“Caro ministro, non avere la testa tra le nuvole”

Il Consorzio Italia Cloud guidato da Antonio Baldassarra è pronto a competere con i Big Tech per il Polo Strategico Nazionale. Ma reclama parità di trattamento con i colossi. Perché già molte volte Davide ha battutto tanti Golia

Giovanni Giuliani

Giornalista malato di calcio e di storie

La sfida parte da Milano e Roma: ma testa e cuore sono in provincia di Frosinone. Perché è lì che è nata anni fa Seeweb, il service provider che si è ritagliato un ruolo autorevole nel panorama internazionale. E da qualche mese ha lanciato la sua sfida ai Big Tech italiani ed Usa. Lo ha fatto costituendo il Consorzio Italia Cloud che si candida alla realizzazione del Polo strategico nazionale. In pratica? La “nuvola” per la transizione digitale della Pubblica Amministrazione.

Il Ministro per l’innovazione e la transizione digitale, Vittorio Colao l’ha definita come una casa sicura per i dati degli italiani. Il cloud per la Pubblica Amministrazione, o meglio, una nuvola informatica sulla quale portare tutte le informazioni sugli italiani ottimizzando la gestione dei dati e dei servizi online.

La sfida è lanciata. Per il cloud nazionale si sono mossi i big del settore della comunicazioni come Tim e Leonardo. È con loro che compete il Consorzio Italia Cloud: parteciperà con un’offerta. Lo ha ribadito il presidente e Ad di Seeweb, Antonio Baldassarra in una intervista a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School). Seeweb è una delle aziende che fanno parte del Consorzio. 

La gara per il Polo Strategico Nazionale ci sarà nel 2022. Sono stati stanziati 1,9 miliardi per la migrazione dei dati da completare entro il 2025. Ora bisogna capire le modalità di questa gara. Ed è qui che si innesca il problema.

Baldassara: Niente favori ai big

Antonio Baldassarra

Antonio Baldassarra ha specificato di essere in attesa che il Ministero dell’innovazione specifichi le condizioni per presentare l’offerta. Ma mette in chiaro un principio: nessuna corsia preferenziale per i big, tutti devono essere messi nelle stesse condizioni per competere. A cosa si riferisce l’uomo che negli anni Novanta è partito da una Bbs nel Grattacielo Edera ed oggi ha sedi in tutti i luoghi strategici del Paese?

Si riferisce al fatto che «il ministero dell’Innovazione ha avuto un dialogo con una serie di soggetti che come noi ha presentato la manifestazione di interesse. Chiediamo ora di avere le stesse informazioni degli altri». Per il resto «malgrado avessimo auspicato un’affermazione più ampia dei requisiti richiesti ai vari soggetti per il trattamento dei dati, abbiamo apprezzato e rispettato l’approccio ecumenico del scelto dal Ministro».

Il Consorzio Italia Cloud – in sostanza – chiede di avere le stesse informazioni degli altri. Per competere alla pari. Perché la sua non vuole essere un’azione di disturbo, intende concorrere davvero. All’orizzonte non vi è quella che potrebbe apparire solamente come una sfida tra Davide e Golia. È lo stesso Ad di Seeweb a precisare che la loro non sia un’azione di disturbo. Anche se non si tratta di colossi «aziende come Seeweb – specifica Baldassarra – hanno le giuste prerogative per gestire il cloud della Pubblica Amministrazione».

La sfida per crescere

Il datacenter Seeweb a Frosinone

Una sfida che può rappresentare uno stimolo per la crescita delle aziende. Così come è cresciuta negli anni Seeweb. È nata nel 1998 come service provider (fornitore di servizi) quando Internet era ancora tutta da scoprire. E il 1998, anche tecnologicamente, era un mondo completamente diverso rispetto a quello di oggi. Con il passare degli anni per Seeweb è arrivata la sfida del cloud computing (2005). In pratica: poter accedere ai dati utilizzando un browser indipendentemente dal dispositivo che si usa e da dove si è in quel momento. Oggi è normale, quindici anni fa era poco più che fantascienza.

Seeweb a luglio, insieme ad altre cinque aziende, Sourcesense, Infordata, Babylon Cloud, Eht e NetaliaIl, ha fondato il Consorzio Italia Cloud. Una nuova realtà nata in concomitanza proprio con le direttive del ministro Colao in materia di digitalizzazione della PA. I numeri del Consorzio sono importanti: un fatturato totale di 270 milioni di euro e 1.890 dipendenti.

 Per Baldassarra non si deve essere per forza player globali per fare cloud. «È solo un pregiudizio tutto italiano quello di pensare di avere una certa dimensione. Esistono – dice – operatori che giornalmente si confrontano col mercato e competono con quelli globali». (leggi anche Cloud della PA: la Ciociaria lancia la sfida di Davide a Golia).

La narrazione alternativa di Baldassarra

Vittorio Colao

 Il Consorzio Italia Cloud propone quella che Baldassarra ha definito una narrazione alternativa. Le capacità tecnologiche e le competenze necessarie ci sono. Come potrebbero esserci anche a possibili alleanze e collaborazioni con altre aziende. Ma ogni eventuale collaborazione – si affretta a specificare Baldassarra – deve seguire uno schema ben preciso: valorizzare le imprese italiane in primis, poi quelle europee e poi quelle extra-Ue. «Ora bisognerà vedere nel dettaglio quali sono le richieste del Governo». Queste le parole dell’ad di Seeweb che ribadisce un concetto essenziale: «il cloud della PA è un’occasione per far crescere le competenze e le imprese domestiche».

 L’obiettivo del Consorzio Italia Cloud è quello di affermare che «esistono aziende che sono in grado di fare e che questo – ribadisce il CEO di Seeweb è uno dei casi in cui una commessa pubblica può diventare una di motori per la crescita del tessuto industriale del Paese».