Comunali, come si legge il voto in Italia

La vittoria di un Enrico Letta che segue i consigli di Romano Prodi, la sconfitta politicamente ingestibile di Matteo Salvini, assediato adesso da Giorgetti e Zaia. Se Michetti non diventa sindaco di Roma, quella di Giorgia Meloni resterà una splendida vittoria di Pirro. Forza Italia di Silvio Berlusconi ancora centrale. Il Movimento Cinque Stelle non esiste nel Paese reale e adesso Giuseppe Conte deve guardarsi da… Virginia Raggi.

Un voto che rafforza il Governo di Mario Draghi. Per il resto: vittoria del Pd di Enrico Letta, crollo dell’asse sovranista, con la Lega che dovrà fare i conti con una sconfitta netta. Mentre i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni hanno la leadership elettorale di una coalizione ridimensionata. Festeggia Forza Italia di Silvio Berlusconi, perché il centrodestra vince con candidati moderati. Quelli “azzurri”. Movimento Cinque Stelle disintegrato, con scenari di rese dei conti micidiali.

Le mosse vincenti di Letta

Enrico Letta

Enrico Letta ha indovinato tutto. A partire dalla formula vincente di allargamento della coalizione sui valori e sull’identità. E dall’alleanza con i Cinque Stelle laddove possibile.

I trionfi al primo turno a Milano (Sala), Napoli (Manfredi) e Bologna (Lepore) sono il risultato di una strategia perfetta. E anche la sua elezione nel collegio di Siena sta a significare la forza del segretario del Pd.  Al ballottaggio i Democrat si presentano favoriti a Torino e con grandi spazi di crescita a Roma. Dove un successo di Roberto Gualtieri trasformerebbe in apoteosi la linea vincente emersa finora. Adesso Enrico Letta metterà mano al cambiamento vero nel Partito. Consapevole che le correnti cercheranno di ostacolarlo. Lui però sta seguendo benissimo il consiglio di Romano Prodi: prendere costantemente l’iniziativa politica, in modo da togliere spazi alle correnti.

Il tramonto delle stelle

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio

Il Movimento Cinque Stelle è ai minimi termini. Le vittorie di cinque anni fa di Virginia Raggi e Chiara Appendino sono ricordi pallidissimi. Il Movimento raggiunge qualche risultato solo dove è alleato (minoritario) del Pd. Cioè a Napoli e Bologna. Per il resto è una disfatta.

All’interno della quale però c’è il risultato di Virginia Raggi a Roma. Un risultato che appartiene all’ex sindaca però. Giuseppe Conte si è affrettato a dire che mai il Movimento farà alleanze con la Destra. Ma questo non è proprio esatto, visto che il primo Governo Conte nacque grazie al sostegno fortissimo del leader della destra sovranista, Matteo Salvini.

Nel Movimento ha retto la linea governista di Luigi Di Maio e Roberto Fico. Ora bisognerà vedere quali saranno le scelte di Beppe Grillo, che potrebbe perfino lanciare Virginia Raggi per la guida del partito. Si apre una fase convulsa.

Eterno silvio

Matteo Salvini (Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica)

Positiva la linea moderata di Forza Italia, che dimostra come è quello il modello di centrodestra vincente. Infatti Silvio Berlusconi e Antonio Tajani lo hanno sottolineato. Nella Lega comincia una fase di fibrillazioni assolute. Giancarlo Giorgetti, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga devono decidere se sferrare adesso l’attacco alla leadership del Capitano Matteo Salvini. Se cioè spingere per il congresso subito.

Salvini ha fatto autocritica sui candidati scelti all’ultimo istante e sulle lacerazioni. Potrebbe provare un ulteriore cambio di rotta: massimo sostegno al Governo e appoggio a Mario Draghi per il Quirinale.

Giorgia Meloni guida il primo Partito della coalizione, ma anche lei ha bisogno di un successo di prestigio per lanciare definitivamente i Fratelli d’Italia. E quel successo può arrivare soltanto a Roma. Perciò ha detto immediatamente che la partita della Capitale non è chiusa. Saranno quindici giorni di fuoco. Se però a Roma il centrodestra perderà, anche la supremazie all’interno della coalizione di Fratelli d’Italia sarà una vittoria di Pirro.

Mario Draghi non è stato proprio toccato sul piano politico da un voto che rafforza il suo Governo. Ora al Quirinale dicono di volerlo quasi tutti. Lui naturalmente non si sbilancia. Ma il pallino della politica nazionale è completamente nelle sue mani. Non ha bisogno neppure di…. parlare.