Top e Flop, i protagonisti di venerdì 22 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 22 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 22 dicembre 2023

TOP

CARLO CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Era nell’aria e per certi versi rappresenta un argine congruo a certe derive pubblicistiche, da fregola manettara e da piacionismo spinto per accalappiare lettori. Il tema è e resta comunque di quelli controversi e riguarda lo stop alla pubblicazione di intercettazioni. Stretta anche sulla pubblicazione di motivazioni di arresti o procedimenti giudiziari.

Facciamo chiarezza per quanto sia possibile farlo su un tema così complesso. La cronaca giudiziaria è forse l’architrave assoluto del giornalismo, perché è cronaca di atti e non di fatti. I primi restano, i secondi li puoi anche abbellire “a sentimento”. Tuttavia c’è un problema: quello cioè dell’utilizzo degli atti per interesse divulgativo e dei “momenti procedurali” in cui quegli atti, solo se afferenti il procedimento e di interesse pubblico, posso andare “dal proto”.

In merito alla sterzata legislativa di queste ore l’Ordine dei Giornalisti è stato netto: si tratterebbe di “un divieto totale che non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza”. Quel “divieto” è passato con 160 favorevoli e 70 contrari. E la Camera ha approvato l’emendamento presentato da Enrico Costa di Azione. In ricezione di una direttiva Ue è stata modificata la normativa sulla divulgazione di atti e immagini di un processo.

Ma l’esecutivo è andato oltre i “desiderata” di Bruxelles e ci ha messo il carico senza scomodare un ormai imbalsamato Carlo Nordio. Come? Modificando la legge Orlando del 2019 sulle intercettazioni, che permetteva la pubblicazione di stralci delle ordinanze.

Carlo Calenda è da sempre uomo di posizioni equilibrate. Il suo mantra è la ricusazione di tutte le polarizzazioni e sul tema, anche perché “di casa sua”, non ha taciuto. E sul fatto che non potranno più essere pubblicati “integralmente o per estratto”, i contenuti delle ordinanze di custodia cautelare fino al termine dell’udienza preliminare ha fatto un tweet ieri. Che dice: “Oggi grande rivolta dei giornali a una legge che vieta di distruggere la vita delle persone prima del processo pubblicando intercettazioni etc”.

Per lui si tratta di una norma di civiltà, lo ribadiamo. I toni usati per difendere il diritto di distruggere le vite di persone indagate, che spesso non arrivano neppure al processo, sono assurdi”. Poi la stoccata che è il clou del suo essere al Top per oggi. “Così come ribadiamo che Azione è, rimane e rimarrà all’opposizione di un governo che considera, anche sulle riforme della giustizia, fallimentare.

Come a dire: “Caro Nordio, ci abbiamo pensato noi dietro input dell’Europa, ma te sei al palo ormai”.

Non gli… Costa dirlo.

BENEDETTO LEONE

da sx Natale, Di Folco, Borraccio, Sebastianelli e Langiano

La sordità può essere una dote. In politica è utilissima. Saragat si diceva fosse sordo da un orecchio: gli fu utilissimo per evitare di lasciarsi condizionare da una piazza tumultuante che si rivoltava alla sua manovra che portò alla nascita dei Socialdemocratici. Il consigliere comunale Benedetto Leone non risulta sia sordo: per questo deve essere stato doppio lo sforzo con cui realizzare la manovra che, in un modo o nell’altro, condizionerà le prossime elezioni Comunali di Cassino.

Nella serata di ieri in cinque hanno consegnato le cento firme a sostegno del loro progetto: daranno vita alle Primarie con cui designare un candidato sindaco di Cassino. Di centrodestra. E non espressione di un Partito. (Leggi qui: Via alle candidature delle Primarie del pretesto)

Il che impone due riflessioni. La prima: Benedetto Leone è riuscito nella missione impossibile di mettere insieme cinque candidati e portarli a contarsi di fronte alla città con l’impegno di sostenere chiunque degli altri dovesse vincere qualora non fosse lui a trionfare. Tanto per fare un paragone: sul fronte dei Partiti di centrodestra gli aspiranti candidato sono 6 ma al commissario FdI Fabio Tagliaferri hanno detto di esserlo solo se lo sostengono tutti gli altri. L’uomo mandato da Frosinone ha risposto “Fingo di non avere sentito”. (Leggi qui: “Ma tu chi sei?” è lite tra Fratelli (e sorelle). La vendetta di Langiano).

La seconda riflessione. La mossa delle Primarie condizionerà il risultato delle elezioni di Cassino 2024, in un modo o nell’altro. Da qui ad un paio di mesi i primaristi avranno il loro candidato e lo avranno pure i Partiti di centrodestra: nei mesi scorsi l’esperienza dell’ex presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mario Abbruzzese lo ha portato a dire “Vinceremo le elezioni a Cassino e sconfiggeremo il centrosinistra solo se andremo uniti. È chiaro che vuole vincerle e favorirà una sintesi.

Allora a cosa sono serviti questi mesi di frizioni e scintille con FdI? A mettere in chiaro un concetto: Cassino è fortino della Lega e se i Fratelli d’Italia ritengono di avere i numeri per guidare la coalizione facciano pure. Se la partita deve essere per la leadership nel centrodestra si gioca in un modo, se è per battere il centrosinistra si gioca in un altro.

Si arriverà alla sintesi? Mancano troppi elementi per poter risolvere adesso l’equazione. Ma è chiaro che qualunque risultato sarà frutto della mossa di annunciare, lanciare, organizzare e adesso tenere le Primarie.

Missione compiuta.

FLOP

SANDRO IACOMETTI

Sandro Iacometti è un bravissimo giornalista in forza a Libero. Ed il suo essere bravo è ampiamente dimostrato da ciò che fa, non dal fatto che enunciare la sua bravura in esordio debba servire ad addolcire la sua posizione odierna in casella. Ospite ad Agorà su Rai3, ieri Iacometti è stato chiamato a parlare di due temi dai quali forse ha fatto trasparire un po’ troppo una linea di pensiero che è sacrosanta.

Ma che tuttavia forse avrebbe dovuto godere di una temperanza maggiore, a contare che oggi per trovare un giornalista che non sia testimonial di una linea editoriale ortodossa o di uno sponsale d’area è mezzo terno al Lotto. Il primo tema è stato quello delle condanne inflitte agli imputati nel processo per l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021.

Come noto i giudici hanno applicato la legge con estremo rigore e Iacometti in quella condanna ci ha visto un’impalcatura etica e procedurale giusta ma un eccesso di zelo delle toghe nel comminarla. Che vuol dire? Iacometti non lo ha detto, ma il messaggio-interrogativo subliminale è stato chiaro: non è che in giro ci sono giudici che contro la destra “si fomentano”?

E’ un messaggio sbagliatissimo da far passare, perché può ingenerare (non in tutti) l’empatia verso un duello tra poteri, e resta il fatto che quell’assalto fu brutale e criminale. Sul caso Ferragni il giornalista ha bissato: in lucidità ed in forzatura ideologica. Per lui personaggi come l’influencer finita nei guai per il caso pandori Balocco-beneficenza mancata è magari anche autorizzata a fare un “non mestiere” che allama i giovani gonzi come carpe, ma non deve “scantonare”.

Che significa? Che il vero guaio non sono gli influencer in sé, ma gli influencer che poi vogliono fare i maitre a penser dell’etica. Dire etica e tradurre politica, affinando in “politica contro il destra centro”, è un attimo. Non è così e per due motivi evidenti: essere influencer senza dire la propria anche su temi su cui si è poco qualificati non è peccato, magari è un po’ ridicolo, ed è naturale.

Tu che lo fai te ne assumi le responsabilità, ma in un mondo che cambia certi distinguo sembrano più retrodatati della legge Severino originaria. Il secondo: bollare Ferragni e Fedez, “laqualunque in purezza” sul piano politico, mettendoci a traino personaggi non influencer, come Soumahoro e Il M5s, significa altro.

Cioè condannare una parte precisa, non lo specifico episodio e il preciso ambito. Esattamente la parte che non ti garba. Perciò Iacometti ha fatto ottima demagogia ma pessima analisi.

Peccato perché è bravo.

POSTO FISSO

Checco Zalone in una scena del film Quo Vado

Alzi la mano chi ha visto l’esilarante pellicola di uno strepitoso Checco Zalone e non ha pensato ad almeno mezza dozzina di amici che sono esattamente come lui in Quo Vado, l’uomo che fin da bambino sognava di fare il “posto fisso”. E la sollevi pure chi non ha provato un fremito di intima soddisfazione nel momento in cui “posto fisso” faceva esaurire la tagliatrice di teste incaricata di ottenere la sua firma sotto alle dimissioni incentivate.

Bene. Ora le usi entrambe, quelle mani, per applaudire al concorrente che a Fiuggi ha fatto saltare la prova scritta di un concorso Comunale al quale era stato ammesso. C’era entrato ma per errore. E invece di fiondarsi sul posto fisso si è alzato ed ha fatto notare alla Commissione che la graduatoria era sbagliata e lui non doveva esserci.

Lo riferisce oggi su Il Messaggero la sempre attentissima Annalisa Maggi. In palio c’erano due posti da istruttore amministrativo a tempo pieno e indeterminato al Comune. Tra gli ammessi c’era anche un concorrente che aveva preso 12 punti e non i 21 richiesti. Aveva la possibilità di giocarsi la partita e poi andare a discutere. Invece si è alzato ed ha detto le cose come stavano. Consentendo al Comune di correggere subito quello che era un “mero errore materiale e per la sola graduatoria da pubblicare sul sito dell’amministrazione comunale”.

Evitandogli problemi e soprattutto dando una lezione. Non a tanti. Perché tanti sono quelli onesti. Ma ai pochi che approfittano sembrando tanti perché sono sempre troppi.

Andrebbe assunto solo per questo.