Centristi di tutto il mondo unitevi

Le prospettive dopo l’elezione del Capo dello Stato. Per Bruno Tabacci l’ipotesi di Silvio Berlusconi non ha i voti. Per Gaetano Quagliariello è una priorità anche una nuova legge elettorale. Comunque vada l’area liberale appare al tramonto e quel vuoto può essere occupato da un Centro rinnovato. Se poi al Colle dovessero salire Casini o Amato…

La firma c’è. L’hanno messa sotto al documento anticipato nei giorni scorsi: quello che metterà insieme i centristi di Matteo Renzi e quelli di Giovanni Toti. Per ora in un patto che unirà le loro forze per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Dopo, per ottenere una riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Che potrebbe fare comodo a tutti. Dopo ancora, una piattaforma ancora più ampia con la quale creare un vero e proprio Terzo Polo. (leggi qui Dal Colle alle periferie: il Terzo Polo prende forma).

Centristi di tutta Italia

A posizionarsi sono i centristi. Più che il Centro stesso: hanno capito che comunque vada a finire l’elezione del prossimo Capo dello Stato segnerà un punto di non ritorno della politica italiana.

Bruno Tabacci (Foto Alessia Mastropietro)

Bruno Tabacci è una vecchia volpe della politica italiana. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha sempre sostenuto il bis di Mattarella e la conferma di Draghi a palazzo Chigi. Ed è sempre su questa posizione, sperando in un ripensamento dell’attuale Capo dello Stato.

In un’intervista a La Repubblica ha detto: “I leader prendano in mano la situazione. I Partiti di massa non ci sono più. Non abbiamo Moro e Berlinguer. Enrico Letta e Matteo Salvini devono parlarsi”. E sull’ipotesi Silvio Berlusconi ha affermato: “Non ha i voti. Quelli che leggo sui giornali sono sulla carta. Lo sa anche lui che la sua non è una candidatura che unisce. Intanto un risultato l’ha ottenuto. È tornato al centro della scena e non viene più visto come un reprobo”.

Le possibilità di Silvio

Gaetano Quagliariello (Foto Valerio Portelli © Imagoeconomica)

Gaetano Quagliariello, senatore ed ex ministro delle Riforme, tra i soci fondatori di Coraggio Italia, all’Huffington Post ha dichiarato: “La candidatura di Berlusconi al Quirinale, come le altre, deve soddisfare alcune ragioni di interesse nazionale affinché il Paese mantenga la stabilità e la credibilità internazionale. E tocca ai partiti più grandi della coalizione di centrodestra prendere posizione sul tema”.

Poi si è soffermato sulla federazione che Renzi e Toti firmeranno ufficialmente la settimana prossima. Spiegando: “Si parte dall’aggregazione dei gruppi in Parlamento, ma l’offerta sarà aperta a tutti, chi resterà fuori è perché vuole ballare da solo. Nel patto federativo un punto dirimente sarà la revisione della legge elettorale”.

Perché “per l’area liberale sarà un epilogo e un punto di svolta, dal giorno dopo ci sarà uno spazio politico da organizzare”. Avvertendo: “Se si vota in modo difforme sul Colle, poi sarà difficile mettersi insieme”.

Area al capolinea

Pier Ferdinando Casini (Foto Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

L’area liberale è quella che da più di un quarto di secolo è tenuta insieme proprio da Silvio Berlusconi. Il ragionamento di Quagliariello, ma anche di Tabacci, parte dal presupposto che in ogni caso (perfino in quello, improbabile, di elezione di Berlusconi al Colle) l’area liberale è al capolinea. E che quel vuoto potrà essere occupato soltanto da uomini di Centro. Al Centro.

Un’occasione irripetibile, che naturalmente con l’elezione a capo dello Stato di Giuliano Amato o Pierferdinando Casini avrebbe ancora più consistenza. Ma pure l’ascesa di Mario Draghi al Colle aprirebbe delle autentiche praterie per le formazioni centriste al Governo. Con la Lega che a quel punto sarebbe “costretta” a posizionarsi all’opposizione.

La legge elettorale diventerebbe l’obiettivo principale: Matteo Renzi, Giovanni Toti, Bruno Tabacci, Gaetano Quagliariello e tanti altri spingerebbero per il proporzionale. Anche Silvio Berlusconi a quel punto. E allora si aprirebbe la partita delle partite.