Se Isreaele siamo noi

Non è il momento delle ambiguità. O del cerchiobottismo. Israele è al centro di un attacco terroristico. Portato all'unica democrazia del medio oriente

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Non è il momento per le ambiguità. Non è l’ora per tentare di arrampicarsi sugli specchi. L’attacco subito da Israele è un’aggressione ad una democrazia regolarmente eletta ad opera di una forza che intende cancellarla dalla faccia della terra. E non c’è ragione, non c’è abuso, non c’è brutalità attribuibili dai suoi avversari ad Israele che possano giustificare un attacco deliberato a civili inermi.

Hamas ha il suo diritto di combattere Israele. Sul piano militare, sul piano politico, sul piano economico, sul piano diplomatico internazionale. Ma non ha nessun diritto di aprire il fuoco sulla popolazione e rapirla. Trasformando il confronto in terrorismo.

L’ipocrisia della solidarietà

A colpire è l’ipocrisia. Che non spinge ad issare bandiere di Israele con òa stessa rapidità con cui sono state issate quelle dell’Ucraina. Ora bisognerebbe issare le bandiere di Israele. Perché abbiamo detto che stiamo dalla parte degli aggrediti. Ma quando le vittime sono gli ebrei stranamente una parte della sinistra tace, la destra non vede. Come se quel Cristo morto in croce non fosse stato di quel sangue.

Muoiono oltre 200 ebrei ed altri 50 vengono catturati: ma intorno non sentiamo dolore ma tanti “loro” e”noi“. Poi l’ipocrisia pelosa di fare distinguo: gli ebrei si ma Israele no, come se dicessero a noi gli italiani pure, ma l’Italia no. Noi quando lo fecero demmo origine al Risorgimento, perché loro no?

Non vedrete le bandiere con la stella di David, non vedrete manifestazioni in piazza per difendere l’ aggredito dall’aggressore. Non vedrete immagini con dolore di chi muore perché se sei ebreo continui a morire un poco di meno.

Israele siamo tutti noi

L’Aula della Knesset, il parlamento israeliano

E sia detto con la stessa chiarezza con cui dicemmo che nessuno doveva toccare i nostri fratelli musulmani quando tutti dicevano no alla costruzione di una mosche a a Frosinone. (Leggi qui: Io sto con i miei fratelli musulmani e la loro moschea).

Perché il dialogo è possibile. Come dimostra da anni il ristorante Kanaan, situato a Prenzlauer Berg a Berlino. Lo hanno messo su un arabo palestinese Jalil Dabit ed un imprenditore israeliano Oz Ben David dimostrando che “insieme è meglio e più gustoso!” come sintetizza il motto sulla loro pagina Instagram.

ma se questo dialogo non è possibile ed una posizione bisogna prenderla, allora è il momento di dire che Israele è l’unica democrazia del Medio oriente, esistono parlamentari palestinesi nel parlamento di Israele, gli altri non hanno proprio il parlamento. Io ancora mi offendo e siccome odio gli indifferenti e non lo sono: sto con Israele, sto con chi ha fatto con i miei il Risorgimento e la Resistenza contro fascisti e nazisti. Sto con i liberi sempre.

Sarebbe bello vedere dai terrazzi dei nostri municipi la bandiera con la stella di David. La libertà degli ebrei da sempre è la misura della libertà di tutta l’umanità.