provincia di Frosinone perderà 2.487 minori. Oggi sono 17.719 ma nel 2030 dovrebbero scendere a 15.232. Seguono Viterbo con un -10,70%; Roma con un -9,20%; Latina -8% ed infine Rieti con -6,10%.

La natalità declinante sta portando a un progressivo spopolamento del Paese. Le ultime proiezioni di Istat indicano che i quasi 60 milioni di abitanti potrebbero scendere a 45,8 milioni nel 2080. Una perdita secca di popolazione di quasi il 30%. Con tutto quello che ne potrebbe derivare, dal punto di vista sociale e previdenziale: il caso delle intere scuole soppresse è solo un esempio.

Si tratta di una delle conseguenze del cosiddetto “inverno demografico: il numero di nuovi nati in relazione ai residenti è passato dai quasi 10 alla fine degli anni 2000, ai circa 8 del 2015 ai meno di 7 attuali. Una quota raggiunta a partire dal 2020, primo anno dell’emergenza Covid.

Anche se la tendenza al calo della natalità caratterizza quasi tutti i Paesi europei, l’Italia si distingue per la gravità del fenomeno, anche nel contesto Ue. A fronte di una media dell’Unione di 9,1 nascite ogni mille abitanti nel biennio 2020-21, in Italia la quota si è fermata a 6,8. Si tratta della cifra più bassa tra tutti gli Stati membri, un dato confermato nella rilevazione 2022. Nell’ultimo anno disponibile, il tasso di natalità nazionale (6,7 nati ogni mille residenti) è stato di 2 punti inferiore a quello europeo (8,7).

Comuni sotto la media

Sono 9 su 10 i Comuni italiani che si trovano sotto la media europea. Fa eccezione la provincia di Bolzano dove quasi 2 comuni su 3 superano la soglia Ue. Catania è il capoluogo con il tasso di natalità più alto nel 2020. Oristano quello con il più basso.

Ma i divari sono ancora più ampi se rilevati a livello comunale, attraverso i dati elaborati da Istat nell’ambito delle statistiche sperimentali dell’istituto. Nel 2020, primo anno in cui la quota nazionale è scesa sotto i 7 nati ogni 100 abitanti, una minoranza di territori superava non solo la media italiana, ma anche quella europea. Parliamo del 10% dei comuni italiani dove il tasso di natalità rilevato è stato superiore alla media Ue pari in quell’anno a 9,1.

Al contrario, circa il 90% dei comuni non ha raggiunto questa soglia. Quasi il 60%  inoltre si è attestato anche al di sotto del dato nazionale (6,8 in quell’anno). Nell’89,3% dei Comuni italiani il tasso di natalità rilevato nel 2020 è stato inferiore alla media europea, pari in quell’anno a 9,1 nascite ogni mille abitanti. Il 9,5% dei territori è al di sopra di questa soglia, mentre circa l’1% si può considerare in linea con la media Ue, essendo il divario con quest’ultima al massimo di 0,1 punti.

Le nascite nel Lazio

L’ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone Foto: Archivio Zeppieri

Il Comune di Frosinone si conferma quello dove il fenomeno del calo delle nascite ha inciso di meno. Nel capoluogo, infatti, il Tasso di natalità 2020 è stato di 7,03 nuovi nati ogni 1.000 abitanti: è il più alto del Lazio. Anche se in calo rispetto all’ultima rilevazione del 2014 quando il tasso era di 7,04. In ogni caso, il dato di Frosinone è  superiore alla media nazionale.

Segue la città di Latina con il Tasso di natalità 2020, pari a 7,01 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. In questa speciale classifica, al terzo posto nella Regione c’è Roma, con un tasso pari a 6,6 ogni 1000 abitanti. Agli ultimi due posti ci sono,  al quarto la città di Viterbo con 6,06 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. Ed infine, Rieti con appena 5,49 nuovi nati ogni 1.000 abitanti

La cicogna in Ciociaria

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Quali sono stati i Comuni in Ciociaria, quelli più grandi, dove la cicogna è arrivata più frequentemente?

Al primo posto c’è la città di Alatri con un Tasso di natalità pari a 8,19 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. Al secondo Anagni, con 7,25 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. Al terzo si colloca Cassino con 6,95 nuovi nati ogni 1.000 abitanti

Poi Ceccano con un Tasso di natalità di 6,70 nuovi nati. Poi ancora Pontecorvo con un tasso pari a  6,62 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. E ancora la città di Sora con 5,67 nuovi nati ogni 1.000.

Segue Ferentino con un tasso di 5,46 nuovi nati. Infine, Isola del Liri con appena 4,53 nuovi nati.

Sull’indice di natalità incide anche la politica di accoglienza dei migranti: dove si sono stabilità, la natalità è maggiore e questo assegna maggiori prospettive per il futuro.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).