Giachetti, il divorzista della guerra dei Roses tra Calenda e Renzi

L'atto finale del divorzio tra le due anime del mai nato Terzo Polo è vicino e il parlamentare renziano lo ha detto tra requiem e analisi

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Del pestifero avvocato Gavin D’Amato-Danny De Vito lui non ha praticamente nulla, se non un sereno cinismo di ritorno. E quello di Roberto Giachetti è un cinismo a cui è difficile opporre obiezioni. Perché quello che Giachetti ha denunciato dai microfoni di Radio Leopolda è un po’ sotto gli occhi di tutti. Tanto sotto gli occhi di tutti da aver innescato l’epilogo estivo di una crisi iniziata in primavera. O forse esattamente quando erano nate le circostanze che l’avevano innescata. Cosa? Che Italia Viva ed Azione stanno ancora insieme ma ci stanno talmente stretti che sembrano vespa e tarantola nella stessa bottiglia.

Gli intenti primigeni e la solidarietà piaciona degli esordi, quella del Grande Centro, si sono spiaggiati prima ancora che di spiagge si parlasse, a primavera neanche tanto inoltrata. Le prove elettorali in combo sono state miserrime e la questione del Partito unico ma le pregiudiziali di Renzi hanno accelerato l’agonia.

Addio sodalizio, qui ci si scontra forte ormai

Quello tra i due Partiti non è più un sodalizio difficoltoso, è uno struscio forzato e contro natura tra specie diverse. L’illusione era che essendo le due formazioni guidate da due leader in credito delle stesse cose ed in predicato degli stessi scenari tutto andasse per il meglio. E invece non è stato così, non è mai così quando le sorti di uno o più Partiti sono affidate al carisma dei leader senza il crisma dei numeri.

Italia Viva ed Azione sono così: due modi di vedere la politica che sembravano uno e che oggi non assomigliano a niente se non ad un brutto bluff. Entrambi hanno conducator ed entrambi hanno percentuali tali da richiedere che i due generali vengano a patti. E vadano in deroga dai loro egotismi.

Giachetti non le ha mandate a dire ed ha spiegato quello che di spiegazioni non abbisogna. “Ha ancora senso che Azione e Italia viva continuino a stare insieme? Diamo un elemento di chiarezza, ognuno starà dalla sua parte, e sapremo che abbiamo anche un altro avversario politico.

“Continuare è devastante e deprimente”

Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Il rischio è evidente e non è solo concettuale: “Continuare così mi sembra assolutamente non solo devastante ma anche deprimente. Ma questa è la mia opinione che sicuramente non sarà raccolta”. Insomma, Giachetti sa bene di rappresentare una verità più scomoda che utile. Italia Viva ha il suo gruppo autonomo al Senato ed Azione rischia il limbo bigio del Gruppo Misto.

Tuttavia in ballo c’è la campagna elettorale per le Europee e Italia Viva per primo sa che stavolta siamo all’ultima spiaggia. Perciò tanto meglio un’alleanza fattasi impossibile di un solipsismo da harakiri in una competizione dove ognuno corre per sé. Il deputato di Italia Viva tutto questo lo sa, ma non gli ha impedito di dare la stura a quello sfogo amaro, lo sfogo di un politico che vede il divaricatore e non i punti di sutura.

E che assiste ad un divorzio di fatto pur essendo costretto per mission a provare ogni strada per evitare che una famiglia vada in crash. Il guaio dei due Partiti e dei rispettivi leader è su doppio binario. Non solo quello dei rapporti ormai deteriorati tra Calenda e Renzi e del lessico belluino che ormai li connota quando parlano l’uno dell’altro. C’è un fatto ulteriore e più serio: non si sa se per esacerbazione del pregresso o se per differenze preesistenti quei due non sono d’accordo praticamente più quasi su nulla.

Cosa divide i due partiti e i due leader

Giachetti fa l’elenco con il tono ligio di chi sciorina l’evidenza, non un’epifania misterica. “Ogni volta che Calenda va in tv attacca Renzi frontalmente. Io ho sempre pensato che rompere quell’alleanza rappresentasse un tradimento degli elettori”. Poi incalza: “Ma noi davvero siamo convinti che non sia arrivato il punto di smetterla con questa finzione? Di farlo e “sottrarre gli elettori tutti, quelli di Azione e Italia Viva, all’umiliazione di una finzione?”.

Il quadro è proprio quello reso iconico dal film la Guerra dei Roses. Ci si ammala d’amore per colpa delle affinità elettive di Goethe, poi ci si accorge che la vita non c’entra un cacchio con la letteratura e ci si tollera. Poi ci di odia e si va armati l’uno contro l’altro, meschini e cattivi come mai si sarebbe pensato di diventare. Eppure tanto convinti che quella cattiveria serva perché essere meschini è meglio che essere appaiati in quotidiano tormento.

Giachetti parla di un “matrimonio nel quale c’è una parte che evidentemente non sopporta più l’altra e scarica dalla mattina alla sera nei confronti di quella parte insulti, attacchi”. E “addirittura rinnegando le cose comuni che abbiamo messo insieme e erano nel programma”. La questione Twiga e di alcuni “gran-centristi doc” che sono andati a cena nel sancta sanctorum della Santanchè è stata marginale ma non troppo. “Del Twiga non ci importa nulla. Di chi lo frequenta meno ancora.

Renzi funzionalista, Calenda impietoso

Daniela Santanché (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

“Ma se persone appartenenti al gruppo Azione-Italia viva vanno a cena con un ministro di cui abbiamo chiesto le dimissioni c’è un problema di opportunità evidente. Attenzione, ci sono faccende di merito in cui i due gruppi sono ancora moderatamente equalizzati. Ma ve ne sono altre, per nulla marginali, che segnano la distanza esatta tra ciò che è una coppia promiscua e ciò che è una crasi politica. Dal salario minimo alla commissione Covid fino all’elezione diretta del premier “stanno emergendo differenze rilevanti”, come spiega AdnKronos che è benevola nella sua disamina.

Renzi è talmente funzionalista che a volte pare un pezzo di maggioranza accasao per riffa tra le opposizioni. Calenda è così sulfureo nel giudizio sul governo che spesso non si capisce dove sia andata a finire quella “misura” che ne aveva fatto un totem di efficientismo. E proprio Calenda sembra essere d’accordo con Giachetti. Su Twitter ha scritto sin merito alla questione: “Nei prossimi giorni verificheremo con i vertici di Italia viva le loro intenzioni”.

Nei prossimi giorni. A metà agosto. Cioè a settembre. Quando la campagna elettorale per Bruxelles sarà il divaricatore definitivo tra due visioni che volevano esserne una. Quello o il punto di sutura. Perché coi voti non si scherza, neanche tra nemici, nemmeno tra i Roses.