La Politica sceglie il Palazzo, il popolo resta fuori. Ma non nella Lega

La nuova maggioranza giallorossa costruita a tavolino, la scissione a freddo di Matteo Renzi, il bunker di Forza Italia, la Piazza Grande “congelata” dei Dem e i dibattiti virtuali dei Cinque Stelle. L’unica eccezione è il colpo d’occhio di Pontida del Carroccio.

L’intera crisi si è snodata all’interno dei Palazzi della politica. La nuova maggioranza di  Pd e Cinque Stelle è nata nei corridoi di Palazzo Chigi, grazie ad un accordo tra Giuseppe Conte, il capo politico (formalmente) dei Cinque Stelle Luigi Di Maio, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, costretto ad andare sulle posizioni di Matteo Renzi, che poi ha salutato fondando un nuovo partito, Italia Viva. Sempre nel Palazzo, attraverso la formazione dei gruppi parlamentari. E al Senato ha avuto bisogno che l’ex leader socialista Riccardo Nencini gli mettesse a disposizione il simbolo di Insieme, senza il quale non avrebbe potuto dare il via all’operazione.

Luigi Di Maio e Giuseppe Conte © Imagoeconomica

I record di ascolti dei talk show estivi sulla crisi non devono trarre in inganno: un conto è la curiosità degli spettatori, un altro conto è la partecipazione del popolo, che non c’è stata. Con la sola eccezione di Pontida naturalmente. E in parte, ma molto in parte, della manifestazione davanti a Montecitorio nel giorno della fiducia del Conte bis alla Camera.

Il Governo è sostenuto da 4 forze politiche: Cinque Stelle, Pd, Leu e Italia Viva. I pentastellati in piazza non vanno più, il “vaffa day” è un reperto di archeologia. In un anno, dalle Politiche alle Europee, hanno visto dimezzati i consensi. La discussione è tutta interna e soprattutto virtuale. Di Maio che punta i piedi, Di Battista che “spara” a corrente alternata, Casaleggio che organizza le votazioni su Rousseau, Grillo che decide per davvero. Da solo. Il popolo non c’è.

Il Partito Democratico, quando non è impegnato nelle primarie, deve mediare continuamente tra le diverse correnti. Il progetto Piazza Grande di Nicola Zingaretti doveva servire a riprendere un percorso di popolo. Ma poi è cambiato tutto con il ritorno al governo. Liberi e Uguali di fatto non esiste più, anche se Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, Roberto Speranza, Laura Boldrini e Pietro Grasso sono decisivi per il Conte bis. Ma il popolo? Non c’è.

Matteo Renzi e Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Perfino Matteo Renzi ha organizzato la scissione a freddo nelle stanze del Palazzo. Alla Leopolda schiererà valanghe di giovani, ma sarà un’operazione di marketing politico. Magari efficace, ma il popolo è un’altra cosa.

Nel centrodestra Forza Italia si riunisce da oggi a domenica a Viterbo, con uno schema collaudato di incontri e convegni che nulla hanno a che fare con la partecipazione di popolo. D’altronde in un partito nel quale non si è mai effettuato un congresso è complicato pensare di cambiare ora.

I Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni crescono nei sondaggi, soprattutto per la coerenza delle posizioni. Organizzazioni manifestazioni di piazza, ma la mobilitazione del popolo è un’operazione diversa, che per adesso non si vede.

Rimane la Lega di Matteo Salvini: il colpo d’occhio di Pontida è stato impressionante. Ma il Capitano sa che ora dovrà stare all’opposizione. Lui è debole nel Palazzo però. Ha pagato questa nella crisi estiva.