Chi governa perde

Chi governa perde. Le eccezioni sono poche, ad ogni livello. Il voto sulla Brexit ha spazzato via in pochi secondi un politico fortissimo come David Cameron, che si è dimesso non soltanto da primo ministro e capo del partito ma anche da semplice deputato. Molti britannici hanno detto dopo di non aver capito bene su cosa stavano esprimendosi. Una considerazione che dimostra che la loro intenzione era quella di mandare a casa il Gabinetto Cameron.


Negli Stati Uniti un miliardario come Donald Trump ha stravinto perché si è accreditato, riuscendoci, come anti-sistema. Con Barack Obama l’economia è migliorata, ma il fallimento c’è stato, in tutto il mondo, nelle politiche di redistribuzione del reddito. I ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, la classe media sempre più in difficoltà.

In Francia Marine Le Pen avanza mentre Francois Hollande è in difficoltà.

In Italia Matteo Renzi potrebbe perdere il referendum perché la logica è la stessa: tutti contro chi governa. I segnali delle amministrative di qualche mese fa sono stati evidenti: a Roma e a Torino i Cinque Stelle hanno vinto “contro” il sistema. Un sindaco come Piero Fassino aveva peraltro amministrato benissimo.


Anche a livello locale per gli uscenti sono tempi duri: le sconfitte di Giuseppe Golini Petrarcone (Cassino) ed Ernesto Tersigni (Sora) si spiegano pure in questo modo, amplificate poi dalle spaccature dei Partiti e tutto il resto.

Non è più nemmeno un confronto tra chi appare “vecchio” e chi “nuovo”. La gente è talmente in difficoltà che identifica spesso il cambiamento con l’affossamento di chi è al potere. Su qualunque poltrona.

Alle elezioni comunali di Frosinone mancano ancora diversi mesi e il vento potrebbe cambiare. Ma non è sicuro. Il sindaco Nicola Ottaviani ha una strada soltanto: presentarsi all’elettorato come il cambiamento di se stesso, un Ottaviani 2 come il cambiamento dell’Ottaviani 1. Per dimostrarlo, rischia di dover cambiare la maggior parte della squadra del primo mandato.

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