Top e Flop, i protagonisti di venerdì 15 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 15 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 15 marzo 2024.

TOP

IVAN SCALFAROTTO

Ivan Scalfarotto (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Una richiesta giusta ed etica ed una risposta praticamente nulla. Il solito vecchio neo italiano per il quale le faccende di respiro etico o sono tema chiave per schiamazzi media. Oppure diventano tema sordomuto per portarle a soluzione dove si dovrebbe. Cioè dove si legifera.

Ivan Scalfarotto ha denunciato questo atavico mood ed ha fatto benissimo. Il parlamentare i Italia Viva ha voluto riassumere la vicenda in poche ma esaustive righe social. “In Senato ho chiesto in Commissione Giustizia di calendarizzare il disegno di legge sul matrimonio ugualitario a mia firma”.

E c’è di più, perché legiferare è sempre atto sinergico, specie su temi coralmente di interesse. Lo ha fatto “sollecitando anche le altre forze di opposizione a unirsi alla mia richiesta. Posso dire con un certo scoramento, e pure con una certa indignazione, che non mi ha seguito nessuno. Nessuno.

“Perculato da Bongiorno”
Giulia Bongiorno (Foto: Carlo Lannuti © Imagoeconomica)

Poi un inciso amaro: “La presidente Bongiorno mi ha pure affettuosamente perculato: ‘Le altre opposizioni non mi sembrano molto entusiaste, Senatore Scalfarotto’. Basterebbe questo per chiudere il sipario, con una certa sinistra di ugola che non si accoda per astio di segretaria e con una figura istituzionale, donna e donna di legge, che giochicchia al dileggio.

“In Grecia il governo di destra ha fatto approvare in Parlamento la legge sul matrimonio ugualitario il 15 febbraio. E’ il sedicesimo paese su 27 dell’Unione Europea. La chiosa di Scalfarotto è mesta assai: “In Italia invece io chiedo di eliminare una discriminazione di diritto positivo dal nostro ordinamento e faccio la figura dell’eccentrico, del freak.

“Del mattacchione che fa le battute durante i lavori parlamentari”. Il minimo oggi è sentirci tutti così, freak, come Scalfarotto.

Viva i “mattacchioni”.

GENNARO MIGLIORE

Gennaro Migliore (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

E’ stato “accusato”, a lungo e dai suoi detrattori, di essersi gradualmente “centralizzato” dalla sua originaria posizione di sinistra in purezza. Questo ha fatto sì che Gennaro Migliore entrasse, per molta (non certo tutta) stampa nella casella di blanda proscrizione di coloro a cui non deve essere dato molto spazio o credito.

Eppure quando il già parlamentare ed attuale esponente di Italia Viva il suo spazio se lo prende diciamo che… ci prende. Come ad esempio ha fatto Migliore sui social in ordine alla recente assoluzione di Tiziano Renzi, Luca Lotti & co. Di primo acchito il suo sarebbe potuto sembrare il solito pistolotto in endorsement con (nuova) bottega e vertici della medesima.

Ma in realtà quel che Migliore pensa-scrive è per gran parte condivisibile. E ben esposto. “Ci sono vicende giudiziarie che hanno cambiato il corso della politica italiana e reso impossibile la vita di chi è stato coinvolto”.

La necessità del garantismo
Alfredo Romeo (Foto: Benvegnu’ Guaitoli © Imagoeconomica)

E ancora: “Penso che l’assoluzione di Tiziano Renzi, Luca Lotti e Alfredo Romeo, che mi rende felice, con la contestuale condanna dei carabinieri autori delle prove manipolate, sia l’esempio di quanto sia necessario essere garantisti. La disamina politica di Migliore su un passato neanche troppo remoto e sulle bussole comportamentali dei vari partiti è impietosa.

E lucida. “La destra, che da sempre cerca impunità per i suoi, ha usato queste inchieste per farsi spazio. Il M5S ha direttamente preso le ordinanze come linea della propria azione. La sinistra si è scordata delle lotte garantiste e ha immaginato di regolare i propri conti in sospeso, quelli interni e quelli con gli avversari”.

E la chiosa sta in posti che sono molto più ampi ed importanti del cuore di Matteo Renzi, che usa il cuore (legittimamente) anche come una calcolatrice politica. “Così facendo si è indebolito il sistema di garanzie, quello che deve tutelare ogni singolo cittadino”. Cioè noi.

L’analisi… Migliore

FLOP

GIANCARLO GIORGETTI

Giancarlo Giorgetti (Foto Andrea Giannetti © Imagoeconomica)

Ad AdnKronos Giorgia Meloni aveva detto: “Non si disturba chi produce ricchezza. No ad uno Stato che vessa”. E per onorare questo mantra da un anno a questa parte il recupero fiscale della parte deputata di Agenzia delle Entrare ha preso una via perfettamente settata. Quella cioè, prioritaria e prevalente, di incassare arbritrariamente centinaia di migliaia di ritenute d’acconto e giacenze di altrettanti cittadini-debitori. Sono decine di milioni di euro.

Ma attenzione: non di quelli che “producono ricchezza”. No, di quelli inguaiati da due rate saltate con la finanziaria, da un divorzio “ka-boom”, da tre anni di buio esistenziale. O da una sentenza passata in giudicato a cui non si è dato seguito per i risarcimenti statuiti. Tutta gente che sta “in croce” da anni.

E che non ha mai potuto saldare i suoi debiti con lo Stato perché nel frattempo lo Stato – chiunque lo guidasse – non ha mai creato presupposti di lavoro utile a campare ed al tempo stesso pagare l’Erario. Di questi tempi, se sei debitore con il fisco e guadagni qualcosa devi scegliere: o vivi e non paghi o paghi e non vivi.

Il decreto riscossione “amico”

Ed è per questo motivo che il decreto sulla riscossione portato in Consiglio dei ministri da Giancarlo Giorgetti è una cosa buona. Ma che sta fra pannicello caldo e presa per i fondelli. Perché è sì un reset al solito condono ed un protocollo per pagare con maggiori rateizzazioni, ma non risolve.

In sostanza c’è uno spazio di manovra “tra il ricorso periodico (e vergognoso) ai condoni e il compiacimento per la durezza fiscale formale e per l’inflessibilità fine a sé stessa”. Tutto logico, cartesiano e molto in mood “qui non si fanno sconti ma al tempo stesso non si va giù duri”.

Rateizzare a 10 anni in 120 rate

Ma il governo durodurissimo c’è già andato. Con la riscossione “si punta sulla massima disponibilità verso chi è debitore verso il fisco ma si trova in condizioni di difficoltà economica”. Come? Rateizzando a 10 anni, in 120 rate. Certo, i debiti con lo Stato vanno saldati – questo è indubbio e sacro – ma Giorgetti non sembra aver capito una cosa.

Agenzia delle Entrate © Imagoeconomica / Benvegnù Guaitoli

Che fin quando in Italia non ci sarà un’economia che porta il cittadino medio ad avere un upgrade di guadagno anche minimo ogni cittadino preferirà in scala non pagare e risolvere i problemi del contingente. E lo farà contando su qualche pensiero buio la notte e sul timore di aprire la cassetta delle poste, ma mai sulla radicale scelta di togliersi il pane di oggi per pagare il “pane” di ieri.

Le cosiddette persone “recuperabili a un rapporto decente col fisco, verso le quali non serve il puro uso della minaccia e delle sanzioni” sono tante. Ma la strada non è aiutarle a decidere di pagare con quello che hanno. La sola strada era ed è aiutarle a capire che pagando per ieri non si faranno danni in casa oggi. Quindi le devi far lavorare e pagare bene, qualunque lavoro facciano.

Il solo modo cioè era pagarle di più. Magari inserendo il salario minimo. Perché se prendi 850 euro al mese e ne devi 6mila allo Stato non è che non vuoi “scucire” perché vuoi fregare lo Stato. Non puoi scucire perché fregarlo di nuovo è la sola strada che puoi percorrere.

Almeno fino a quando non sbircerai di nuovo quella maledetta busta verde nella cassetta delle Poste.

Dilla tutta Giancà.

ROMANO LA RUSSA

Romano La Russa (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Lo avevamo lasciato con il braccio mezzo teso, in scatto istintivo, ad un funerale “cameratesco” in quel di Milano. Insomma, che ci fosse il vagovaghissimo sospetto che Romano La Russa certe faccende si fosse guardato bene dal cassarle era possibile.

E quella possibilità il fratello del Presidente del Senato Ignazio l’ha fatta diventare certezza con le sue ultime affermazioni durante una discussione nella giunta lombarda. Il La Russa “minor” è comunque un amministratore e politico di rango. Infatti è assessore regionale alla Sicurezza della Lombardia. Diciamo quindi che sul tema su cui ha discettato ha skill tecniche e, aimè, anche ideologiche.

I minorenni e le spranghe

E queste ultime non sono decisamente il top di gamma, anche a contare l’imbarazzante precedente. “I minorenni che difendete li usate come avanguardie delle spranghe che cinquant’anni fa usavano i loro nonni”. Delicatissimo, direbbe Christian De Sica.

Ma cosa è successo? Che al Pirellone si è provveduto ad approvare, da parte della maggioranza di centrodestra una mozione. Primo firmatario della stessa è stato Davide Caparini e l’oggetto era dare “sostegno alle forze dell’ordine e alla libertà di manifestare in modo civile”. Quello e dare anche la possibilità di esprimere la massima solidarietà a chiunque voglia esprimere le proprie idee con la presentazione di un libro”.

Il parere del destracentro è stato: “Le manganellate ai manifestanti sono sempre spiacevoli e deprecabili e sarebbe meglio evitarle”. Tutto bene? Insomma… “Ma chi partecipa a un corteo deve sapere che la partecipazione deve sempre implicare senso di responsabilità. E non il pensiero che appartenendo ad un gruppo si possano violare le regole. Anche nel caso più eclatante, quello di Pisa le forze dell’ordine sono tenute a far rispettare i limiti che la Questura ha assegnato al corteo, che è bene ricordarlo, deve essere autorizzato. Sennò son botte, ovvio.

Una dialettica accesa si temi accesissimi insomma. E dai toni che grazie al La Russa “minor” ed a quel che ha detto si sono fatti roventi. Come se a bruciali fosse stata una… Fiamma.

Romano di quella Roma là.