Molta carne a cuocere ma…scena muta sui grandi temi

Arturo Gnesi
di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

 

Caro direttore,
se avessimo profuso la stessa energia fisica ed intellettiva per affrontare i temi del lavoro forse non avremmo messo la nostra provincia in ginocchio attraverso il primato della disoccupazione e dello sgambetto alle leggi dello Stato che ci colloca sempre più a sud per qualità della vita e reddito pro-capite.

È peraltro una cattiva abitudine e un pessimo pregiudizio identificare il “Sud” con sottosviluppo, assistenzialismo e camorra perché al contrario le terre del sud esprimono la bellezza e la dignità della gente e della cultura di origine.

Comunque sia, oggi c’è l’attitudine a “vincere facile” e prevale nella classe dirigente locale la tentazione di intrufolarsi nelle questioni che possono dare immediata visibilità e una vittoria scontata.

L’Acea è un caso emblematico come pure il tema referendario dove, a prescindere dalle questioni costituzionali c’è un “rullar di tamburi” che ha come unico obiettivo la bocciatura del governo Renzi.

Altro argomento dove è estremamente facile carpire il consenso popolare è l’opposizione netta all’accoglienza dei migranti, qui c’è una trasversalità spaventosa che accomuna gran parte delle amministrazioni locali.

Ma sul dramma della disoccupazione giovanile , sulla de-industrializzazione del territorio, sulla gestione del ciclo dei rifiuti compreso il piano di rilancio del S.I.N. Valle del Sacco, si marcia a fasi alterne, un po’ disorientati e con il timore di non alzare troppo la voce per non pregiudicare gli equilibri all’interno dei partiti o delle forze politiche di appartenenza.

Battaglie difficili e dall’esito incerto che vengono mantenute a distanza dall’impegno quotidiano anche per il fatto che la periferia, i piccoli e medi comuni hanno sempre meno incidenza istituzionale e soprattutto a livello di consenso elettorale contano sempre meno per decidere le piattaforme politiche e programmatiche inerenti la crescita economica e culturale delle comunità locali.

Comuni condannati a contemplare la luna e, come il pastore errante di Leopardi, a raccontare a se stessi le disgrazie e le sventure della propria terra.

Amministratori locali destinati ad occuparsi ogni giorno, con le poche risorse disponibili, dei problemi della collettività che stenta a credere ad uno Stato che non fa nulla per consolidare i centri storici, che non ha una strategia per il futuro dei giovani, che lesina sulla sicurezza stradale e dei cittadini, che chiude le scuole e si attarda nel rilancio di un assetto sanitario evoluto ed efficiente.

Assistiamo in questi giorni a dispute serrate che dominano le cronache locali e che trovano risonanza anche nei media nazionali che svaniscono nel nulla quando bisogna affrontare il problema fondamentale della corruzione e delle infiltrazioni mafiose che sono la vera maledizione che bloccano il rinnovamento politico e la crescita economica del nostro paese.

Ma il potere è come la luna: “.. Intatta luna, tale è lo stato mortale, ma tu mortal non sei,e forse del mio dir poco ti cale…” Non dà risposte e assiste inerme alle miserie umane.

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