Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 17 gennaio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 17 gennaio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 17 gennaio 2024.

TOP

ANTONIO FERRANTE

Antonio Ferrante

Tutto ebbe inizio quando qualcuno la nominò e la propose la prima volta: quello che deflagrò in brevissimo tempo fu molto simile all’impatto di una testata strategica Icbm caricata a megatoni. In Italia se solo pronunci la parola “patrimoniale” si aprono antri, si levano ululati liberisti e patriottardi e si corre all’armadietto dei bazooka. E’ una parola, quella, che però per un paese inguaiato come l’Italia tende a ricorrere.

E stavolta è finita in bocca ad una persona su cui, nella mistica tricolore, gravavano già cupe nubi di negatività. Il risultato? Appena Elsa Fornero ha ritirato fuori dal cilindro delle ipotesi la patrimoniale non si è andati in modalità megatoni, ma in modalità esplosione supernova.

“Ci possono essere molte buone ragioni per le quali il nostro Paese potrebbe considerare un’imposta patrimoniale (in realtà sul patrimonio immobiliare, visto che quello finanziario già ne è gravato)”. Poi il consueto appeasement: “Infatti molti Paesi europei ce l’hanno”. In queste ore i social sono tutto un ribollire di invettive contro l’ex ministra madre della legge pensionistica più discussa da sempre.

Ma Antonio Ferrante, presidente del Pd siciliano, non ha avuto paura di dire una cosa ovvia quanto urticante, per gli “inimici assai” della patrimoniale. L’ha messa giù su Twitter ieri, così: “Se trovate scandaloso che vengano tassati conti correnti e depositi oltre i 300mila euro in un Paese che taglia su disabili e sanità” ci sono due ipotesi basiche.

Eccole: “Siete uno dei correntisti, protesta umanamente comprensibile ma niente di più. (oppure) non siete uno dei correntisti, allora non si spiega proprio. Vi prego, illuminatemi”. Semplice, essenziale e cartesiana come non mai. Anche al netto dell’immediata replica del virologo Roberto Burioni, uno che sui social peppia più di Carlo Calenda, per dire.

“Quindi, dopo avermi tassato del 50% quanto guadagnato, volte passarci una seconda volta nel mio conto corrente. Allora ditelo che volete scomparire, vi voteranno solo gli evasori che tenendo i contanti in cassaforte o all’estero se ne fregano di queste vostre idee da manicomio”.

Il fatto è che Ferrante non aveva alcuna intenzione di scomparire o di incentivare la scomparsa del Partito in cui milita. Voleva dire solo una cosa ovvia, ma in Italia neanche le cose ovvie hanno cittadinanza di dibattito. E Ferrante, indirettamente, ce lo ha ricordato.

L’ovvio che dà fastidio.

SABRINA PULVIRENTI

Sabrina Pulvirenti

Con gli anfibi sul terreno e la testa sulle mappe. Soprattutto con l’intenzione di restare. A lungo. Per una scelta di vita. Come dimostra il tour compiuto ieri con il responsabile di una nota agenzia immobiliare di Frosinone per scegliere la sua nuova casa nella quale abitare “almeno per i prossimi tre anni” ha spiegato al venditore Sabrina Pulvirenti, commissario inviato dalla Regione Lazio a coordinare la Sanità della provincia di Frosinone.

Era una delle clausole non scritte che il governatore Francesco Rocca aveva preteso. Perché a Frosinone in questi anni sono passati eccellenti manager ma dopo pochissimo tempo hanno spiccato il volo verso traguardi più ambiziosi: il ministero della Salute, il ponte di comando del Comune di Roma, il vertice dello Spallanzani. Troppo poco per imprimere una svolta duratura.

La sanità del centrodestra è diversa da quella del centrosinistra. Sia chiaro: gli ammalati si curano lo stesso e senza badare ai risparmi. È la visione ad essere diversa, il modo in cui arrivare al risultato, il rapporto con i privati. Sabrina Pulvirenti in questi anni ha ottimizzato le Asl che le sono state affidate, sia con il centrosinistra che con il centrodestra. Perché parte dal paziente. Cosa significa?

Nei giorni scorsi si è presentata a sorpresa ad Alatri: ha esaminato la situazione e disposto il cambio di approccio agli interventi chirurgici. Da quando? «Da adesso, mettiamoci il camice ed andiamo in Sala Operatoria». E tre pazienti sono stati trattati in anticipo. Il pomeriggio sparisce dal suo ufficio della Direzione Generale e si materializza nei Reparti. Osservando, verificando, ponderando. Ha iniziato ad esaminare i dati: per capire dove intervenire ed in che modo. Stando in prima linea.

Con gli anfibi sul terreno, la testa sulle mappe. E l’intenzione di restare a lungo.

Sabrina spiccia reparti.

FLOP

RICCARDO TRUPPO

Riccardo Truppo (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Ha perso una battaglia sulla quale voleva imbastire una guerra, ma senza che avesse la titolarità per dichiararla, almeno in punto di diritto. Premessa: il caso Ferragni e le sue implicazioni etiche sono cosa deprecabile sin d’ora che impone una riflessione su tutto l’universo degli influencer di cabotaggio massimo e minimal. Il caso Ferragni da un punto di vista giudiziario è una verifica in corso. Ripetiamo: in corso.

Riccardo Truppo, consigliere in quota FdI al comune di Milano, lo sa benissimo, ma ha provato ad assestare una stoccata sul tema degli Amborgini d’Oro conferito illo tempore a Ferragni ed al marito Fedez. E quella stoccata gli è tornata sul setto nasale di rimbalzo, con un effetto collaterale secondario di respiro politico più ampio.

Concentriamoci su quello: il Consiglio comunale di Milano ha bocciato con 21 voti contrari, 2 astenuti e 8 favorevoli l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia. Cioè quello con cui si puntava ad esigere ed ottenere la revoca dell’Ambrogino d’Oro a Chiara Ferragni. “Il comportamento tenuto dalla signora Ferragni ha causato un grave danno d’immagine alla città e alle iniziative di beneficenza e volontariato”.

Non è andata bene e, al di là delle questioni di merito etico, c’è un dato. Con la sua battaglia Truppo ha evidenziato una cosa che a livello nazionale e su temi bin più cruciali ormai è fisiologica. Ed è legata (anche) all’imminente voto Europeo: cioè che Lega, Fdi e Forza Italia non sono più ormai quasi mai sulla stessa lunghezza d’onda.

Ieri Truppo l’ha messa giù imbronciata: “Sul caso Ferragni tutti hanno espresso distanza dall’assenza di etica dimostrata nel trattare il mondo del volontariato. Ma quando si è trattato di votare la revoca dell’Ambrogino non c’è stata coerenza da parte di tutti. Ma la sorpresa è stata un’altra. L’ha spiegata AdnKronos: “Con Fratelli d’Italia hanno votato a favore della revoca la Lega e il consigliere del Pd Gabriele Nahum. Contraria invece Forza Italia. Che sarebbe il partito di “incoerenti” nella filippica ex post di Truppo.

Ed il capogruppo azzurro, Alessandro De Chirico, che aveva proposto nel 2020 l’Ambrogino d’Oro per i ‘Ferragnez’ , ha cantato vittoria. Durante la fase cupa della pandemia la coppia avevano promosso una raccolta fondi “per costruire una tensostruttura dedicata ai pazienti Covid fuori dall’ospedale San Raffaele di Milano.

“Quel gesto fu davvero molto utile per salvare centinaia di vite umane”. Il dato di misurazione etica è questo, ma il dato di metrica politica è un altro. Quello per cui la maggioranza di governo ormai è fratta su quasi tutto: probabilmente perfino sulle ricetta del Pandoro.

E Truppo, che conosceva l’esito del voto e che sa il quadro d’insieme, forse poteva rinunciare ad essere termometro di questo stato di cose.

Pre-giudizio.

ANDREA DEL MASTRO

Andrea Delmastro delle Vedove (Imagoeconomica)

Doveva semplicemente dire che si sta monitorando la situazione né più né meno di come vengono monitorate da sempre. Invece il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ieri ha rilasciato una dichiarazione in maniera così maldestra che mezza Italia ha pensato ci fossero 13 Procure della Repubblica messo sotto inchiesta interna dal Ministero.

Il paradosso è che l’argomento di discussione a Montecitorio erano proprio le dichiarazioni rilasciate in materia di indagini. E la corretta applicazione delle norme contro il linciaggio gratuito delle persone che vengono solo sfiorate dalle indagini.

Tra le Procure indicate dal sottosegretario c’erano anche quelle di Frosinone e Latina. Con i capi dei rispettivi uffici costretti a mettere in chiaro che “Mai nessun avvocato o indagato ha eccepito il contenuto dei comunicati stampa diffusi dalla Procura della Repubblica di Frosinone, che vengono redatti attenendosi scrupolosamente a tutte le norme tra cui quelle sulla presunzione d’innocenza e vengono regolarmente inseriti in un registro a disposizione del ministero. Quella in corso è una attività di controllo di routine che periodicamente interessa tutti gli uffici giudiziari italiani” ha detto il procuratore della Repubblica di Frosinone Antonio Guerriero.

Come lui, con parole diverse nella forma ma identiche nella sostanza, hanno fatto chiarezza anche i suoi colleghi. Finiti nella bufera per una comunicazione fatta male e gestita peggio. Esattamente quello che la norma puntava ad evitare.

Il Delmastro del disastro.