Come si leggono le dimissioni di Leodori e l’elezione di Panunzi

Cosa c'è dietro alla scelta di Daniele Leodori. E perché ha passato la mano proprio ad Enrico Panunzi come vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio. C'è un preciso calcolo politico. Che potrebbe spianare la via ad un percorso inizialmente non previsto

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Dietro alle dimissioni da vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio rassegnate ieri da Daniele Leodori e la sua sostituzione avvenuta oggi con Enrico Panunzi c’è un ragionamento politico nitido e preciso. Dietro al quale potrebbe nascerne a stretto giro un altro con dimensioni e profili del tutto diversi.

Per comprendere il ragionamento è necessario tornare ancora una volta al Congresso regionale tenuto nei mesi scorsi: è stata la mossa che ha rivoluzionato il Partito nel Lazio, dandogli una nuova stabilità. In estrema sintesi: niente accordi a tavolino, nessun listone costruito dai big in base a quote e percentuali. Tutti d’accordo sul nome di Daniele Leodori Segretario e tutti divisi in diverse liste a suo sostegno: un modo per contarsi ed avere il peso preciso di ciascuna sensibilità. L’architettura è stata disegnata sulla base di quei pesi e quei voti. Riconoscendo a Francesco De Angelis di Frosinone la carica di presidente regionale del Partito.

L’equilibrio di Panunzi

Enrico Panunzi

Nella ripartizione degli incarichi dopo le scorse Regionali vinte dal centrodestra, il Partito Democratico ha avuto una serie di caselle. In Ufficio di Presidenza (la vice presidenza d’Aula a Daniele Leodori) e nelle Commissioni (la presidenza del Comitato di Controllo Contabile ad Eleonora Mattia, di Valmontone, la presidenza della Commissione Trasparenza a Marta Bonafoni, romana ed esponente dell’area Schlein; la presidenza della commissione sul Pluralismo ad Enrico Panunzi, di Viterbo e nell’area Bonaccini). Poi a luglio, con la costituzione delle Commissioni Speciali, una è andata a Sara Battisti (Frosinone, area Pensare Democratico) che è presidente della commissione “Piani di zona per l’edilizia economica e popolare”.

Il passo di lato fatto da Daniele Leodori lascia ad Enrico Panunzi una casella che assesta in equilibrio la ripartizione sia sul piano geografico che sul piano dei pesi interni al Partito. Stabilizza ulteriormente il Partito all’interno di quello schema generale tracciato dal Congresso. In base al quale ora Panunzi lascerà la presidenza della Commissione Vigilanza. Che – a rigore di logica – potrà avere due eventuali destinazioni. Se ci sarà una scelta interna allora dovrebbe andare a Salvatore La Penna di Latina assegnando anche a quell’area geografica un riconoscimento. Ma se il Pd giocherà una partita sul fronte del campo largo da ricostruire allora il nome è quello del romano Claudio Marotta eletto nella lista  Verdi e Sinistra – Europa Verde – Possibile

La seconda è la soluzione più quotata. Lo lascia intuire la votazione con cui Panunzi è stato eletto: 21 voti espressi in suo favore dai 43 votanti su 46 presenti. Le schede bianche sono state 22. Panunzi è alla sua terza legislatura consecutiva (dal 2013), sempre eletto nella circoscrizione di Viterbo.

La soluzione Leodori

Elly Schlein (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Per Daniele Leodori la costruzione di quell’equilibrio crea anche un percorso che all’inizio non era previsto. Le diverse sensibilità del Pd stanno mettendo a punto le candidature per le elezioni Europee di primavera 2024: nel Lazio Elly Schlein non ha vinto al voto dei Circoli e questo consiglia di non personalizzare troppo con la sua area le candidature.

In tanti aspirano ad un posto per Bruxelles. Ma i numeri sono chiari, occorrerà una grande mobilitazione per portare alle urne gli elettori in una fase nella quale il vento ancora soffia sulle vele di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni.

La sintesi ancora non c’è. E questo spiana la via ad una soluzione istituzionale. Cioè viene candidato il Segretario Regionale in quanto è espressione naturale di tutti. Ancora di più in questo caso: per il modo in cui è avvenuta l’elezione al Congresso e per tutti gli equilibri che Daniele Leodori ha saputo mettere in piedi in questo mesi.