Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 15 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 15 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 15 luglio 2022.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

La coerenza è una dote scomoda, scomparsa dalla dignità di un Paese nel quale la cialtroneria e la superficialità ormai hanno preso il sopravvento. Quale dignità può esserci in un Paese nel quale i suoi governanti si affacciano da un balcone urlando “Abbiamo sconfitto la povertà” mentre stanno togliendo i soldi destinati a finanziare la creazione dei nuovi posti di lavoro e dandoli direttamente per starsene a casa? Quale dignità ha un Paese nel quale i suoi ministri nemmeno sanno che un banco si può spostare perché non è inchiodato al pavimento ed allora ‘inventano’ i banchi a rotelle sprecando milioni destinati alla lotta al Covid?

In un Paese con una simile classe dirigente è normale non aspettarsi che un Presidente del Consiglio salga dal Presidente della Repubblica e gli dica: “Me ne vado perché io non dico bugie. Le condizioni per rimanere non ci sono. Non ci sono i presupposti per realizzare il programma. Ho una faccia in Europa e non sono disposto a metterla in discussione”.

Sono due mondi completamente diversi. Che non potevano capirsi. La cialtroneria eletta a sistema da una parte, la competenza chiamata a salvare la situazione dall’altra.

A gestire la loro inconciliabilità ora è un Capo dello Stato coerente con la Costituzione. Che si sarebbe aspettato più nerbo politico dal suo premier ma oltre non poteva pretenderne perché politico Mario Draghi non lo è. È un banchiere. E la credibilità è tutto per una banca. La Costituzione è chiara: in Italia i Governi nascono e muoiono in Parlamento. Saranno le Camere a dover dire che non si va avanti.

È certo che diranno il contrario: che una maggioranza c’è, perché questo Parlamento è composto da una miriade di peones che uno stipendio simile in cambio della loro superficialità non glielo darà più nessuno nella vita. Ma bisognerà vedere se Mario Draghi sarà disposto a restare.

L’amaro calice.

ALESSANDRA SARDELLITTI

Vicano, Sardellitti e Calenda

Conta la sostanza, le chiacchiere valgono zero. Il cinismo della politica ha questa regola tra le sue fondamentali. Per questo non ci si candida mai a perdere, per questo si fanno le alleanze con chi ha la maggiore possibilità di vincere. E se pensate che sia una degenerazione dei tempi moderni, tornate a sfogliare il manuale L’Arte della Guerra, scritto circa quattordici secoli prima della nascita di Cristo da quello che universalmente è considerato il migliore stratega di tutti i tempi, il generale Sun Tzu. A Frosinone l’assessore Alessandra Sardellitti ha ricordato a tutti che le chiacchiere stanno a zero, conta solo vincere.

Chi l’accusa di avere tradito i suoi valori, d’essere andata al servizio dell’avversario, non ha chiaro il quadro. In politica ci si candida per vincere: altrimenti non si fa altro che legittimare il vincitore e le sue scelte. Subendole. Portando Azione all’interno di una maggioranza di centrodestra ma guidata da un sindaco civico, Alessandra Sardellitti ha compiuto un capolavoro tattico. È al governo e ci sta con pieno diritto e piena legittimazione.

Non viene da una sezione politica, non viene da un percorso di Partito: il suo esordio in politica è di cinque anni fa, venne prese in prestito dal mondo delle imprese quando ci fu l’effimera ondata rivoluzionaria del renzismo. Il suo credo non è il Manifesto ma il pragmatismo industriale. Che, per certi versi, è lo stesso dei Partiti e quello di Sun Tzu.

Si è candidata con una forza politica minuscola, ha portato a casa il massimo risultato. Conta la sostanza, il resto sono chiacchiere. Perché, altra regola basilare, chi vince governa e chi perde resta a parlare.

Generale Alessandra.

FLOP

CHI OFFENDE IMANE

Imane Jalmous

L’avvocato Marco Maietta nelle ore scorse ha formalizzato la denuncia presso la Polizia Postale in nome e per conto di Imane Jalmous, candidata al Consiglio Comunale di Frosinone per i Progressisti alle recenti elezioni, oggetto di insulti e minacce via social. Ad innescarli sono state alcune sue considerazioni sulla futura moschea che verrà realizzata a Frosinone.

Immediate le reazioni bi partisan del mondo politico, prima su tutte quella del sindaco di centrodestra Riccardo Mastrangeli sotto il cui mandato Frosinone dovrebbe avere la sua prima grande moschea.

Chi critica Imane è fuori dalla realtà. Perché non conosce l’Islam e non conosce il cattolicesimo: insieme all’Ebraismo veniamo tutti da Abramo e, vuoi o non vuoi, ci riconosciamo nello stesso Dio; solo che lo interpretiamo in modo diverso. Non è Imane il pericolo, non è la mosche a dover spaventare: è quanto sta accadendo in quella che tra poco sarà definitivamente la prima potenza mondiale, l’India. Lì è in atto un movimento contro le religioni abramite. Cioè contro gli islamici, i cattolici e gli ebrei. Tutti insieme. (leggi qui: Internazionale, i protagonisti della XXVII settimana MMXXII, lo trovate nell’ultimo capitolo).

La grandezza di un popolo sta nella sua capacità di convivere con più culture e contaminarsi. Offendere Imane significa offendere se stessi: perché significa voler condannare Frosinone a rimanere una città di periferia e non un grande centro dinamico, crocevia di più culture. E significa offendere se stessi, soprattutto, perché veniamo tutti da Abramo.

Il potere dell’ignoranza.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

«Oggi non partecipiamo al voto perché non condividiamo né parte del merito né il metodo ma questa nostra posizione si sottrae alla logica della fiducia al governo»: la capogruppo M5S Mariolina Castellone annuncia così la posizione del M5S in Senato. Senza rendersi conto di avere appena esploso quello che Enrico Letta nelle ore precedenti ha definito lo sparo di Sarajevo, cioè il colpo di pistola che uccise l’erede al trono d’Asburgo innescando la Prima Guerra Mondiale e generando le premesse per la Seconda Guerra Mondiale.

Il M5S pensava di avere messo all’angolo il premier. Di averlo costretto a venire verso più miti consigli per il seguito della legislatura. Invece Mario Draghi ha premuto il grilletto del suo bazooka, evocato nelle ore precedenti: “La crisi non è un dramma, ce ne torneremmo ognuno al lvoro che faceva prima”.

Fine della legislatura con 9 mesi di anticipo. Molti di loro non vedranno più dall’interno una Camera, se non come turisti. Fine soprattutto di un’esperienza. Tragica, viste le condizioni in cui viene lasciato il Paese.

Lo sparo degli inconsapevoli.