Buon compleanno Cav, ora però voltati: dobbiamo contarci senza di te

La tre giorni per gli 87 anni di Silvio Berlusconi e le giornate di lavoro e strategia che attendono Tajani e lo stesso Fazzone

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

I primi dati di gradimento del nuovo format di Striscia la Notizia parrebbero dire che l’iniziativa di trasformare le Veline in anime girl con l’AI sia piaciuta a metà. Da un lato è un segno dei tempi, dall’altro la scomparsa del mood casareccio-ammiccante ha fatto storcere il naso ai telespettatori più anziani. Il punto è un altro però: Piersilvio Berlusconi sta svecchiando Mediaset ma senza toccare troppo l’austerità dei suoi programmi-icona, e la cosa è difficile. Difficile quasi quanto celebrare l’87mo compleanno del defunto Silvio Berlusconi senza cadere nell’agiografia e tuttavia rimanendoci con almeno un piede dentro.

Anche perché in questo caso il fine strategico è molto, ma molto più delicato. Forza Italia non è Mediaset e in questo caso tenere “in vita” la memoria del leader fondatore non è solo operazione da sospirone empatico. No, oggi a Paestum e in altri luoghi dello Stivale ricordare il Cav nel giorno in cui avrebbe fatto gli anni equivale a prendere la temperatura ad un Partito che sta messo con una quercella tra due cipressi secolari. Attenzione al particolare botanico però: le querce hanno radici profonde ed orizzontali, i cipressi le hanno flosce e verticali, perciò sono grossi ma instabili.

La ganascia che stringe gli azzurri

Tajani, Meloni e Salvini (Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Gli azzurri sono senza un “sakeem” e “stretti” tra Fratelli d’Italia e la Lega, sono baricentro di un’alleanza salda ma composita e devono contarsi. Per cosa? La mission è doppia e ardua: per sapere quanto vale ancora Forza Italia e per capire se quel valore dovrà essere incarnato da Antonio Tajani. (Leggi qui: Le pensioni a Tajani per non pensionare il partito unico di Meloni).

La questione è nota e rimanda alla particolarissima struttura del Partito fondato da Berlusconi. Una formazione come quella che nacque all’epoca della discesa in campo era a tasso prevalente di leaderismo. E non aveva bisogno di dialettiche interne perché poggiava sulla “satrapia” di un capo forte, pop, ricco come un Creso e primigenio.

Con Berlusconi vivo c’erano solo decisioni sue e nessuna fronda era ammessa. Ma dopo la morte del Cav Forza Italia aveva evidenziato tutte le pecche, inevitabili, di un Partito che aveva ranghi serrati fin quando aveva un condottiero. Quel clima di disorientamento andava combattuto e al tempo stesso assecondato perché anche lì lo scopo era doppio. Tenere “viva” la figura del Cav come mastice e tenere aperto lo scenario del dopo Cav come cambio di pagina senza chiudere il libro.

Per questo motivo Antonio Tajani, delfino “spurio” ma legittimato da anni di carriera cadetta, aveva accettato la guida provvisoria come Segretario, non come presidente. Il tutto in attesa del Congresso di febbraio che consegnerà Forza Italia al cimento cruciale delle Europee con una piramide disegnata e con una cabina di comando definita. Passando dai Congressi Regionali come quello di dicembre a Fiuggi. (Leggi qui: Tajani riporta Forza Italia a Fiuggi: il congresso del Lazio a dicembre).

Giovanardi rilancia Popolo e pure Libertà

Silvio Berlusconi

La scommessa è immensamente delicata perché, piaccia o meno, è proprio dagli azzurri che dovranno venir fuori altre due cose. Cioè la possibilità di stemperare lo spleen di un governo italiano a trazione sovranista ed il tentativo di tenere l’Ue in mano al Ppe evitando scarrocciate massimaliste con Ecr e Identità, che sono i partiti-totem di FdI e Lega in Europa.

Proprio in queste ore Carlo Giovanardi ha tenuto a battesimo il suo “Popolo e Libertà” e lo scopo sta tutto nel simbolismo. Un novello Popolo delle Libertà che punta alla giugulare dei moderati in purezza e a fare il suo dovere alle Europee. Nel nome “del mio grande amico Silvio Berlusconi”. Insomma, se brand c’era adesso se lo mettono in petto in tanti.

Perciò quale momento migliore del primo compleanno del Cav nella sua nuova veste di nume tutelare per mettere a registro il motore della macchina? Il timing ed il protocollo dell’evento sono stati agiografici. Le agenzie informano che “Barbara Berlusconi è attesa al palazzo Lombardia alle 11, dove il Belvedere al 39esimo piano verrà intitolato al padre. Con lei ci saranno il fratello dell’ex premier Paolo e Fedele Confalonieri. Non è dato sapere se si terrà una messa ad Arcore in memoria del Cav con la famiglia”.

Il clou però è stato quello pomeridiano a Paestum. Lì è partita la tre giorni azzurra con il ricordo del fondatore del partito. E subito era scattato il primo rebus sui figli del Cav. Avrebbero mandato un messaggio scritto oppure avrebbero lasciato che il clima politico e strategico prevalesse sull’amarcord? Il messaggio c’è stato ed è stato letto ed esibito in un clima da colossal. Clima con Giancarlo Giannini a declinare il discorso che il Cav tenne nel 2009 negli Usa con Bush presidente.

Paestum per ricordare, e per fare l’appello

Antonio Tajani davanti all’immagine di Silvio Berlusconi (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Il particolare della posizione della famiglia di Berlusconi era tutt’altro che irrilevante. Questo a contare le letture, tutte smentite dalla diretta interessata a dire il vero, che avrebbero visto Marina Berlusconi pronta a “scendere in campo” entro febbraio. Insomma, con uno scenario strategico in purezza e con il “movente buono” della commemorazione del Cav il campo sarebbe tutto di Tajani. Dell’uomo cioè che ha dovuto usare questi step celebrativi non solo per piangere un fondatore, ma per assicurarsi la possibilità di tenere lo scettro senza condizioni di provvisorietà.

E il vicepremier di “lacrima e di pallottoliere” la sua personalissima battaglia per restare commodoro invece che retrocedere a mozzo di goletta l’ha già avviata. Lo aveva fatto con un “filomelonismo” che non era piaciuto a tutti quando il Cav era ancora in vita. Lo fece per eiettarsi nel futuro, dato che si era capito benissimo che dopo il primo ricovero Berlusconi non avrebbe più ripreso FI per le redini.

Poi lo aveva fatto puntando alla compattezza di un partito che tra filogovernativi, ronzulliani, fasciniani e grandi satrapi regionali era diventato un condominio di accoltellatori eleganti e non era più la Casa Madre di un Pensiero Unico e Moderato.

Il dossier Fazzone su cui andare cauti

Claudio Fazzone

E Tajani aveva anche iniziato a sfogliare la pratica che forse gli sta più a cuore: quella laziale di Claudio Fazzone. Il coordinatore regionale è uno di quei denti che, a toglierli senza anestesia, danno dolori forti. Uomo fortissimo e custode di un tesoro di voti, Fazzone era indicato come “non del tutto allineato” con il Tajani-Pensiero. Il rebus era dunque se inertizzarlo in mood bruto rischiando un’emorragia o farlo con un graduale spostamento dell’asse azzurro dal Pontino, feudo di Fazzone, a Roma.

Negli ultimi mesi era iniziata una diaspora di personaggi politici da altri Partiti verso Forza Italia e quel fenomeno era apparso come gli avvicinamenti sotterranei di Willy Coyote alla preda nel cartoon. Si intuiva cioè che non si stava solo assistendo al paradosso di un Partito dato per minore e “morente” che invece scippava gente ai partiti che stavano al suo capezzale con la bava alla bocca. L’impressione era stata anche quella di una sottodirectory altrettanto nevralgica, tutta interna a FI, in cui i vecchi califfati venivano indeboliti per arrivare al 2024 con nuovi giannizzeri in Palazzo.

Da Milano fino a Fiuggi, dove a dicembre si terrà il Congresso Regionale di Fi all’insegna del simbolismo di una Ciociaria che per Tajani è Alma Mater, è stato tutto un assestarsi. Mentre si pulsava del dolore sordo per una perdita ancora abbastanza vicina da immagonire ma già abbastanza lontana da far squadernare i piani di battaglia per il futuro. Il compleanno ex post di oggi potrebbe dunque rientrare, anche se come effetto secondario rispetto all’agiografia, in questa strategia di conta e ranghi serrati.

L’ologramma di Silvio e il “monito”

Antonio Tajani al Consiglio Nazionale di Forza Italia (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

E perfino le uscite più “colorite” sulla kermesse sembrano assumere il tono di particolare sulla cui attuabilità si discetta in punto di strategia e non di opportuno setaccio del kitsch. Come quella, pare non graditissima, dell’ologramma gigante del Cav pronto ad accogliere i partecipanti. Muovendosi.

L’uscita di un Cav in 3D era stata dell’eurodeputato Fulvio Martusciello. E un ologramma che campeggia non è solo una soluzione forse non proprio di ottimo gusto. È come mettere le Colonne d’Ercole a guardia di un momento che ha bisogno di partorire cambiamenti e nuove rotte.

E certe cose è meglio farle senza “l’occhio di Sauron” a scrutarti, come con le foto di un papà scomparso giusto sul tavolo su cui stai firmando la cessione di quel piccolo orticello che amava tanto. Perché in politica le nuove strade si prendono sempre con eleganza, sennò diventano vicoli ciechi. E questo Antonio Tajani non può permetterselo, perché quella che cerca lui è una Strada Maestra.

Nuova ma non nuovissima, perciò rassicurante perché moderata. Non più e non solo com’era il Cav, ma come è lui.