La sede storica del Pd è diventata il simbolo della stagione dell’intesa tra Renzi e Berlusconi. Il nuovo segretario, ospite nel salotto di Fabio Fazio, ha fatto capire che non si limiterà all’ordinaria amministrazione. In realtà intende rivoltare i Democrat come un calzino.
Chiudere la sede del Pd al Nazareno non è un semplice trasloco, ma il cambio radicale e perfino traumatico sul piano politico di una filosofia politica. Nicola Zingaretti, neo segretario nazionale del Pd, ha scelto la trasmissione di Fabio Fazio, Che Tempo Che Fa su Rai 1 (la stessa nella quale Matteo Renzi stoppò l’accordo con i Cinque Stelle), per un annuncio importante.
Ha detto Zingaretti:
“Vorrei cambiare la sede nazionale del Pd, spostarla da via del Nazareno. Non l’avevo ancora detto mai. Vorrei costruire delle sedi con dei co-working delle idee per ragazzi e ragazze, che ci dicano anche “state sbagliando, dobbiamo cambiare posizione”.
“Dobbiamo sbaraccare e ricostruire, aprire una nuova e bella sede con una libreria al piano terra, tra le altre cose. Spalancherò porte e finestre per costruire una forma partito completamente diversa: le sedi devono essere aperte, se dobbiamo tornare dalle persone dobbiamo dare dei segnali chiari”.
“Non bisogna sempre dire venite, dobbiamo andare noi da loro. Non dobbiamo essere presuntuosi, avere la puzza sotto al naso. Servono alleanze 2.0 per creare un’alternativa e mandare a casa la destra peggiore di sempre”.
Il Nazareno, dopo la fondazione del Pd nel 2007, è diventato il simbolo del Partito. La sede storica, che prende il nome dal fatto che è parte del palazzo del Collegio Nazareno, vicino a piazza di Spagna, nel cuore del centro storico di Roma.
Ma il Nazareno è passato alla cronaca politica recente come il simbolo dell’accordo tra Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, del 18 gennaio 2014. In realtà Nicola Zingaretti vuole archiviare una fase politica durata molti anni, nella quale il Pd ha lasciato sul campo una parte della sua identità e riconoscibilità politica. Con Renzi si affermò una nuova classe dirigente, quella precedente venne in gran parte “rottamata”.
Ora si apre un periodo diverso. Da una parte Nicola Zingaretti deve usare molta cautela con i gruppi parlamentari (che rispondono a Renzi), dall’altra può rivolgersi al popolo del Pd e del centrosinistra forte di una legittimazione popolare derivante dalle primarie. Per chi avesse ancora dubbi Nicola Zingaretti non si limiterà a guidare il Pd. Vuole sbaraccare tutto e cambiarlo.
Riportandolo in parte alle origini, ma avviandolo anche su una strada moderna, partecipativa e perfino tecnologica.