Nessuno vede arrivare la cicogna

L'intera provincia di Frosinone è minacciata dal declino demografico. La prospettiva è quella di una crisi economica e sociale. La sfida demografica. E le strategie per le aree rurali.

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Come se fosse una curiosità e nulla di più preoccupante. Invece è una catastrofe. Nella quale l’intera provincia di Frosinone è destinata a sprofondare senza possibilità di tornare indietro. Destinati a sparire. Ci stiamo estinguendo: non ci sono abbastanza bambini e tra poco raggiungeremo il punto in cui salterà tutto. Tutto cosa?

Tutta la rete di solidarietà legata alle parentele. La rete di fratelli, cugini, nipoti, affini di secondo e terzo grado: sta per dissolversi l’aiuto reciproco che per secoli ci siamo garantiti. Sparirà perché non avremo più parenti perché saremo terribilmente pochi. Il dato era emerso già all’inizio dell’anno ed era stato poi confermato da altri studi nei mesi successivi. In termini economici è una catastrofe. Perché?

Le culle vuote significano dopo pochi anni banchi deserti a scuola, fino ad arrivare ad un impatto decisivo sul mondo del lavoro: faticherà ancora di più a trovare personale qualificato. Le stime di inizio anno avvertivano che in Ciociaria entro il 2030 si registrerà la nascita di 2.487 minori in meno rispetto ad oggi, si indeboliranno anche le reti parentali: la rete di sorelle, fratelli, zii, cugini sui quali si fonda la tenuta di buona parte del nostro sistema solidaristico.

Ora ci sono i numeri aggiornati. Li ha diffuso in queste ore Openpolis con un approfondimento circa l’andamento del tasso di natalità nel periodo 2014-2020 in tutti i Comuni italiani.

CULLE SEMPRE PIU’ VUOTE

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

 Nel 2011 il tasso di natalità italiano era di 9,2 nascite ogni 1.000 residenti, circa un punto in meno della media Ue (10,1). Una quota inferiore alla Francia, ma allora superiore a quella tedesca (8,3). Undici anni dopo (nel 2022) la distanza dalla media Ue è raddoppiata. Sono infatti 2 i punti che separano il dato nazionale (6,7 nascite ogni mille abitanti) da quello europeo (8,7). L’Italia è scivolata all’ultimo posto: non solo tra i maggiori Paesi ma tra tutti e 27 gli stati membri.

Il progressivo calo delle nascite – meno di 400mila nel 2022 – ha ovviamente abbattuto il tasso di natalità. Sono sempre meno le donne nell’età convenzionalmente considerata fertile, anche per la progressiva uscita dei baby boomers dall’età riproduttiva. Sul fenomeno incide anche il fatto che – rispetto agli anni passati – è progressivamente diminuito il contributo alle nascite dei cittadini di origine straniera.

Gli stranieri portano i figli a nascere in altri Paesi. Non scommettono sull’Italia e meno ancora puntano sul Lazio e sulla provincia di Frosinone.

Nel 72% dei Comuni il tasso di natalità è sceso tra 2014 e 2020. Nell’1,5% si registra una sostanziale stabilità, mentre in poco più di un comune su 4 (26,7%) si rileva una variazione in aumento.

Tra i capoluoghi, l’unico a registrare un aumento è stato La Spezia: 6,97 nati ogni mille abitanti nel 2014, 7,28 nel 2020. Si tratta comunque di dati molto variabili nell’arco della serie storica. Nella stessa città, l’indicatore aveva raggiunto quota 7,75 nel 2016, per poi ridiscendere a 6,54 nel 2019 e risalire nell’anno successivo. I cali più importanti tra le città capoluogo si registrano a Trani (da 10,2 nati ogni mille abitanti nel 2014 a 5,95) e Isernia (da 9,25 a 5,07).

LE VARIAZIONI NEL LAZIO

Nel Lazio, solo la città di Frosinone fa registrare una sostanziale positiva tenuta. Poca roba. Uno scarto infinitesimale di solo – 0,01%. Questione di arrotondamenti forse, che diventa un mezzo successo nel momento in cui dalle altre parti la situazione diventa poco alla volta peggiore.

Infatti, tutti gli altri capoluoghi del Lazio registrano segni negativi, con quello pontino che registra addirittura un -2,39%. La situazione.

ProvinciaPercentuale
Latina-2,39%
Frosinone-0,01%
Rieti-1,38%
Viterbo-2,21%
Roma-2,11%

 Qual è invece la situazione nei principali centri ciociari? Sono tutti in segno negativi, dappertutto si fanno meno figli.

ProvinciaPercentuale
Alatri-1,09%
Anagni-1,56%
Cassino-0,67%
Ceccano-1,36%
Ferentino-3,17%
Isola del Liri-1,33%
Pontecorvo-2,70%
Sora-3,25%

il comune Ciociaro dove si registra la percentuale più alta in negativo circa il calo delle nascite è quello di San Biagio Saracinisco, con meno 13,72% di nuovi nati.

Il Comune dove invece si fanno più figli, è quello di Strangolagalli con un + 4,67% di cicogne arrivate dal 2014 al 2020.

LE SOLUZIONI PROPOSTE

(Foto: Dominique Hommel © European Union – EP)

Non facciamo figli per colpa dei ritmi. Per i modelli di vita nei quali siamo immersi. E per i costi. Il problema è europeo. Al punto che la sfida demografica è una delle priorità dell’agenda dell’Unione europea: insieme alla questione climatica e alla transizione digitale. È stata aperta una strada alla nascita di una strategia a livello dell’Ue.

Si punta alle aree fuori dalle città. Quelle con meno caos: le regioni rurali e periferiche nella strategia europea di mobilità. Le reti di trasporto – per l’Ue – potrebbero frenare lo spopolamento rafforzando il collegamento tra aree urbane e rurali. A questo proposito, l’Europa ritiene che il turismo rurale potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella sfida contro lo spopolamento: aiuterebbe a creare nuovi posti di lavoro ed a favorire la diversificazione economica e demografica.

La pandemia ha inoltre messo in luce un divario digitale che coinvolge in particolare gli anziani e gli abitanti delle regioni meno sviluppate. Nella relazione Ue si sostiene che l’aumento del telelavoro durante l‘attuale crisi potrebbe essere un fattore positivo per le aree rurali: permettendo alle giovani figure professioniste di rimanere nelle aree periferiche, piuttosto che costringerle a spostarsi per lavoro.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)