Avere la testa di Gaeta a Latina, ecco come fare centro con la Cultura

Il confronto sul diverso approccio di Latina e Gaeta alla candidatura per la capitale italiana della Cultura 2026. Dentro questo c'è la "cultura" di ciascuna delle città: una lettura della diversità tra due comunità. Latina scopre Satricum, Gaeta l'agenda dell'Onu 2030 sul clima. Due modi per un fine unico. Ma uno di essi è sbagliato

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

La speranza  ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
Sant’Agostino

Gaeta aveva colonie commerciali nel mar Nero nell’800 dopo Cristo, Latina farà 100 anni tra 10 anni. Forse è per questo che c’è una scelta particolare nell’ultima roccaforte dei Borbone, la cittadella che resistette fino alla fine ai Savoia, il porto nel quale le navi sabaude e delle Due Sicilie ammainarono le loro bandiere per issare, insieme, il nuovo vessillo del Regno d’Italia. Gaeta è la prima che scommette sul futuro puntando sul mare.

“Blu, il clima della cultura” è il titolo del dossier che presenterà la città di Caboto. “Il titolo del progetto fa riferimento anche al versante culturale del cambiamento climatico. Una candidatura legata agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sulla sostenibilità, declinati nelle tre dimensioni di sviluppo: ambientale, sociale ed economica. Lo riferisce in queste ore il quotidiano Latina Oggi.

I due approcci: il clima e l’urbanistica

Ieri così si presentava Gaeta, Latina riscopriva Satricum. La differenza? Sta nelle radici idroponiche di una offerta e nella solidità dell’altra. La prima si pone il problema del clima, la seconda pensa ancora alle case, all’urbanistica. Gaeta è urbanizzata, ma si apre al mare. Latina è urbanizzata ma non vede il mare, il parco nazionale, il lago, la pianura e ritorna agli anni ’30, ma del secolo scorso.

Latina si incarta in meccanismi escludenti quando è la città più giovane d’Italia, che è il Paese più vecchio del mondo, nel continente più vecchio del mondo. E’ città d’accoglienza nel tempo che “bisogna” accogliere. Città di nuove opportunità per chi non ne aveva più.

Le parole del Papa e la “ragione” di Latina

“Vengo dalla fine del mondo” ha detto Papa Francesco al suo insediamento. Oltre quella terra non c’era più terra, come chiunque da ogni parte di Italia prima, di Italia di Africa dopo, dall’est senza libertà. Fino a chi ha fame oggi qui ha trovato il suo finis terrae. Questo ha Latina ed è la sua “ragione” per domani.

Papa Francesco (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

Abbiamo bisogno di speranza come la terra di pioggia” ha detto Papa Francesco. Questa frase, questo concetto avrei usato per “candidarmi”, non un urbanesimo ormai datato, comunque segno di un tempo passato.

Si mettevano pietre nei muri negli Anni ’30 del secolo scorso, oggi piantiamo gli alberi sulle case. Latina è città del “governo dell’acqua”. E l’acqua sarà il tema della politica nei prossimi decenni. Latina tra speranza e acqua. Ma per far questo bisognerebbe avere la testa di Gaeta a Latina.

La nostalgia genera malinconia, la prospettiva genera ardore. La differenza è tutta qui. Gaeta ha Giovanni Caboto che scoprì il Canada, osò il mare. Latina non sa navigare ma qui è nata l’energia nucleare, l’epopea del volo, la velocità e qui ci sono i ragazzi.

Gaeta Vecchia

Qui ci sono città morte che risorgono: Satricum-Latina, Norba-Norma, Privernum-Priverno, Ninfa-Sermoneta. E Circei-San Felice, Tres Tabernae-Cisterna, Littoria-Latina.

Dalle battaglie della guerra dell’inutile strage alla rinascita dei borghi in loro nome: la guerra distruggeva, qui si rinasceva. Più speranza di così…