Molte idee e pochi slogan per le Dop ed i loro friends

L'iniziativa Dop & Friends. Per scoprire che non basta fare prodotti di qualità. Ma bisogna crederci e dichiararne le quantità. Perché solo così si innesca la filiera virtuosa. ossia? È possibile venderne molti ed al prezzo giusto.

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Tutti uniti per valorizzare i prodotti tipici locali“. Ah, va bene. La reazione è ormai questa, è come sentir dire “sarò il sindaco di tutti“, oppure “abbasseremo le tasse“. Non è un discorso politico (non solo), è proprio una questione di mero luogo comune, di slogan. Ecco, gli slogan. Fortunatamente nel convegno “Dop & Friends” svoltosi ad Atina fa non se ne sono sentiti.

Il pericolo era però dietro l’angolo perché tante volte si sono strette mani e firmati accordi in un’orgia di qualunquismo. Poi chi si è visto si è visto ed i problemi restavano irrisolti sul terreno.

Il Progetto “Dop & Friends”

Ma andiamo con ordine perché la giornata è stata fortunatamente ricca di spunti. “Dop & Friends” è un progetto ambizioso promosso dalla Camera di Commercio Frosinone – Latina, con il supporto operativo dell’Azienda Speciale Informare. Un progetto che punta alla valorizzazione delle produzioni DOP della Provincia di Frosinone.

L’incontro si è tenuto nella Sala di Rappresentanza del Palazzo Ducale di Atina, alla presenza degli Istituti scolastici e degli enti che sostengono i produttori delle quattro DOP: il “Consorzio per il riconoscimento e la valorizzazione del fagiolo cannellino di Atina DOP”, il “Consorzio di tutela del peperone di Pontecorvo DOP”, il “Consorzio di tutela Cabernet Atina DOP” ed il Comune di Picinisco per la DOP del rinomato pecorino.

Chi c’era e chi non c’era

Gaetano Spiridigliozzi

Per i saluti istituzionali sono intervenuti: Pietro Volante, sindaco di Atina; Luigi Niccolini, Presidente dell’Azienda Speciale Informare, che ha portato i saluti del Presidente della CCIAA, Giovanni Acampora; Florindo Buffardi, consigliere camerale e vicepresidente di Informare; Andrea Amata, in rappresentanza della Provincia di Frosinone; il consigliere delegato all’Agricoltura di Pontecorvo Gaetano Spiridigliozzi; Marco Scappaticci, sindaco di Picinisco; Luigi Castrechini, presidente del Consorzio di tutela del peperone di Pontecorvo e Massimo Viscogliosi, Presidente del Consorzio di tutela Cabernet Atina DOP.

Oltre i saluti, tanta sostanza. L’hanno portata Carlo Giannandrea, Presidente del Consorzio per il riconoscimento e la valorizzazione del cannellino di Atina e coordinatore del progetto; Claudio Di Giovannantonio, Responsabile Area Tutela risorse e vigilanza sulle produzioni di qualità di Arsial – ASgenzia Regionale per lo Sviluppop dell’Agricoltura; Marcello De Rosa, Docente Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell’Unicas; Angela Bianchi, dirigente dell’Istituto Comprensivo di Atina e Patrizia Patini, esperta di enogastronomia e valorizzazione della cucina regionale.

Volumi, filiere e tasselli mancanti

Florindo Buffardi

Si parte da un presupposto, senza campanilismi: i nostri prodotti tipici sono squisiti, genuini e salubri. E possiamo vantarci di averli. Ma sono pochi. E qui si arriva al primo nodo della questione. E cioè: abbiamo produzioni di qualità ma sono in scarsa quantità. Sia chiaro: non deve nemmeno sfiorarci l’idea delle produzioni industriali che possono realizzare estensioni immense come quelle del Canada o della Pianura Padana. Qui ci deve essere una quantità con cui poter assicurare i mercati di nicchia e del Km0, cioè quelli disposti a pagare il giusto prezzo per un prodotto che costa in quanto vale.

Perché non si dichiara la produzione? Uno dei motivi è che molti fanno il prodotto ma non chiedono e né hanno intenzione di chiedere il riconoscimento del prodotto Dop. Lo vendono e per loro va bene così. Ma se non ci sono i volumi per una Dop non si innesca una filiera e cioè non c’è ragione per organizzare il ritiro del prodotto, la sua trasformazione, la sua collocazione sui mercati ad un prezzo ben più favorevole di quello ottenuto alla buona diddio. La situazione – è stato detto – è la stessa di chi si ritrova con una Ferrari nel garage ma quando ci esce non va oltre la seconda marcia per paura di consumare benzina.

Insomma, la Dop sta viaggiando al minimo delle sue potenzialità. Come ha sottolineato il presidente dell’Azienda Speciale Luigi Niccolini, nelle veci del presidente della Camera di Commercio Giovanni Acampora. “Il supporto – ha detto – è doveroso ma bisogna essere tutti più competitivi puntando sulla formazione. La conoscenza è la base da cui ripartire e l’aver coinvolto in questo progetto gli studenti degli Istituti Agrari ed Alberghieri è un primo importante tassello“.

La forza degli studenti

Luigi Niccolini, presidente di InforMare

Già, la presenza dei giovani. Strategici: perché saranno loro a dover ragionare tra pochi anni sulle produzioni agricole del territorio e su come proporle in tavola. Ma fino a poco tempo fa mancava una cultura del prodotto locale, veniva visto come un elemento di povertà e banalità. Il convegno ha ribaltato la visuale: il turista oggi si sposta scegliondo i luoghi nei quali può fare la sua esperienza. E le tipicità del territorio costituiscono parte del turismo esperienziale.

È cambiata anche la sensibilità ambientale in genere. Anche per questo la richiesta di prodotti di elevata qualità ma che abbiano ridotto impatto ambientale è aumentata. Sul punto Niccolini ribadisce la posizione di Camera di Commercio e Azienda Speciale: “Le produzioni d’eccellenza dei nostri territori vanno sì valorizzate ma a patto che venga loro riconosciuto il giusto valore sul mercato. Perché, laddove manca sostenibilità economica non può esserci sostenibilità ambientale”

Come incrementare i volumi? Manca dunque solo una filiera strutturata? Qui uno sforzo dovrebbero farlo i produttori, soprattutto quelli dell’areale del Pecorino di Picinisco DOP. Claudio Di Giovannantonio di Arsial fa notare che “Mancano i consorzi di valorizzazione: c’è solo quello per il cabernet. Tutto il confronto, la progettualità, le possibilità di finanziamento, passano attraverso un consorzio. Serve in particolare per il Pecorino, se i volumi di produzione devono aumentare ci serve l’organismo di tutela, i produttori ce l’hanno a portata di mano (e di tasca!) ma ancora non ne approfittano. Qui ci si sta perdendo per poche centinaia di euro, si possono reclamare migliori condizioni ma finche non c’è tutela ed unità non c’è interlocuzione“. 

Mangiare locale, anche nelle mense scolastiche

Di Giovannantonio rincara poi la dose: “A Picinisco ci sono una ventina di produttori di pecorino ma sono pochissimi quelli che hanno richiesto il riconoscimento Dop. Se noi mettiamo insieme tutti gli altri produttori il Pecorino di Picinisco potrebbe avere un mercato di oltre cinque milioni di euro. Va assolutamente valorizzata questa produzione“. Ripete come un mantra che non ci si può perdere per 480 euro: è il costo per la costituzione del Consorzio. Lancia una provocazione: “Sono pronto a partecipare pure io con una mia quota“. Parole che fanno rumore a pochi chilometri dalla “Città del Formaggio”. (Leggi qui: “Pascolo ed alpeggio italiano”, Picinisco vetrina dell’Italia casearia).

Ma a che serve? Claudio Di Giovannantonio fa un esempio: se c’è il Consorzio si paprono altri mercati, ad esempio quelli delle mense a chilometro zero. “Ma potrò mangiare pure io, una volta al mese, un piatto di cannellini alla mensa dell’Arsial?

Non c’è solo la mensa dell’Arsial. Come ricorda il Consigliere camerale e vicepresidente con delega a Formazione e Turismo di Informare Florindo Buffardi. Sostiene infatti che oltre la promozione (fiere, eventi, turismo enogastronomico), si debba puntare proprio alle mense delle scuole. “Bisogna creare sinergie con il mondo del turismo enogastronomico e con i canali del Green public procurement), ovvero fornitura della ristorazione scolastica e universitaria“. In poche parole, perché non introdurre il fagiolo cannellino, il peperone cornetto ed i formaggi locali nelle mense scolastiche? A Sora lo fanno ed hanno anche ottenuto un riconoscimento dal ministero.

Morsi di conoscenza

Angela Bianchi

Ci crede anche la preside Angela Bianchi. Ha spiegato che appena le hanno proposto il progetto le sue scuole hanno aderito con convinzione. Per i ragazzi c’è la possibilità di mangiare e di imparare la qualità dei prodotti locali.

E’ uno degli obiettivi più importanti del percorso: educare alla buona alimentazione e alla consapevolezza di ciò che si mangia. La generazione dei Millennials (i quarantenni) è cresciuta con l’idea di dover andare all’università per trovare un posto di lavoro lontano dall’agricoltura: perché si è fatto credere che il lavoro concettuale fosse più nobile di quello manuale. Sbagliato. Come ha fatto notare il professor Marcello De Rosa nell’agricoltura di oggi c’è impresa, c’è diritto, c’è economia, c’è ambiente. E c’è passione: come quella che ha trasmesso con il suo intervento Patrizia Patini, sponsor da anni delle bontà del territorio.

Al termine del convegno è stata organizzata una degustazione con prodotti a marchio comunitario, sia della provincia di Frosinone che di Latina, per una valorizzazione compiuta ed ampia delle eccellenze di cui il territorio è testimone. Il servizio di degustazione è stato realizzato dal settore alberghiero del Polo professionale di Cassino I.I.S. San Benedetto. A seguire, si sono tenute visite guidate presso cantine, caseifici e centri di coltivazione e confezionamento del cannellino di Atina. 

Insomma tanta carne a fuoco in una giornata che ha regalato diversi spuntiAl termine della quale viene spontaneo dire: facciamolo sto paniere, esportiamo i nostri prodotti. E si, lo dico ancora una volta, vantiamocene!