L’urlo di Ignazio Portelli

L'ultimo messaggio del prefetto di Frosinone. La Ciociaria è terra di mafia e di camorra. Dove tutti hanno fatto finta di non sapere. Perché conveniva così. C'è stato silenzio. A ridosso della complicità

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

L’urlo di Ignazio Portelli è pacato e calmo. Non per questo è meno dirompente. Devastante come una scossa di terremoto che scuote in profondità fino alle fondamenta le ipocrisie di questa provincia. Nella quale lui ha rappresentato per tre anni il Governo della Repubblica Italiana.

Il prefetto ha scelto con cura il giorno nel quale lanciare il suo urlo pacato. Per lacerare i silenzi compiacenti del territorio, squassare i santuari pagani ai quali ancora tanti si inginocchiano in provincia di Frosinone. Lo ha fatto nel giorno della Festa delle Forze Armate, poche ore prima di lasciare il territorio e tornare in Sicilia come Commissario del Governo.

La Ciociaria è terra di clan e di cosche. Chi dice il contrario mente. E spesso lo fa sapendo di mentire.

Ciociaria terra di mafie

Ignazio Portelli

L’urlo comincia quasi sommesso, sussurrato. Senza rabbia ma con tanta indignazione. «La frase che mi ripetevano sempre era “Qui non ci sono né camorra né mafia”. Era una menzogna. E taluni lo ripetevano come pappagalli, senza avere la minima cognizione. Purtroppo la presenza della criminalità organizata c’è: anche se non spara. È più insidiosa: perché investono, comprano, vendono nel silenzio generale. Un silenzio imbarazzante».

È il silenzio a dargli più fastidio. Come una forma di ripulsa istintiva: chi viene da Palermo sa che è il silenzio il luogo nel quale si nasconde la violenza del clan. Il silenzio sfiora la complicità. «Siamo arrivati al punto che in un Comune vicino a Frosinone è stato messo nel blasone della città un personaggio che ha trescato con i Casalesi per quarant’anni. Basta questo per comprendere il livello di arretratezza di alcune aree della nostra provincia».

Lui le cosche ed i clan li ha combattuti da sempre, sin dai tempi del primo incarico a Palermo. Mai tirata indietro la mano: a fare il commissario nel Comune di Montelepre ci è voluto andare lui.

«Le interdittive Antimafia emesse dalla Prefettura di Frosinone sono una dimostrazione della situazione. È bastato seguire i primi fili ed in poco tempo sono cascati quei ragionamenti di comodo secondo i quali qui non ci sono né camorra né mafia. Questi signori hanno provato a fare ricorso: sono stati sconfitti otto volte su otto davanti al giudice amministrativo, checché ne scriva un organo di informazione di questa provincia, con articoli a pagamento ed affettuosità giornalistiche».

Solo la legalità crea

Il prefetto durante la cerimonia del 4 Novembre

Non c’è spazio per l’illegalità. Non c’è licenza che si possa concedere anche per un solo giorno. «Solo la legalità genera risorse pulite. Dove c’è la malavita dei Casalesi non c’è spazio. Qui si faceva finta di niente. Noi abbiamo rotto i giochi, spero che si continui in questa direzione».

L’onestà cammina sulle gambe degli uomini. Occorre ce ce ne siano. E che siano anche ben allenate. perché «L’attività antimafia non è un’autostrada: è una strada tortuosa, con curve, salite, tornanti. Bisogna avere la pazienza e l’abilità necessarie per percorrerla».

I numeri dicono che in provincia di Frosinone i clan hanno interessi nel settore del trasporto rifiuti, nella gestione dei rifiuti… Ma tutto è collegato: «È come se fosse un rosario, ne prendi uno e poi a seguire ci sono tutti gli altri grani».

Il terreno dei furbi

Il terreno economico è quello adatto per coltivare quel tipo di relazioni ambigue. È permeabile. Non si rende conto che così basta un attimo per diventare infiltrabili.

Troppe furbizie, troppa voglia di ignorare la legalità. Finiamo per danneggiarci da soli. «I numeri delle province sono inventati. C’è questa sorta di soccombenza della provincia di Frosinone su quella di Latina. Non è giustificata. Lo dicono i dati dell’economia reale: dicono – se non li ho capiti male – che è Frosinone ad essere avanti a Latina».

Ma com’è possibile: i numeri dicono che da anni c’è la fuga dalla Ciociaria e la crescita del Pontino. Balle. «Di là hanno una maggiore popolazione residente ma solo per via delle tasse comunali. Centinaia di persone hanno spostato la loro residenza nelle località di villeggiatura in modo da non pagare le tasse più alte sulle abitazioni».

Eppure le eccellenze ci sono. E sono tante. «Questa è la provincia che ha la prima banca nel Lazio, ha tanti primati che nessuna altra provincia del Lazio possiede: dal Farmaceutico al Ceramico, dal Metalmeccanico all’Automotive».

L’ultimo consiglio di Ignazio Portelli alla Ciociaria è una scossa all’orgoglio. «Bisognerebbe smettere di darsi questo tono afflitto: reagire presentando progetti. Per realizzarli però occorrono amministrazioni che funzionino. Volendo, ci sono».

Un ultimo consiglio. Come un urlo calmo. Dirompente.