Il sogno (il Duro del weekend)

Luciano Duro

Narratore e Sognatore

Non saprei dire se quella notte fosse stato un sogno o una fantasiosa elucubrazione a scuotere la mia coscienza.

Un uomo così come tanti se ne incontrano per strada, bussò alla mia porta, l’ora era tarda e non so perché spalancai l’uscio senza chiedere chi fosse.

Era circondato da bambini, erano le vittime delle ingiustizie del mondo: il piccolo marocchino che vediamo accanto ai semafori, il somalo appena staccatosi da un seno rinsecchito che non da più latte, il bambino di strada brasiliano senza casa né famiglia, il pakistano che con le sue tenere mani fabbrica scarpe per i suoi fortunati coetanei dei paesi ricchi e civili ed altri ancora che si aggrappavano all’uomo come cuccioli in cerca di protezione. Poi la figura dell’adulto si dissolse nel buio della notte e lentamente i cento diventarono un unico, solo, bambino…

Veniva lentamente, con passo incerto verso di me e sorrideva: “ Accoglimi nel tuo cuore e sarai felice”. Lo abbracciai, non volevo che uscisse dal mio sogno e lo strinsi forte. Il piccolo contimuò: “ Non mi costerebbe fatica restare, ma lasciami andare non posso, ho molto altro da fare. Ho percorso vie impervie, aridi deserti, valicato monti, attraversato fiumi, e solcato il mare. Vengo da terre lontane, ho lascianto lungo il cammino gente mai sazia dei suoi possessi, gente inquieta, malvagia, abbrutita dall’indigenza e dalla guerra, che ha fissato gli abissi fino a bruciarsi gli occhi del cuore!”

Andò via così come era venuto, adagio, piano piano… poi arrivò una voce come l’eco dall’alto di un monte… “ Gli occhi di un bambino che ha fame non si dimenticano, sono una ferita sul cuore del mondo, le sue lacrime, cadano dalle gote ed inaridiscono la terra, il sudore di un uomo felice, che ha la dignità del lavoro, che porta ciò che desidera nella sua famiglia, che vive in pace, concima la terra e la rende foriera di copiosi frutti, i suoi piccoli potranno fare del deserto un giardino fiorito …”

Mi svegliai improvvisamente e quella notte non ripresi sonno.

Da molto tempo ero precipitato in un barattolo di bostik, avevo cercato di tirarmi fuori, con tutte le mie forze, ma il liquido vischioso mi teneva incollato con presa rapida. Volsi lo sguardo verso l’alto, il calore del sole sciolse lentamente l’efficace collante e con fatica uscii da quel recipiente che era divenuto la mia prigione… Fu solo allora che guardai con fiducia e gratitudine al sole…

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