Bomba o non bomba, gli effetti della crisi Ucraina sull’economia del Lazio

Quante sono le imprese del Lazio che hanno rapporti con Ucraina e Russia. E quante hanno società aperte ad Est. Cosa determinerà la guerra sulla nostra economia. Quali settori soffriranno di più. L'analisi di Unindustria - Intesa illustrata durante la presentazione dell'accordo da 10 miliardi

Bomba o non bomba, l’economia mondiale crescerà anche nel 2022. E con lei anche quella del Lazio. Ma tutto dipenderà da quante bombe contineranno a piovere: se il conflitto si fermerà, se resterà limitato all’area dell’Est; se le sanzioni continueranno a limitare gli scambi con la Russia. Dipenderà dalla guerra ed anche dalla Pace: come ci si arriverà, se sarà duratura o soltanto una tregua. E dipenderà da quale ordine mondiale uscirà dal conflitto.

L’analisi arriva dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. L’ha illustrata oggi agli imprenditori di Unindustria: nel corso dell’incontro con cui presentare l’accordo 10 miliardi di euro per le imprese laziali: sono nell’ambito dei 150 miliardi di euro del plafond nazionale con cui promuovere l’evoluzione del sistema produttivo. Chi può prenderli, quanto può averne, in che modo deve chiederli: lo ha spiegato oggi la tappa laziale del roadshow Confindustria Intesa Sanpaolo per la crescita delle imprese. 

Le previsioni per il 2022

Foto Skittephoto

Nonostante il conflitto che sta martoriando l’Ucraina si attende che il PIL mondiale cresca del 3,7%, dopo il vigoroso rimbalzo del 2021 (6%). L’invasione russa dell’Ucraina ha peggiorato le prospettive, soprattutto per l’Europa. Ci si attende però che il suo impatto sul commercio globale sia modesto.

In Italia lo shock energetico consumerà una parte del risparmio formatosi con la pandemia. La crescita media annua 2022 potrebbe collocarsi ora intorno al 3%. Le previsioni sono per un trend in calo: si stima che si scenderà sotto il 2% nel 2023.

L’economia laziale prima dello scoppio della guerra in Ucraina stava mostrando buoni segnali di recupero. Soprattutto in alcuni settori manifatturieri. In particolare, nel 2021 sui mercati esteri l’export della regione ha recuperato completamente i valori esportati nel 2019.

Nel Lazio, in evidenza soprattutto la metallurgia, che ha più che raddoppiato il proprio export tra il 2019 e il 2021; buoni risultati per la chimica, l’aerospazio, l’elettronica e la meccanica.

Il fattore Ucraina

Foto: Ukrainian Police Department Press Service

L’intensità dell’impatto della crisi russa-ucraina dipenderà molto dalla durata del conflitto e delle controreazioni russe alle sanzioni.

Nell’economia laziale, i settori che potranno subire i maggiori effetti sono quelli legati al mondo dell’edilizia e delle costruzioni, dell’agro-alimentare, dei trasporti e dei servizi. Perché proprio loro? Subiranno il peso dei maggiori costi di produzione, in particolare dell’energia. E la scarsità di materie prime.

Sui mercati esteri, l’economia laziale ha un’esposizione limitata nei confronti di Russia e Ucraina: nel 2021 le esportazioni sono state pari a 292 milioni di euro (89 Russia; 35 Ucraina), pari all’1% del totale. 

Nei principali settori per export (come aerospazio e chimica) l’incidenza verso Russia e Ucraina è superiore alla media nazionale ma resta comunque su livelli molto bassi (circa 3%). Anche il peso del turismo russo nel Lazio sul totale presenze turistiche è leggermente superiore alla media italiana ma inferiore al 2%.

Le contromisure russe

Foto: Kremlin Press Office

Le ripercussioni poi potranno riguardare le società che le imprese laziali hanno costituito in Russia ed Ucraina con partner locali. Infatti le difficoltà logistiche e le potenziali contromisure di congelamento dei beni di proprietà straniera in Russia possono portare ad impatti significativi.

Quante sono? Il database Reprint censisce 751 partecipate italiane in Russia (di cui 45 laziali). Meno rilevante la presenza italiana in Ucraina (170 partecipate, di cui 12 laziali).

I 10 miliardi disponibili

Cifre che hanno fatto da sfondo all’annuncio dei dieci miliardi di euro per le imprese laziali. Ad illustrarlo sono stati Angelo Camilli (Presidente di Unindustria) e Pierluigi Monceri (responsabile della Direzione Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo). L’accordo si basa sul percorso congiunto “Competitività, Innovazione, Sostenibilità”. Lì stanno i 10 miliardi di euro per le imprese laziali: su quei tre driver ritenuti fondamentali per la crescita e in coerenza con il PNRR.

L’Accordo presentato oggi alle imprese laziali è di durata triennale. È stato firmato lo scorso ottobre da Carlo Bonomi (presidente di Confindustria) e Carlo Messina (consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo). Pone al centro iniziative a supporto delle aziende. In quali settori: digitalizzazione e innovazionerafforzamento della struttura finanziaria e patrimonialepotenziamento delle filiere e sostenibilità.

Angelo Camilli

“Il plafond di 10 miliardi di euro messo a disposizione delle imprese del Lazio consentirà di attivare investimenti privati, generando un effetto moltiplicatore delle risorse messe a disposizione per gli investimenti pubblici dal PNRR” ha evidenziato Angelo Camill.

E sulla crisi Russia – Ucraina?  “La crisi tra Russia e Ucraina ha purtroppo accelerato un processo di frenata della ripresa economica e la mancanza di una strategia di politica energetica, assieme allo shortage di materie prime. L’Accordo di oggi sarà in grado di rispondere alle esigenze delle nostre imprese, duramente colpite anche dalla pandemia. Del resto, abbiamo di fronte trasformazioni epocali, a partire dalla transizione ambientale, energetica e digitale, che imporrà una vera modernizzazione di intere filiere produttive.”