Quel patto Industriali Regione che ha cambiato i numeri

Il patto tra Industria e Regione Lazio. Ed i risultati che ha portato. Parlano i numeri. Dal Consorzio Industriale unico alle fermate Tav; dal Contratto di Filiera ed il ritorno del Fondo Perduto

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

È la somma che fa il totale: nella micidiale immediatezza delle sua battute Totò arrivava dritto al punto. Non sono le chiacchiere ma i numeri a dire come stanno le cose. Ed i numeri dicono che il comparto industriale del Lazio in questo dieci anni è stato rinnovato in modo radicale: da una serie di politiche messe a punto e bilanciate da imprenditori e Regione. Insieme hanno dato vita ad un modello di concertazione molto vicino a quello invocato a livello nazionale dal presidente di Confindustria Carlo221 Bonomi: ma che nel Paese non si riesce ad ottenere come ha denunciato nella giornata di ieri. (Leggi qui: Confindustria, altri due anni di Stirpe).

L’asse tra Unindustria e governi Zingaretti è stato solido. E pieno di risultati. Merito di due assessori come Gian Paolo Manzella (poi passato nel Governo Conte 2 come sottosegretario) e Paolo Orneli (tecnico con solide radici d’area e storiche vie di dialogo con il mondo produttivo). Ha portato alla radicale riorganizzazione del modello: sia per l’attuazione delle politiche industriali e sia per la definizione dei bandi europei.

Il Consorzio Unico

Uno dei primi Tavoli tra Regione ed Industriali mise a nudo il provincialismo delle politiche industriali nel Lazio. I nuovi scenari mondiali imponevano un approccio diverso. In concreto: non era più possibile assistere ad un Consorzio industriale del Sud Pontino che pianificava lo sviluppo mercantile del porto di Gaeta mentre il confinante Consorzio Industriale Cosilam di Cassino ragionava sulle aree interne e quindi senza alcuna connessione con quel piano.

Nasce da esempi come questo la necessità, messa sul tavolo dagli industriali, di arrivare ad un consorzio industriale unico per tutto il Lazio. Con il quale pianificare lo sviluppo in maniera armonica ed equilibrata. ma soprattutto in una logica di sistema. Una mission impossible quella di riuscire a far abdicare dai loro interessi e dai loro privilegi di bottega ben cinque consorzi e tutti con gestioni politiche di orientamento diverso. Ci si è riusciti grazie alla indiscussa capacità di mediazione politica che appartiene a Francesco De Angelis. Un risultato che ha proiettato la sua componente Pensare Democratico su una dimensione regionale ed ha consegnato agli industriali del Lazio una struttura con una visione di insieme nella quale sono protagonisti.

La gestione dei fondi

Lo stesso criterio è stato adottato nella gestione dei Fondi europei. È cambiato in modo radicale. Oggi la pianificazione delle scelte non avviene più solo su base politica. Ma il confronto con il mondo produttivo ha portato la politica della Regione Lazio a confrontarsi con chi sta sul campo ed a chiedere ‘cosa vi serve per crescere?‘.

Nasce da lì l’impennata nell’uso dei fondi strutturale europei: che oggi il Lazio utilizza in mondo molto più efficace del passato.

Un esempio su tutti viene dal Cassinate. Nasce dall’interlocuzione tra Unindustria e Regione Lazio con l’Unione Europea il Contratto di Filiera sul quale le imprese dell’indotto Stellantis hanno messo 114 milioni di euro. Innescando così la riapertura dei prestiti europei a Fondo Perduto: il Cassinate avrà la parte più consistente di somme che non dovrà restituire.

Da quel contratto di filiera nascerà nei prossimi anni il primo Tier One: l’insieme di quelle imprese diventerà interlocutore diretto e privilegiato di Stellantis. Lì c’è Power for Future e la sua joint venture con Fincantieri che ha portato a Cassino il progetto per la prima Giga Factory nel Centro Italia. Lo step decisivo ha visto al tavolo Unindustria (Francesco Borgomeo), Cosilam (Marco Delle Cese), Regione Lazio (Nicola Zingaretti e Albino Ruberti). (Leggi qui).

Alta Velocità

Il Treno ad Alta Velocità a Cassino

Nasce dall’interlocuzione tra Unindustria e regione anche la fermata Tav a Frosinone e Cassino. Anche in questo caso è la somma a fare il totale: nessuno può negare che oggi chi sale sul Frecciarossa a Frosinone alle 6.37 prende comodamente il caffé a Firenze alle 9.01 o l’aperitivo a Milano poco prima delle 11.

Dirlo dieci anni fa all’inizio della gestione Zingaretti significava essere presi per quei matti del paese ai quali qualche rotella non gira alla giusta velocità.

La stazione promessa due anni fa è allo studio. Ma su un dato occorre essere chiari: quello scalo ha tutte le sue potenzialità per un altro tipo di trasporti. Quello delle merci lungo la nuova dorsale Europea che va dall’estremo Nord ed arriva fino all’estremo Sud dell’Unione. È il nuovo corridoio merci per il quale da anni sono in corso i lavori d’adeguamento della linea.

Anche su Tav e sulla stazione l’interlocuzione tra Regione ed Industriali è stata centrale.

Il freno a Cinque Stelle

Roberta Lombardi e Nicola Zingaretti (Foto Francesco Benvenuti © Imagoeconomica)

Una delle critiche maggiori di Carlo Bonomi è andata ad un modo di intendere la politica al quale si è assistito in questi cinque anni. È la politica del No a qualunque opera ed a qualunque costo. Chiaro il riferimento ai No grillini per interventi epocali come potevano essere le Olimpiadi a Roma o altrei grandi interventi infrastrutturali.

Anche su questo punto è il Lazio a tracciare un modello differente dal resto d’Italia. Come sta dimostrando l’interlocuzione tra l’assessora alla Transizione Ecologica Roberta Lombardi ed il Governatore Nicola Zingaretti. Su un punto nodale come il termovalorizzatore di Roma. L’opposizione dell’assessora è stato netto ed immediato: ma seguito all’istante da un’interlocuzione attraverso la quale individuare soluzioni tecnologiche alternative con le quali dare al sindaco Roberto Gualtieri il suo impianto per governare finalmente i rifiuti di Roma ed al Movimento 5 Stelle il merito di non avere in città una tecnologia che ritiene obsoleta.

La svolta arriverà poi nelle prossime settimane: quando Palazzo Chigi metterà a punto il decreto concordato con Nicola Zingaretti ed annunciato agli industriali durante l’assemblea di Unindustria nelle settimane scorse. La sospensione dei vincoli del Sin Valle del Sacco nelle aree dove ormai è palese che non ci sia inquinamento. Snellendo le procedure ed evitando al Ministero di incappare in altri casi Catalent.

Anche su questo, il modello Lazio ha la sua diversità dal resto d’Italia. Perché è la somma a fare il totale.