Si fa presto a dire primarie aperte per la scelta del candidato sindaco di Frosinone. Soprattutto se c’è di mezzo il Partito Democratico.
In effetti è già scattata l’esegesi per cercare l’interpretazione autentica dell’intera locuzione: “primarie aperte”. Ma aperte significa a tutto il centrosinistra? Proprio a tutto? Non sarà che aperte vuol dire che possono partecipare anche le liste civiche? E se aperte volesse semplicemente significare che bisogna confrontarsi con quei settori della società che a votare non ci vanno da anni e appena vedono un simbolo di partito preferiscono restare a casa?
Ma poi perché si è innescato un dibattito del genere? Perché Fabrizio Cristofari, presidente dell’ordine provinciale dei medici, in un’intervista a Ciociaria Editoriale Oggi, ha dato la sua disponibilità a partecipare a primarie aperte per la scelta del candidato sindaco. E alla domanda se le primarie aperte vanno considerate del Pd (partito al quale è iscritto) o del centrosinistra, Cristofari ha risposto: «Della città. Di tutti quelli che desiderano impegnarsi per rinnovare il capoluogo. Vincere le elezioni è necessario per governare la città. È questo che conta».
Ora, è giusto che il Pd faccia un richiamo allo statuto e dica di voler coinvolgere l’assemblea cittadina. Le regole vanno rispettate, ci mancherebbe altro. Però, più passano i giorni, più aumenta la sensazione che in realtà le primarie aperte non siano proprio graditissime a tutti.
D’altronde nel centrosinistra sono quattro anni che si attende un chiarimento dopo la spaccatura che portò alla doppia candidatura nel 2012 (Michele Marini e Domenico Marzi). Non è cambiato nulla. E in consiglio comunale si è visto, eccome. Che sull’ipotesi di primarie realmente aperte in molti siano stati presi in contropiede?