Un caffè per le signore che dopo avere fallito la prova costume stanno pensando di affrontare... la prova cappotto. E sanno che rischiano di perderla. Dieta? Bollettino di un giorno di digiuno. Ma con tanti caffè
“… E pulisci ben bene il piatto col pane, ché c’è gente che muore di fame e qui non si butta niente…”: me lo diceva sempre mia nonna quand’ero piccola.
Mi convinceva così, tristemente, ad ingurgitare tutto quello che c’era nel piatto. Io non volevo farlo, poi arrivava l’immagine di chi più sfortunato, non avrebbe potuto mangiare tanto ben di Dio. Mi dispiaceva buttare via quello che altri non potevano permettersi. E, chiudendo gli occhi, immaginavo che quell’ultimo boccone di pane intriso di condimento lo stessi mangiando come fossi un’altra bambina. Una bambina povera che quella roba lì non poteva nemmeno sognarla.
Quella sensazione l’ho mantenuta per molti anni. A volte mi torna anche adesso e sempre per i motivi di cui sopra, butto giù anche il piatto.
Ad essere buoni ci si rimette sempre, ed eccomi qui, oggi, sono diventata una vera gnocca. Intendo come forma.
Ci sono momenti nella vita che vorremmo non capitasero mai due volte: l’assicurazione da pagare, aprire la partita IVA, la morte di Dr John e la prova cappotto. Sì, la prova cappotto.
Avete presente quando stanchi dell’outfit dell’estate iniziate a dare un’occhiata al guardaroba invernale per rispolverare la memoria su quello che avevate di fashion lo scorso dicembre? Quel maglioncino avvolgente e morbidoso o quel cappottino che tanto vi faceva sentire Anne Hathaway? Ecco, proprio quel momento lì.
Per dirla tutta, io la prova costume l’ho fatta. Ho provato a schiacciarmi dentro un costumino calibrato, mi sono specchiata in carenza di ossigeno e con mia immensa sorpresa mi pareva di stare nella pubblicità di Dolce&Gabbana. Quella dove una supersexy Bianca Balti galleggia su una barca in pieno mare azzurro. Ecco, io ero uguale a quella barca.
Dopo aver ripreso fiato capii che non era cosa. Prova costume archiviata. Sarà per il prossimo anno.
Tanto le magre non lo capiranno mai che è grazie a noi, taniche di Barolo, che loro spiccano in spiaggia o a passeggio in pieno centro coi loro cagnolini. Pure loro coi muscoletti talmente scolpiti da poterci grattugiare il parmigiano per condire una buona lasagna che noi, tanichette di Barolo, giustamente, ci portiamo in spiaggia come spuntino.
Quindi non ci rimane altro che allinearci, smettere di prendere la forma della barca e darci da fare almeno per l’inverno e provare almeno a non assomigliare a un albero di Natale. Bene, mi sono convinta. Inizio la dieta.
Ne trovo una che promette miracoli. Rigida, ma efficace. Sulla carta sarebbe un regime alimentare da seguire per due settimane che promette di far perdere ben oltre 500 grammi al giorno; in pratica, rassegnazione, amarezza e due fagiolini senza olio.
Non importa, io sono una dura e raggiungo sempre i miei obiettivi, ad ogni costo, ad ogni pasto. Così dò un’occhiata a cosa prevede la dieta per colazione: mezzo pompelmo, una fetta di pane integrale e un tè o un caffè senza zucchero. Ambiziosa come una cassapanca che già a novembre sogna di sfilare per Victoria’s Secret, son partita col pompelmo a colazione. Svegliarsi la mattina col sapore dell’acido muriatico in bocca è, effettivamente, un ottimo metodo per vomitare anche la prima comunione o non voler più pensare al cibo per altre settantadue ore. In realtà, la vera sofferenza è stata prendere il caffè senza zucchero. Non ci scoraggiamo ed eliminiamo dalla dieta il caffè.
Arrivo in qualche modo al pranzo: carni fredde assortite a scelta (carni magre, pollo, tacchino, manzo, prosciutto), pomodori affettati (alla griglia o in umido), un caffè o tè o acqua tonica dietetica. Con un buco nello stomaco, pari forse a quello dell’ozono, il piatto di affettato di tacchino l’ho preso come un nuovo singolo di Toto Cutugno: male, malissimo.
Naturalmente non mi aspettavo di poter mangiare un piatto di cannelloni o un tazzone di Lindt fuso, ma perlomeno una bistecchina o che so, anche sui croccantini del gatto, con quella fame, non ci avrei sputato sopra. E ciliegina sulla torta: l’acqua tonica dietetica, come se già di per sé l’acqua tonica non facesse abbastanza ribrezzo. Ma ce l’ho fatta ed ho concluso il pranzo con lo stesso entusiasmo di Maurizio Costanzo che conclude la puntata del lunedì.
Le ore dopo il pranzo sono state a dir poco mistiche; alternavo momenti in cui percepivo la fame di Mosè dopo il trentanovesimo giorno sul Monte Sinai ad altri in cui provavo dei fortissimi sentimenti per l’Arbre Magique alla vaniglia appeso in macchina.
Ma finalmente, dopo il patito Ramadan, pronti per lo spuntino: mezzo pompelmo. Devo aver letto male, ricontrollo. E no, proprio mezzo pompelmo. Ma chi l’ha inventata ‘sta cosa Fassino?
Forza e coraggio che arriva l’ora della cena. Pesce magro o crostacei preparati senza grassi, dell’insalata mista, una fetta di pane integrale tostato, un pompelmo o frutta di stagione e sempre un caffè o un tè. Aridaje co ‘sto pompelmo! Ma dove stiamo alle Bahamas?
In realtà, tutte quelle cose scritte lì, parrebbero anche tanta roba da poter mangiare ma, in pratica, messe nel piatto, non sfamerebbero neppure il chihuahua di mia zia che, per inciso, è grande quando una candela da bagno dell’Ikea. Dulcis in fundo, nella dieta sono previsti anche gli spuntini notturni a patto che siano composti unicamente da sedano o carote crude. Come se il sedano e le carote fossero davvero una cosa da mangiare così. A casa mia servono per il soffritto.
Il primo giorno di dieta è passato. E anche l’ultimo. Roba da magri e la lascio volentieri a loro. E pensare che quando era piccola per farmi mangiare dovevano fare l’aeroplanino. adesso mangerei anche quello.
Che poi, dicono, l’importante è essere belle dentro. Io se dentro sono bella non lo so, ma di sicuro in me c’è del buono. Ci trovi la lasagna a materasso di mamma, la gricia della trattoria della piazza, il maritozzo con la panna e pure le zucchine pastellate e fritte, e i broccoletti saltati, chè un po’ di verdura fa sempre bene.
Non possiamo essere tutte uguali. Il mondo è bello proprio perchè è vario. E tondo.
Ho letto da qualche parte che il vero mood di quest’inverno sono i cappotti indossati sbottonati.