Se a Meloni cosa deve fare sui migranti glielo dice un cardinale verolano

Quel paradosso devastante con cui il cardinale originario di Veroli ha detto al Governo Meloni che sta sbagliando in maniera grossolana su una cosa basilare

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Sono patriottismo ed economia le armi boomerang di Matteo Zuppi, verolano di origini per parte di madre e verolano per cittadinanza onoraria ricevuta nel 2021. Perché sono armi boomerang? Non lo sono per Zuppi che le ha usate ma potrebbero esserlo per Giorgia Meloni che le tiene in armeria da tempo. E che oggi se le vede tornare addosso, inguainate nel velluto e lanciate da un braccio presule il cui vigore agonistico è difficile ignorare.

E alla premier in carica non si può farlo per due motivi: il primo è che Zuppi è presidente della Cei, cioè vertice del “Parlamento” del ramo italiano di uno Stato che ha cardine etico esattamente dove la politica del governo attuale si sostanzia. Il secondo è più basico: quando a parlare di migranti è la Chiesa, quel che elaborò il pastore calvinista Alexandre Vinet e che Camillo Benso conte di Cavour fece diventare mantra, resta sì paradigma ma diventa esso stesso un boomerang.

Monsignor influencer

Foto: © Vasilis Ververidis / Dreamstime.com

Quel “Libera Chiesa in libero Stato” sancisce cioè il diritto della Roma vaticana di dire la sua sulle scelte della Roma accasata a Palazzo Chigi. Lo sancisce senza metterci becco normativo ma mettendoci un rostro concettuale che lascia il segno. E lì son dolori, se arrivano moniti, perché i vescovi non sono più arconti ma sono pur sempre e a modo loro influencer. Forse gli influencer più efficaci del pianeta ancora oggi.

Sui migranti Zuppi è stato celebrante nelle nozze apparentemente sghembe fra una devastante praticità ed una bussola etica inossidabile: “Aiutarli a casa loro? Tanto vengono lo stesso, bisogna aiutarli a partire e aiutarli a restare, questo è all’altezza di una tradizione anche cristiana che dobbiamo conservare”. Il presidente della Conferenza episcopale italiana lo ha detto dal palco di elezione del Festival dell’Economa di Torino. E in questo caso la cornice rafforza come non mai i colori della tela. Perché se dei migranti se ne parla “solo” da un punti di vista etico, che è il tema genetico della Chiesa, il discorso ha un suo peso.

Tuttavia se si affronta il tema in un contesto in cui i flussi demografici sono l’anticamera del destino economico di una nazione allora quel peso decuplica perché sa di roba a tre dimensioni che dei sistemi complessi ormai è presupposto.

Il paradosso devastante di Zuppi

Walter Veltroni con Matteo Maria Zuppi al Festival della Filosofia a Veroli

Ma l’intelligenza di Zuppi non poteva esaurire il vigore di un concetto nella sua rotondità generica, perciò il cardinale ha creato un paradosso di una potenza devastante.

Tutto parte dall’assunto per cui in un Governo a trazione sovranista il tema della Patria è architrave, cardine, dogma e verbo d’acciaio. Ora, dando per assunto che nulla possa prescindere da questa chiave di volta e che essere patriottici vuol dire tutto sommato fare il bene della nazione in cui si vive e si opera, l’azione di respingimento di potenziali “contributori” di questo bene è la negazione del patriottismo. Capito il carpiato di perizia?

Perciò chi respinge i migranti non è un patriota. E’ un discorso di una potenza politica clamorosa che ha saltato a pie’ pari la concezione del problema come “solo” duello fra la necessità e la coscienza.

Imbeccato da Concita De Gregorio, il cardinale Zuppi l’ha messa così, in mood trappolone: “Respingere i migranti che potrebbero dare un grande contributo al nostro Paese è poco patriottico“. Tutto questo per arrivare ad un lessico quasi contabile in cui è la Chiesa che si fa carico di essere cinica al punto tale da considerare i migranti nella loro utilità tecnica e non nella loro vulnerabilità esistenziale. “L’economia ha un enorme interesse a utilizzare l’immigrazione e si deve superare un modo agonistico e rozzo” di affrontare il tema e ritrovare una visione. “Tutto questo perché con la denatalità in atto c’è il rischio che il paese si estingua“.

Tra ragionieri e filosofi

Il cardinale Matteo Maria Zuppi (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Non solo un bene ascetico dunque, ma un beneficio praticone che salvi esattamente quello che l’esecutivo intende salvare ma che per farlo sta imboccando la via opposta. E commettendo un errore di valutazione che è più quello dei ragionieri senza occhiali che dei filosofi senza bussola.

Matteo Zuppi non è un cinico che ha spostato il focus su note più consone al suo spartito, è un rigorosissimo uomo di fede che ha messo la morale a servizio dell’unica cosa con cui da sempre la morale fa i conti: il risultato.

E che così facendo ha spiegato a Giorgia Meloni dove forse sta sbagliando. Ma senza fracassarle i totem in casa con la tigna del nemico giurato che ha esattamente quella mission. Le ha solo suggerito nuove mensole da cui risaltino di più.

Come fanno quelli grandi per davvero.