Raccontano i commessi della Regione Lazio che durante gli ultimi tre giorni sono stati in costante allerta, pronti ad intervenire per separare l’ ‘onorevole’ e la ‘professoressa’ in procinto di arrivare alle mani: è stato uno scontro furibondo quello tra l’onorevole consigliere regionale Mauro Buschini e la professoressa direttrice Isabella Mastrobuono, troppo ingombrante, troppo scomoda, troppo brava per restare alla guida della Asl di Frosinone e per questo in via di trasferimento al comando dello ‘Spallanzani’: “struttura – parole di Nicola Zingaretti – che rappresenta per il Lazio e tutta la sanità nazionale un centro di prima eccellenza in ambito europeo”.
Buschini ha ottenuto quello che voleva: via la Mastrobuono. E c’è riuscito assestando la spallata finale proprio in quei tre giorni, culmine di una strategia della rimozione iniziata da oltre un anno, cioè da quando la manager ha iniziato ad attaccare l’ospedale di Alatri. Che per Buschini è un santuario intoccabile.
I soliti commessi, dalle urla intercettate in maniera molto chiara attraverso le pareti, hanno recepito che siano stati tre gli elementi portati dall’onorevole presidente della commissione Bilancio per la sua spallata finale: 1) sono taroccate le cifre sulla base delle quali si sta smantellando progressivamente l’assistenza ospedaliera nell’ospedale San Benedetto per far quadrare i conti dell’intera Asl: spostamenti di medici ed infermieri operati in maniera scientifica per abbassare il numero degli interventi effettuati al San Benedetto e poter dire che la struttura è poco produttiva. 2) La visita compiuta dal governatore a Frosinone per inaugurare i nuovi uffici regionali nei giorni scorsi è stata una catastrofe mediatica: il suo staff non lo aveva preparato all’assalto della gente che gli chiedeva conto dell’ospedale di Alatri e lui se n’è uscito con la peggiore frase dell’intero mandato ‘Non si può partorire ad Alatri, è ora che ve lo mettete in testa’: un suicidio politico mediatico. 3) Politicamente, l’azione della Mastrobuono, con le sue imposizioni e senza alcuna capacità di condivisione con le autorità locali, era più utile alle opposizioni di centrodestra che ai sindaci di centrosinistra che tra poco dovranno andare a chiedere i voti per le regionali.
Ecco cosa c’è alla base della decisione di Nicola Zingaretti.
Ma il governatore non ha permesso che ‘Isabelita’ Mastrobuono lasciasse da perdente via Armando Fabi a Frosinone. E’ per questo che ha attivato con il ministero della Salute una serie di passaggi appositamente per affidarle lo Spallanzani: la struttura pensata dal suo maestro, il professor Elio Guzzanti.
La nomina però non sarà immediata: occorre un percorso che durerà un mese e mezzo o due mesi. E nel frattempo? La Mastrobuono intende andare fino in fondo e quindi è difficile che possa ammorbidire la sua posizione. Anzi: a Roma chi la conosce bene assicura che adesso affonderà il bisturi con maggiore decisione. Perché non deve rendere conto più a nessuno. Perché anche se continuassero a chiederne la testa, lei ormai la testa ce l’ha allo Spallanzani, con la garanzia che nessuno gliela posizionerà su un vassoio d’argento.
Nonostante la soddisfazione per il prestigioso incarico, ha masticato amaro. Prepara il “colpo di coda”. L’ha giurato.
Quanto al successore, sarà scelto sicuramente da Nicola Zingaretti all’interno della lista dei cinquanta top manager. Non sarà un ciociaro. Ecco allora che all’orizzonte si profila la beffa: se chi arriva continuerà le politiche della Mastrobuono, magari con meno ruvidezza, cosa sarà cambiato davvero?
Perciò ad agosto il braccio di ferro Buschini-Mastrobuono continuerà.