Top e Flop, i protagonisti di giovedì 16 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 16 novembre 2023

TOP

PIERO ERCOLI

Piero Ercoli (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Ha un ruolo apicale e lo sta mettendo a frutto in uno dei gangli più insidiosi della tecnologia del terzo millennio: quello dell’hard to abate. Di cosa parliamo e di chi? “Hard to abate” è la denominazione che contraddistingue quei settori in cui il peso delle emissioni inquinanti è talmente alto che abbatterlo è roba da protocolli speciali.

Su tutti in questo campo fa fede ad esempio il settore delle grandi navi da crociera, alcune delle quali sono passate al GNL per la loro propulsione. Lui è invece Piero Ercoli, Executive Director Decarbonization Unit di Snam. Che ha tracciato una rotta. “Il ruolo di Snam è pensare alle infrastrutture di domani partendo dalle infrastrutture che abbiamo oggi”.

Che significa? Che ci sono una mission e che in Italia esiste uno spot di eccellenza per perfezionarla e metterla a regime, sottraendola dal novero delle “eccezioni virtuose ma inutili”. Perciò “Ravenna sarà il centro di questo progetto perché sarà il punto di snodo sia delle infrastrutture terrestri che verranno sviluppate da Snam sia delle Infrastrutture marine che verranno sviluppate della joint-ventures Eni – Snam”.

Come funzionerà? Il progetto che prevede una Fase 1 è in costruzione e vedrà la luce nel primo quarto del 2024, prevede lo stoccaggio di 25 mila tonnellate di CO2. Ercoli ha precisato: “Poi stiamo lavorando insieme a Eni per sviluppare la prima fase industriale che riguarda 4 milioni di tonnellate di iniezione all’anno per poi arrivare a full development a 16 milioni di tonnellate con un potenziale bacino di circa 500 milioni di tonnellate”.

La parola d’ordine è “decarbonizzazione”. Ecco che quindi il progetto che avrà “un impatto importante dal punto di vista della decarbonizzazione. Nello studio Ambrosetti che abbiamo fatto insieme a Eni più o meno ammontavano a un 50% delle emissioni del settore hard to abate. Dure da abbattere ma non impossibili, quindi.

Abbatte i luoghi comuni.

ANDREA IMPERO

Andrea Impero

Allievo di Vissani? Macché. Affinato dall’imbattibile senso di Gualtieri Marchesi per il gusto? Nemmeno per sogno, Dietro allo chef Andrea Impero di Ferentino, 33 anni ed una Stella Michelin appena cucita sul camice bianco, c’è nonna Annamaria Incelligrande cuoca di casa, che mi ha insegnato le prime basi della cucina”.

Guida la cucina del ristorante Elementi a Torgiano (in provincia di Perugia) all’interno del Borgobrufa un resort che ha aperto i battenti due anni fa. I critici della più prestigiosa guida enogastronomica in Italia insieme a quella del Gambero Rosso, scrivono che ”nella sua cucina si leggono influenze di piatti e tradizioni laziali insieme a contributi umbri, passando per le esperienze lavorative campane. Il risultato è una cucina straordinaria, carica di sapori, elaborata, con alcune portate che vengono elaborate in più piatti”.

Sono tre le lezioni che Andrea Impero mette a disposizione dei ragazzi della Ciociaria. La prima. L’Istituto Alberghiero non è una scuola di serie B nella quale si impara a fare lo schiavo in cucina: come ogni scuola, se la si affronta mettendoci la testa, fornisce le carte giuste per giocarsi la partita nella vita. Dipende da noi. La seconda. Non bisogna avere paura di osare. Il giudizio della Guida Michelin è chiaro: Andrea ha avuto il coraggio di sperimentare, unire, cogliere gli elementi tipici e reinventare. Sta lì buona parte della sua stella.

Il terzo. Nella vita bisogna guardarsi dentro e capire da subito cosa si vuole fare. Lo spiega lui stesso: “Sin da ragazzo sapevo cosa volevo, ho preso il diploma all’istituto alberghiero di Fiuggi e ho iniziato subito a lavorare nei ristoranti nella zona di Ferentino».

E poi la carta con la quale fare poker: quella l’ha messa il destino e si chiama nonna Annamaria. Cuoca di casa capace di ispirare un grande chef. Ma quello è un aiuto della sorte sul quale poco si può fare.

Vissani scansati.

FLOP

LA CICOGNA

Quello della denatalità è un problema che in Italia è diventato così marcato ed immanente da innescare questioni socio-politiche grosse. Faccende a volte di rango analitico, altre di ugola sguaiata che nel tempo hanno visto “parti” che invece avremmo voluto evitare.

Come quelli sintattici della “sostituzione etnica” e dell’eterno braccio di ferro concettuale tra maggioranza destrorsa ed opposizioni prog con condimento di tema migranti. Ma il dato è un altro e quello non lo si confuta, purtroppo: sui cieli italiani la cicogna vola sempre meno e le sue spazzate radar la portano ad atterrare in nidi foresti. Il nuovo record negativo per la natalità lo ha rilevato l’Istat.

Nel 2022 le nascite sono infatti calate e 393mila. Si tratta di un drastico calo dell’1,7% sull’anno precedente. E il rapporto sulla ‘Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2022’ non mente e getta basi buie per presente e soprattutto futuro. Lo spiega Dire: “La denatalità prosegue anche nel 2023: secondo i primi dati provvisori a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Il periodo che arriva fino a Natale è ancora da definire, ma non pare avere il sapore di natalità.

E ancora, nel particolare: “Il numero medio di figli per donna scende a 1,24, evidenziando una lieve flessione sul 2021 (1,25); la stima provvisoria elaborata sui primi 6 mesi del 2023 evidenzia una fecondità pari a 1,22 figli per donna. Nel 2010 il numero medio di figli per donna aveva toccato il massimo relativo registrato nell’ultimo ventennio di 1,44. È di 1,18 il numero medio di figli delle donne di cittadinanza italiana (era 1,33 nel 2008).

Il trend è insomma quello ed invertirlo diventa non una sfida “di tigna” tra diverse visioni politiche, ma di sopravvivenza per una sola visione: quella di un paese che sta per scomparire. E che con le sue leggi ed Iva riposta al top non invoglia certo a far figli.

Sì, ma se non vola l’economia…