Top e Flop, i protagonisti di martedì 13 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 13 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 13 febbraio 2024

TOP

LUIGI MARATTIN

Luigi Marattin (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Il deputato ed economista di Italia Viva Luigi Marattin è sempre stato avaro di analisi superficiali e prodigo di quelle che un po’ ti fanno riflettere. Senza alcuna piaggeria precostituita si potrebbe dire che Marattin è sì un massivo frequentatore dei social, ma non li usa per sparare nel mucchio o dire cose ovvie.

Robetta cioè che foraggia solo l’ego di chi certe cose le scrive, ma non il piano di conoscenza delle cose. E il tema dell’ambiguo rapporto tra il governo Meloni e le proteste degli agricoltori era un boccone troppo ghiotto a ché Marattin se lo facesse sfuggire. “Pochi giorni fa la Lega ha presentato una proposta di legge che prevede che lo Stato fissi un prezzo minimo al quale gli agricoltori possano vendere il loro prodotto al settore distributivo.

Un minimo di benaltrismo cartesiano qui ci stava bene come la mentuccia sulle lumache, Marattin lo ha capito subito. “Sarebbe interessante sapere perché il concetto di ‘prezzo minimo stabilito per legge’ possa valere per gli agricoltori e non, ad esempio, per il salario minimo. La verità è che la maggior parte dei partiti politici ormai prende posizione non in virtù di una propria coerente visione dell’economia e della società, ma o a caso o sulla base di slogan del momento.

La ragione molto amara

Ha ragione, Marattin ha amaramente ragione. E ce l’ha su un tema tristissimo per il quale la politica ormai non propone più. Ma semplicemente intercetta. E così facendo tiene la società ben a mollo nell’acqua tiepida stessa che ne è brodo di coltura.

“Sul salario minimo non ho cambiato idea. La legge presentata da Pd e M5S era ideologica perché fissava un salario minimo che sarebbe stato il secondo più alto del mondo (e nel Sud il primo). Avevamo semplicemente chiesto che la soglia fosse stabilita da una commissione e non tirata a caso nel gioco della propaganda”.

Della serie come prendere una battaglia non tua per farla diventare una vittoria che appartiene anche a te. Perché è argomento che tocca milioni di persone.

La nuda verità.

dom BERNARDO D’ONORIO

Bernardo D’Onorio (Foto © IchnusaPapers)

La vera stima non è quella testimoniata sul momento. Spesso è solo adulazione. La reale gratitudine si misura dopo. Quando si è usciti di scena e non si ha più un ruolo. È testimonianza ancora più genuina perché è trascorso il tempo: ha dato la possibilità alle cose di sedimentare, lasciando emergere la loro vera portata. È per questo che la cittadinanza onoraria di Cassino tributata all’ex abate Bernardo D’Onorio è testimonianza di vera stima e riconoscimento per la sua opera.

Gli verrà assegnata domani mattina alle 11 dal Consiglio comunale di Cassino, riunito in seduta straordinaria. Dom Bernardo è stato abate di Montecassino per 24 anni: ha lasciato l’abbazia nel 2007 quando papa Benedetto XVI lo nominò arcivescovo di Gaeta. A lui si deve il respiro internazionale di Montecassino, il recupero del suo ruolo europeo incentrato su San Benedetto: alle celebrazioni in onore del patrono le cancellerie erano sempre presenti con un loro ministro o un ambasciatore. Quando lo stabilimento Fiat di Cassino fu ad un passo dalla chiusura si mise in macchina e raggiunse Torino dove venne ricevuto da Gianni Agnelli. E lo stabilimento non chiuse.

Un riconoscimento doppio. Non solo sul piano politico ed amministrativo: ma anche religioso. Giovedì, nel giorno dell’ottantesimo anniversario della distruzione del monastero, dom Bernardo celebrerà la messa pontificale nella basilica dell’abbazia. Un riconoscimento tangibile per la profonda opera spirituale e morale portata avanti negli anni.

Indimenticato.

FLOP

ALESSANDRO ORSINI

Alessandro Orsini (Foto: Valerio Portelli © Imagoeconomica)

Cosa c’entra la splendida “Vivo o morto X” di Ligabue con Alessandro Orsini? Non poco. Lui, il prof, ha voluto fare un test, e l’impressione è che ci abbia voluto metter dentro un po’ di più della sua innata verve analitica, che nessuno discute. Alessandro Orsini ci ha voluti convincere di aver deciso per un esperimento sociologico su X ma pare aver solo incrementato il suo carico di hater beceri. Ha riattivato le notifiche ed è stato sommerso da commenti poco cartesiani. Dice e allora, che c’entra lui se gli utenti dei social sono mediamente cretini?

C’entra perché questo Orsini lo sa benissimo, ed il sospetto è che non avesse bisogno di verificarlo. Magari però aveva bisogno di una finestra in cui far riapparire i suoi incivili detrattori per potersi auto martirizzare di nuovo. E quindi restare sull’onda di un mainstream che a lui piace assai, anche (magari specialmente) quando lo crocifiggono.

Commenti X via, commenti “arieccoli”

Ma che ha fatto Orsini? Lo ha spiegato lui con il suo ultimo tweet. “Dopo avere aperto i commenti su X, ho raccolto una quantità esorbitante di materiale empirico per i miei studi sull’odio social. Quindi è giunto il momento di tornare a chiuderli anche perché adesso mi ritrovo con un numero ragguardevole di persone da querelare”.

Insomma, un’affacciata rapida tanto per ritrovare il comburente di notorietà e vis giudiziaria (sacrosanta ma evitabile), che in questo paese marcatamente farcito di scemi passa per i social, e poi via, di nuovo a riccio. “E mi dispiace. Confesso che è principalmente questa la ragione per cui chiudo i commenti: per difendere il prossimo molto più che per difendere me stesso. Quello che sollevo è un problema di coscienza che tutti coloro che hanno molti “odiatori” dovrebbero porsi”.

E vai di spiegone: “Come posso aiutare chi mi odia a capire che dovrebbe investire il proprio tempo a leggere e studiare invece di insultare? Che cos’è meglio? Un’ora a insultare o un’ora a studiare? Chi studia per tutta la vita non insulta nessuno nella vita, innanzitutto per mancanza di tempo. Lo studio richiede tutto il tempo e tanta fatica. Ad ogni modo, non è colpa mia se l’Ucraina è un Paese finito. Il mio dovere è quello di fare analisi previsionali rigorose”.

E ci sta prof, come ci sta tutta la sua (puntutissima) competenza. Tuttavia chi la conosce in veste accademica sa che per tirarle via una parola facendole aprire bocca fuori dalle lezioni servono martinetti da marina. Perciò i suoi esperimenti su X hanno un po’ il tono del social che ha scelto per farli: X, appunto. Come cantava Ligabue.

Autosurfing.

LORNA GEISSLER DE SANTIS

Lorna Geissler De Santis

La prima volta è lecito sbagliare, alla seconda si è recidivi. Ed è il momento in cui farsi delle domande. Per capire se sono gli altri in difetto oppure è in noi che c’è proprio qualcosa che non va. Una domanda che dovrà farsi Lorna Geissler De Santis, fino a ieri presidente della Commissione Servizi alla Persona del Comune di Fiuggi. Si è dimessa: dalla Commissione e dal Consiglio comunale.

Legittimo. Apprezzabile. Soprattutto in un mondo nel quale l’istituto delle dimissioni è dimenticato. Se non fosse per le motivazioni che l’hanno indotta a prendere cappello. Nella lettera di commiato, l’esponente di Sinistra Italiana ha scritto che se ne va per “la perdita di fiducia verso una politica che promuove l’importanza dei giovani ma che in realtà li allontana sempre di più”. Un gesto dimostrativo, il suo. Ammirevole. Se non fosse per il seguito della lettera.

Ho iniziato il mio percorso politico con il Pci di Fiuggi. Inizialmente sembrava sostenere le mie idee. Tuttavia, successivamente ho constatato il contrario, con tentativi di influenzare le mie decisioni, in contrasto con i miei principi. Quindi la decisione sofferta di lasciare il Partito, riponendo la mia fiducia in Sinistra Italiana. Purtroppo, anche questa scelta si è rivelata deludente”. Non ci siamo.

La politica è l’arte del possibile. Perché riesce a mettere insieme opinioni differenti, cercando un punto di mediazione. Stare dentro un Partito significa ascoltarne le voci e portarle nell’Aula del Consiglio: perché si è espressione del Partito, c’è la sua organizzazione dietro ad una candidatura e ad un’elezione. I “tentativi di influenzare le decisioni” in realtà sono la normale dialettica interna. Il Consigliere comunale può non essere d’accordo: ma non se ne va, non si dimette. Apre una discussione, avvia un confronto, cerca una sintesi. Talvolta si vince, altre si perde. Perché è questa la Politica. È questa la democrazia.

Nel posto sbagliato.