di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena
Caro direttore,
appartengo alla categoria di quelli che non possono permettersi di vincere e siccome non sarebbe la prima volta la cosa non mi rattrista più di tanto. (leggi qui l’articolo Quelli che non possono permettersi di perdere)
Gli strateghi dello scacchiere politico provinciale, nella “peregrinatio ad sedem Iacobucci” hanno mostrato muscoli e sorrisi, pietà e commiserazione, calcolo e freddezza sapendo che gli obiettivi da raggiungere sono altri e il traguardo finale è altrove.
La provincia, di cui si conosce poco la consistenza politica e la durata strutturale e programmatica, è solo una scusa per ricalcolare il peso degli schieramenti in campo, ponderare le ambizioni dei singoli e fare terra bruciata attorno agli avversari.
È un gioco, affascinante, in cui l’abilità unita alla destrezza e la spregiudicatezza dei singoli possono assestare un colpo fatale agli amici di partito e agli alleati di governo e creare nuove premesse per patti e inciuci del prossimo futuro.
Nessuno vuol perdere quest’occasione, nessuno tra i protagonisti vuol tirarsi indietro e senza dire nulla su quello che si propone di fare, si affida al voto degli eletti che per un motivo o per l’altro reputa vicino o solidale con la sua causa.
Le platee non sono riservate ai comuni mortali perché i semplici elettori sono esclusi da questa partita, i discorsi nemmeno hanno il pudore di salvare le apparenze e sono esentati dall’obbligo di promettere traguardi o interventi di una qualche efficacia e utilità per la vita dei cittadini che alla fine sono l’oggetto e lo scopo dell’impegno politico.
È un risiko, con gli obiettivi prestabiliti e che non riguardano il governo del territorio ma rappresentano l’esame di accesso alle prossime candidature regionali e nazionali e pertanto appare fuori luogo parlare di occupazione e sviluppo della ciociaria, rifiuti e sanità, sicurezza e infiltrazioni mafiose, scuola e tutela del territorio.
Ad orecchie esperte non vanno fatti discorsi prosaici e ragionamenti prolissi si va subito al cuore del problema e pertanto occorre sapere chi va azzerato, chi deve rimanere a secco di voti e chi dopo la sconfitta deve tornare a più miti consigli.
Alla fine, mentre alcuni brinderanno per il successo raggiunto e altri si morderanno le dita per aver mancato di poco l’obiettivo, sul terreno resteranno i cocci di una politica sempre più di stampo aristocratico e salottiero, decisa da chi il potere già ce l’ha e non vuol perderlo, voce ed espressione di una nomenclatura che conosce bene i gangli della macchina amministrativa e sa come incidere sul mondo economico e sull’assetto dirigenziale dell’ establishment provinciale.
Mentre apparentemente tutto tace c’è un’animazione profonda volta in gran parte a definire i nominativi da votare senza considerare i contenuti, le priorità e le criticità di una provincia malata.
Penso che la politica dovrebbe essere ispirata da altri valori ed orientarsi verso altri obiettivi, ma questo è un discorso che solo chi non ha nulla da perdere può permettersi di fare.