Top e Flop, i protagonisti di sabato primo luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato primo luglio 2023.

TOP

RAFFAELE NEVI

Raffaele Nevi

Lui è il primo, vero “lascito testamentario” politico di Silvio Berlusconi. Un mezzo incredulo Raffaele Nevi è il vicepresidente vicario del gruppo di Forza Italia alla Camera. Ed è stato indicato come uno dei tre “proconsoli” che dovranno coordinare le macro-aree politiche in cui il Cav aveva diviso il paese prima di lasciare il mondo.

In molti si erano chiesti perché Silvio Berlusconi avesse così tanto voglia di lavorare anche negli ultimi giorni della sua esistenza terrena. Ebbene, il suo non era solo il noto stakanovismo del “cumenda” lavoratore a tutto tondo, era premura. Premura di lasciare almeno un organigramma generale degli azzurri che passasse per l’idea di affiancare ad Antonio Tajani tre super coordinatori. Ve ne saranno uno al Nord, uno al Centro e l’altro al Sud.

E mentre a Nord e Sud il Cav aveva individuato due presidenti di Regione di provata esperienza sui territori, al centro la carta scelta da Berlusconi era stata altra. Quella politica in purezza, perché Centro vuol dire Roma e Roma vuol dire campo minatissimo. Berlusconi aveva anche applicato il principio di congruità ed afferenza alle anime del Partito. E Nevi, che è uomo di Tajani, ne rappresenta un po’ la “summa”. Un po’ come a sottintendere che lui opera per chi di FI avrà la guida ufficiale già dal 15 luglio.

Tutto organizzato insomma. A Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, pare tocchi il Meridione. Mentre per Alberto Cirio, “governatore” del Piemonte, sarebbe in lizza per il Nord. Il Centro vedrebbe la candidatura del tajaniano Raffaele Nevi.

A lui dovrebbe andare anche una cosa fondamentale come la comunicazione del partito. Pare Berlusconi abbia chiamato Nevi qualche giorno prima della sua scomparsa e che lui avrebbe risposto con un “non sum dignus”: “Presidente la ringrazio, non so se sono all’altezza. E Berlusconi? “Non ti preoccupare, ti aiuto io…”.

Spadone sulla spalla.

FRANCESCA CERQUOZZI

Francesca Cerquozzi

In politica ci sono doti che solo in apparenza sono inconciliabili. Come la fermezza e la temperanza. L’orgoglio e la conciliazione. La capacità di chi fa politica sta innanzitutto nel possederle. E poi di saperle calibrare in un insieme corretto e bilanciato. Su questa strada si sta avviando Francesca Cerquozzi.

Meno di una settimana fa era andata via dal Consiglio comunale non condividendo la posizione che chiedeva di non votare una mozione a prima firma Gianluca Primi dei 5 stelle.

Il chiarimento avvenuto subito dopo l’ha vista tenere il punto prettamente politico rispetto al fatto che la linea nazionale voluta dalla Segretaria Elly Schlein obbliga i Democratici ad avere canali di contatto oltre la formalità.

Poi ieri sera “la Prima” di una nuova edizione, la quarta, del Festival della Filosofia. Da lei voluto, anche se per rispetto istituzionale continua a parlare al plurale e ringraziare il sindaco Simone Cretaro, per averci creduto. Aperta dal nostro Fabio Cortina, la serata ha visto un Umberto Galimberti fare una lezione di quasi 90 minuti sul rapporto tra la tecnica e l’umano, in una piazza Santa Salome forse mai vista così piena.

Fin qui si direbbe tutto ordinario. Ma volgendo lo sguardo dalla parte opposta del palco era evidente che di ordinario nella prima fila c’era ben poco. Siedono in un ordine non casuale: Assuntina Parente (vicesindaco), Simone Cretaro (sindaco), Francesca Cerquozzi (delegato alla Cultura), Francesco De Angelis (presidente Pd del Lazio), Mauro Buschini e Denis Campoli cioè l’altro Consigliere che aveva abbandonato l’Aula insieme alla delegata alla Cultura.

Li sta il segnale dirompente. Tutti seduti vicino, con il presidente del Pd Lazio a sancire la ricucitura della maggioranza ed a dire chiaramente “ci sono. E con la mia presenza indico vicinanza ed approvazione“. Al Festival della Filosofia, dove mettere piede vuol dire esattamente condividere l’operato della consigliera Francesca.

La filosofia che unisce.

FLOP

TOMMASO FOTI

Di fatto è il Prefetto del Pretorio di Giorgia Meloni, e non c’è nulla di male nell’esserlo. Non c’è a considerare che tuttavia essere difensore cartesiano di un’idea non deve mai trasformarsi nell’essere un arcigno “defensor fidei”. Non deve sennò la cosa diventa talebana. E come tutte le cose in purezza ideologica si guasta irrimediabilmente.

Tommaso Foti è passato dal liquidare il “caso Santanchè” come cosa già cassabile perché la diretta interessata ha smentito sui social a prendere di mira il periodo Covid. E ha detto: “Come abbiamo più volte denunciato in piena emergenza Covid, alcune ignobili speculazioni e truffe hanno contraddistinto quella drammatica emergenza. A partire dalle mascherine”. Il dato è storico e non in iperbole. Sul Covid, come su tutte le miserie capitate all’uomo, qualcuno ha provato a mangiarci ed è stato uno scempio. Poi però Foti ha messo la barra in rotta di opportunismo politico e lì, dati i trascorsi non proprio cristallini del suo Partito sul tema della lotta al virus, ha scarrocciato.

E ha spiegato, chiedendo una Commissione. “Oramai da mesi le nostre denunce trovano riscontri in più filoni d’inchiesta della magistratura. Superato il tentativo di una parte dell’opposizione – 5Stelle e PD – di boicottare, anche con tattiche ostruzionistiche, l’iter della proposta di legge volta ad istituire la Commissione di inchiesta sul Covid. Questo “essendo nelle condizioni dettate dal Regolamento per poterlo fare”.

Per Foti “sarà anche l’occasione per verificare se coloro che fino ad oggi l’hanno contrastata convengano o meno sulla istituzione di una Commissione”. Un organo “che vuole accertare cosa sia realmente accaduto nel lungo e tormentato periodo della pandemia e se, mentre innocenti morivano, vi fossero spregiudicati che si arricchivano ai danni dello Stato”.

Il gargarismo retorico magari sarebbe stato bene in bocca all’esponente di una formazione politica che sui criteri di lotta al virus fosse stata più “omogenea”. Le affermazioni di Foti risentono di un vizio pregresso che un po’ ne indeboliscono la portata. Di quello e di un “imprevisto” posteriore.

E l’impressione che più che colpire chi sul Covid ha lucrato lo scopo sia evidenziare la condotta di chi alla lotta al Covid ci ha creduto e forte. Senza contare che con il caso Santanchè – Visibilia esploso quasi in sincrono ma poco dopo la sua mezza crociata è diventata un boomerang politico. Dritto sul naso.

Proietto di ritorno.

VITTORIO SGARBI

L’arma più dolorosa è l’indifferenza. Chiedete alle donne: quando vogliono distruggere un maschietto lo trattano con somma indifferenza, al limite con noncuranza. Trattati da trasparenti: invisibili, impalpabili, senza quel minimo di spessore per dare corpo. È questo che il Comune di Roccasecca contesta al sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, sindaco della vicina Arpino.

Un vertice al ministero sulle attività culturali da intraprendere con gli amministratori dei comuni della provincia di Frosinone senza la presenza della città ciociara finalista del titolo di Capitale italiana della cultura 2025 è quanto meno un controsenso“: lo ha detto nelle ore scorse il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco in merito all’iniziativa promossa dal sottosegretario.

L’altro giorno ha invitato bella sala dell’Emeroteca i Comuni ciociari per unirli in una serie di progetti tematici. “Ho appreso dagli organi di informazione di questa riunione. Francamente sono rimasto stupito dal mancato invito a Roccasecca, considerato che lo stesso sottosegretario, quando la giuria del titolo si espresse a favore di Agrigento, lodò il progetto presentato dalla nostra città. Eppure, a distanza di qualche mese e con la carica di sindaco di un Comune comunque a noi vicino territorialmente, sembra essersene dimenticato“.

Se l’ha fatto come sottosegretario è grave, se l’ha fatto come sindaco di un Comune vicino è peggio. “La nostra mancata chiamata – conclude Sacco – è sicuramente un errore al quale mi auguro il sottosegretario Sgarbi, del quale sono note le capacità e la passione per la cultura, sappia porre rimedio.

Mi si nota di più se li chiamo o non li chiamo?