Alatri, via al rimpasto: il tagliando di Morini rimette tutti in equilibrio… precario

Via al rimpasto in Giunta ad Alatri. Vincono tutti. Entrano in giunta Cirillo (per la civica Alatri Unita, al posto di Santoro) e Raponi (Pd, al posto di Ritarossi). Un gioco ad incastri che rimette tutto in equilibrio. Ma molto precario.

Fine dei vuoti d’aria: l’amministrazione del sindaco Giuseppe Morini ritrova l’assetto e si prepara a riprendere quota. Via due assessori, dentro altre due a completare la giunta, al loro posto in Consiglio entrano i primi dei non eletti alle scorse elezioni comunali di Alatri. Ma è un equilibrio precario, su una rotta piena di perturbazioni.

L’accordo per ora c’è. E non ha un peso soltanto locale. Ma Provinciale. E guarda al futuro. Loro giurano che sia soltanto un caso: il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mauro Buschini ed il presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo questa mattina hanno avuto un lungo confronto a porte chiuse. Assicurano d’avere parlato dell’Agenzia di Formazione.

Il rimpasto

Escono due assessori: Alessia Santoro (civica Alatri Unita) titolare della delega ad Urbanistica e Ambiente; e Melissa Ritarossi (Pd) assessore alla Pubblica Istruzione. La prima è stata sfiduciata dal suo capogruppo Romano Giansanti, dal presidente d’Aula Fausto Lisi (civica Progetto Alatri), da Maurizio Maggi (Pd – gruppo Misto).

La rottura è figlia di una dinamica tutta interna alla lista del sindaco Giuseppe Morini. C’è stato un confronto serrato domenica scorsa. Nel corso del quale ad Alessia Santoro è stata contestata l’assenza amministrativa dalle dinamiche dell’assessorato e l’assenza politica dal percorso della maggioranza.

Maurizio Maggi e Fausto Lisi poi hanno messo nel mirino l’assessore Pd Melissa Ritarossi per via dello scollamento politico che è maturato con lei. Era stata eletta in Consiglio Comunale in ticket con Maggi: una volta diventata assessore però si è sganciata da lui ed ha deciso in maniera autonoma. Cosa che ha provocato l’orticaria a Maggi.

Politicamente, Melissa Ritarossi in questo periodo si è avvicinata al gruppo del vice sindaco Fabio Di Fabio, destinato a raccogliere l’eredità del sindaco Giuseppe Morini in base all’accordo interno al centrosinistra. Alle Regionali però ha sostenuto con convinzione Mauro Buschini.

All’esito della riunione di domenica, Giuseppe Morini ha chiamato il Pd e gli ha detto in sostanza “al mio gruppo penso io, voi del Pd risolvete la questione Ritarossi”.

Nessuno tocchi Gizzi

Nell’ambito del rimpasto ad un certo punto è finito nel mirino anche l’assessore ai Lavori Pubblici Roberto Gizzi (Pd). Ipotesi sulla quale si è registrato il fermo no di Pensare Democratico, la componente maggioritaria del Pd in provincia di Frosinone. Mauro Buschini ha detto in ogni modo no all’ipotesi di rivedere quella delega.

A fare quadrato è intervenuto Fabio Di Fabio, rappresentante dell’altra componente Dem cioè quella che fa capo ad Antonio Pompeo. Si è schierato al fianco di Buschini rendendo, di fatto, Gizzi un inamovibile.

Chi entra

Le due donne vengono sostituite da altre due quote rosa. Elisabetta Cirillo entra in quota “Alatri Unita” (è vicina a Di Fabio), Tommasina Raponi (area Buschini – Fantini) entra per il Pd; per quest’ultima è un ristoro per la mancata elezione in Provincia, sfumata per una manciata di voti.

La loro ingresso in giunta come assessori libera due posti in Consiglio. Entrano il primo dei non eletti nella lista Alatri Unita e nella lista del Pd. E cioè Antonino Arcese (fedelissimo del sindaco Morini) già in aula dal 2011 al 2016. E Selenia Abbate, vicinissima a Buschini che alle scorse Comunali l’ha sostenuta insieme a Bruno Marucci, presidente del Parco del Lago di Fondi.

L’equilibrio

L’operazione accontenta le richieste politiche di Maggi, Lisi e Giansanti. Allo stesso tempo porta in Aula un fedelissimo del sindaco Giuseppe Morini, che così può contare su una maggiore stabilità. Apre le porte della giunta a Tommasina Raponi (Buschini) che così viene ripagata della mancata elezione alle scorse Provinciali.

La posizione di Fabio Di Fabio a difesa di Gizzi ristabilisce l’asse del dialogo tra le due componenti Dem che si era incrinato con la conta per il Congresso ed alle Provinciali. Un fatto, quest’ultimo, che blinda la posizione di Fabio Di Fabio per la candidatura unitaria a successore di Morini.

Ma è un equilibrio precario. Perché crea molti dolori di pancia all’interno della compagine del Partito Democratico. Una parte del Pd sta accettando questa soluzione solo per disciplina. E per salvaguardare l’unità. Tra i perplessi c’è lo stesso capogruppo Dem in aula. E nei prossimi giorni c’è già chi, dal Pd (non dal Gruppo) potrebbe prendere le distanze.