Bordelli (Il caffè di Monia)

Un caffè deciso, su una questione scomoda. Come solo la prostituzione può essere. E la costante ipocrisia che la accompagna

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Leggo notizie sul cellulare mentre attraverso la strada che mi separa dal mare. La crisi di governo, Conte rancoroso, Salvini fuori registro. Addirittura Matteo Renzi che fa una figura migliore di Conte e Salvini. Dalla ramanzina al cazziatone, e Conte che ha avuto una grande occasione per fare la figura del signore, l’ha persa. Peccato. Tutto molto imbarazzante. Per fortuna nessun settimanale britannico ci ha ancora bacchettato per questa campagna elettorale in calzoncini da bagno, fiori di zucca e rosari. Le figuracce sulla brexit gli hanno fatto abbassare la cresta. 

La giornata è limpida. I turisti fotografano tutto. Anche i gabbiani accattoni che hanno, ormai, perso ogni dignità letteraria e pittorica. Da signori del cielo e del mare a banali spazzini di resti di arancini e panini al kebab impacchettato. 

Un’immagine squallida e deprimente che si abbraccia perfettamente con quella della classe dirigente di questo sfortunato paese.

Le tedesche, circondate da anni di wurstel e patate, si arrossano al sole italiano. I loro uomini sfoggiano i peggiori calzini a mezza gamba, imbrigliati in sandali di pessimo gusto.

Due monache si fotografano a vicenda: sotto l’inutile velo, le ciocche di capelli che, un tempo, venivano rasati e nascosti. Ma il tempo passa anche per l’immagine del saio. Non per l’ipocrita bugia.

Lungo la via, sciami di giovani prostitute. Nessuna meraviglia, solo tristezza.

Riaprano i Bordelli. E ci salvino dalla prostituzione ad ogni angolo di via.

Lupanari, Casini, Case di Prostituzione o, come li chiamavano nello Stato Pontificio, Case di Tolleranza.

Riaprano i battenti. Curino l’igiene e la sanità di lavoratrici e clienti e liberino migliaia di operatrici del settore dal marchio d’infamia che si guadagnano sul marciapiede.

Riaprano perchè non è bello assistere al triste spettacolo di bellissime ragazze che “battono” sulla centralissima via costiera.

Non è dignitoso per loro, che fosse una scelta o un obbligo. Salvatele.

Il Bordello è segno di civiltà e non di degrado. E poi non è già tutto un bordello? Ristoranti con personale non qualificato e non dichiarato, supermercati con cassiere dalla busta paga fasulla, negozi con venditori sottopagati, imprese edili con lavoratori in nero, aziende alimentari con prodotti scaduti e rietichettati.

E non blateriamo sulle priorità. Tutto è priorità. Perché tutto ci riguarda. Salviamoci noi e salviamo quella gente, figlia dell’indifferenza di altra gente. Sono come la busta di patatine: si compra, si scoppia, si svuota voracemente e si fa cadere sul pavimento: qualcuno, poi, provvederà a pulire.

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