Niente big alle elezioni in Ciociaria. Perché non contiamo niente?

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CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Sono lontani i tempi nei quali alle elezioni comunali in provincia di Frosinone venivano i big: Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini, Rocco Buttiglione, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Francesco Rutelli, Lamberto Dini, Antonio Di Pietro. E si potrebbe continuare. Senza considerare ministri, sottosegretari, capigruppo al Senato e alla Camera.

I tempi sono cambiati. Quest’anno si vota a Cassino, Alatri e Sora, città importanti, grandi, strategiche. I leader non si sono visti e neppure sentiti. Da Matteo Renzi a Silvio Berlusconi, da Beppe Grillo a Matteo Salvini. La tendenza è nazionale, ma da queste parti è molto più accentuata.

I motivi naturalmente sono diversi: a cominciare dal fatto che con tutte le spaccature in atto, un leader nazionale chi dovrebbe sostenere?

E poi il “brand” dei partiti non è più quello di una volta. Eppure per la campagna referendaria sono già tutti in campo, sui palchi. Non sarà che alla fine in molti preferiscono dare priorità al referendum per cercare di far dimenticare che intanto si vota per le amministrative?

Giulio Andreotti sosteneva che «a pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina”. Chissà. Però magari la classe dirigente locale dei partiti dovrebbe interrogarsi sul proprio ruolo. Non sarà che in passato i big nazionali venivano in provincia di Frosinone perché i referenti locali erano ascoltati a Roma? Un punto interrogativo sul quale riflettere.

D’altronde, non è che i segnali manchino: dalla sanità al lavoro la provincia di Frosinone è sempre più periferica nello scacchiere politico nazionale e regionale. Sono lontani i tempi nei quali la Ciociaria rappresentava un “laboratorio politico” a livello nazionale.

 

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