La sfida finale di Zingaretti a Conte

Giuseppe Conte fa finta di non capire, le correnti interne incalzano per il congresso ma in tanti vogliono restare al Governo. Il segretario ha un solo modo per ribaltare completamente la situazione: mettere in conto l’uscita dai palazzi del potere. E ci sta pensando.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo fa scientificamente: ogni tanto (ma sempre più spesso) si eclissa, sfugge, non risponde, dilata al massimo i tempi della politica. Lo fa quando è in difficoltà, lo fa quando non è nelle condizioni di dare risposte al Partito Democratico. (Leggi qui Referendum e maggioranza, l’ultimatum di Zingaretti).

GIUSEPPE CONTE

Un anno fa Nicola Zingaretti diede il via libera al Governo giallorosso non essendo affatto convinto. Lo fece perché pressato dalle correnti del Pd, soprattutto da Matteo Renzi e Dario Franceschini. Ma ora, a dodici mesi di distanza, il leader dei Democrat si sta chiedendo seriamente cosa ha incassato politicamente il Pd sostenendo questo esecutivo. Poco o nulla. Con la differenza che in questo momento nel Partito in diversi chiedono già un congresso delle idee, anticamera per poi chiedere un Congresso e basta. L’election day sarà importante, ma a meno che non finisca con un 5-1 per il centrodestra difficilmente comporterà stravolgimenti immediati.

Il tema però è che Nicola Zingaretti a questo punto dovrà tirare le somme e decidere se continuare a sostenere in questo modo il premier Giuseppe Conte. Il quale, nei momenti topici, è sempre schierato con Cinque Stelle.

Il problema è che il Partito Democratico è “bloccato” al Governo. Non ha tempo e spazi per fare altro, specialmente sul versante della penetrazione in quella società civile sempre più distante. Il tema delle alleanze è importante, ma non può risolversi nel solito tormentone dell’appoggio o meno a Virginia Raggi.

NICOLA ZINGARETTI

Ci sono due profili. Il primo è quello parlamentare, dove i Cinque Stelle hanno la maggioranza e Matteo Renzi è decisivo. Dunque, poco da fare.

Quindi c’è la società reale, dove il Pd potrebbe recuperare in tutti i settori: lavorativo, industriale, scuola, ambiente. A patto di puntare su progetti e programmi condivisi. E a patto di mettere in conto l’uscita dal Governo. Perfino un periodo all’opposizione.

Nicola Zingaretti sta pensando a questo tipo di scenario. Sfidando inevitabilmente le correnti interne.