Conte è morto. Viva Conte.

Cosa c'è dietro alla nomina di Fico. Chi vince e chi perde. Il muso di Zingaretti, le stampelle di Meloni, la smorfia di Grasso, il ciuffo di Zampetti, la criniera di Mattarella. Ma perché consente tutto a Renzi? Una spiegazione c'è

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Le roi est mort, vive le roi! Era la formula con cui nella monarchia francese precedente alla rivoluzione si annunciava al popolo contemporaneamente la morte del re e l’avvento del suo successore affermando così la continuità ininterrotta dell’istituto monarchico. Il re è morto viva il re! Ma nessun re è mai succeduto a sé stesso. Come nessun Presidente del Consiglio italiano era mai succeduto a se stesso. Prima di Conte.

E con buona pace di Robespierre, dei giacobini, di Marat, dei sanculotti, Giuseppi non ha solo intenzione di succedere a sé stesso. Ma vuole succedere al sé stesso che è succeduto a sé stesso. E forse ci riuscirà. Uno e trino.

Il triplete di Conte ma a caro prezzo

Giuseppe Conte

Ma non sarà una tripletta priva di umiliazioni. Perché ormai è chiaro che per riuscirci dovrà sottomettersi a Renzi. Quel Renzi dato per morto qualche giorno fa che invece in queste ore gioca  con l’obnubilato Re Sole Conte come il gatto col topo. 

Hanno ammazzato Pablo ma Pablo è vivo di Francesco De Gregori sembra sarà il nuovo inno di Italia Viva. Pare la canticchiasse Renzi già scendendo le scale del Quirinale a consultazione avvenuta.

Ed è proprio l’analisi delle consultazioni quirinalizie che ci suggerisce che possa succedere l’apparentemente impossibile. Un Conte ter con Renzi dentro.

L’unico ad uscire pimpante dalle soporifere stanze di Mattarella è stato il Matteo fiorentino. Pimpante e tonico sembrava non volesse più lasciare il microfono nelle dichiarazioni ufficiali, addirittura si è concesso alle domande dei giornalisti tanto si sentiva a suo agio. E c’è da capirlo, era appena sceso dall’aereo che lo riportava dall’Arabia Saudita, dove gli avevano sganciato ottantamila euro per parlare del “nuovo rinascimento” di quel Paese. Per quella cifra forse avrà anche detto “first reaction choc” in arabo, il tormentone dei social dei giorni scorsi, ma non è dato saperlo. Fatto sta che il governo italiano, dimissionario, per dispetto, cinque minuti dopo ha bloccato l’esportazione delle armi in Emirati ed Arabia creando un caso diplomatico.

A nessuno è ancora dato sapere, comunque, perché dopo poche ore, rientrato in Italia, abbia potuto partecipare bello bello alle consultazioni quando ad ogni povero italiano che viaggia vengono imposti 14 giorni di quarantena. Misteri del rinascimento.

A Renzi gioco, partita, incontro

Matteo renzi (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

È così che in tutta la sua Renzianitá lo si sente distintamente pronunciare davanti ai microfoni del Quirinale la seguente frase “io non vedo altra maggioranza politica che non contempli Italia Viva”. Ed è vero. Gioco partita incontro.

Ma non pago si lancia in altre astrazioni bibliche ghignando che tutti si aspettavano un esodo dal suo gruppo che invece è rimasto numericamente solido mentre i cosiddetti responsabili, costruttori, europeisti, stakanovisti, linotipisti o in qualsiasi modo ormai li chiamino sono rimasti sostanzialmente al palo. Anzi qualche senatore fuoriuscito è addirittura tornato all’ovile poche ore dopo. (Leggi qui Il ‘responsabile’ Vitali accusa Tajani: “Mi ha preso a calci”).

Inquadrato sullo sfondo Giovanni Grasso il portavoce di Mattarella seppur mascherinato tradisce una smorfia come uno a cui hanno dato un cazzotto sullo sterno ma non vuole far vedere che ha accusato il colpo. Più defilato Zampetti, omonimo del cumenda protagonista di innumerevoli commedie all’italiana, il segretario generale del Quirinale, muove impercettibilmente il ciuffo come toccato da un refolo di vento. A quel punto Renzi esce di scena con uno sguardo da trapper come a dire “bella raga!”, seguito da un codazzo infinito di figuranti che agli attenti osservatori hanno fatto asserire che Italia Viva fosse l’unico Partito in queste consultazioni con più delegati al Quirinale che elettori fuori. Maligni.

Il muso lungo di Zingaretti

Nicola Zingaretti al Quirinale (Foto: Francesco Ammendola)

Ma è quando vedi uscire Zingaretti con un muso lungo come lo avesse dipinto Modigliani, con la stessa espressione di uno che gli è appena morto il gatto, che capisci.

Lo ascolti biascicare la solita sequenza di luoghi comuni fino ad affermare virilmente con quell’accento un po’ alla Gatto Silvestro “abbiamo proposto un nuovo governo Conte” per poi piazzare il colpo innovativo: “stiamo lavorando ad una nuova legge proporzionale”. Mizzica. Terminata l’esposizione viene gentilmente accompagnato fuori. Al passaggio s’ode rumor di catene tanto lo hanno incastrato in questa storia.

Poi arriva Homer Crimi che prima di rileggere il testo letto all’atto dell’insediamento del Governo, perché forse era nuovo ma diceva le stesse cose, annuncia di leggere un messaggino di un sindaco di montagna terremotato che in sintesi dice che sono degli incapaci ma lui non lo capisce e lo legge come fossero encomi. Poi esce sorridente esclamando dehihihoho.

Come al solito, non hanno capito

Vito Crimi (Foto Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Nel frattempo i militanti grillini si scatenano sui social con l’hastag “Renzi fuori dalle p…e realizzi che come al solito non hanno capito niente di quello che accade.

Tra poco dovranno scusarsi e fare pace con Casaleggio, riesumare Rousseau, lanciare un nuovo voto che suona pressappoco così: “Volete voi tornare al governo con Renzi che ci ha appena sfanculato pubblicamente, ricattato ed insultato copiosamente ponendo la nostra testa e quella di Conte sotto i suoi piedi come Benigni e Troisi con Savonarola in “Non ci resta che piangere” rimangiandoci tutto quello che abbiamo detto finora?”.

Stravincerà il si col 98% per la felicità di tutti. In particolare di Casalino. Il 2% restanti saranno quelli che non hanno capito la domanda tra cui Di Battista.

Riassunto in termini semplici: noi Cinque Stelle vogliamo Conte ad ogni costo, tu Renzi vuoi più ministeri e qualch’altra cosettuccia, vediamo che dobbiamo fare che se si va alle elezioni ci pistano come i tamburi.

Tanto che Renzi in conferenza con occhi da sibarita dichiara alla stampa di aver sentito Conte telefonicamente nel pomeriggio. Come per dire è già iniziata la sottomissione.

Sembra che il dialogo avesse ricalcato lo scambio di opinioni tra in Ibra e Lukaku per quanto si vogliono bene ma vedrete tra qualche giorno, “per il bene del Paese” andranno nuovamente d’amore e d’accordo. Ovviamente dopo un ministero importante alla Boschi che, per inciso, si è presentata con un tacco 12 il cui battito risuonava armonioso per i lunghi ed alti corridoi del Quirinale. Quasi a fare da contrappasso alla povera Meloni che invece, pare per incidente sportivo, si era presentata in stampelle pronta ad immolarsi come Enrico Toti per salvare le sorti della Patria.

Le stampelle del centrodestra

Giorgia Meloni arriva al Quirinale (Foto Alessandro Serranò via Imagoeconomica)

Ah ecco dimenticavo c’era pure il centrodestra al completo che, positivamente presentatosi compatto, a fronte dei movimenti convulsi sul fronte avversario ha presentato un concetto assolutamente innovativo. Elezioni. Ma detto neanche tanto forte in conferenza perché magari se di là sentiva Mattarella si destava inquieto.

Erano molto belli tutti in scuro eleganti disposti in rigida geometria fotografica, per simmetria mi sembravano La fucilazione di Goya in 3 maggio 1808.

Acclarato che non avessero nessuna possibilità di protagonismo hanno ridisceso lo scalone con velocità inusitata seguendo tutti Salvini come fosse il mega direttore seguito dai dipendenti sportivi e festanti alla coppa Cobram. Dimenticando però distaccata la povera Meloni attardata sullo scalone che scendeva a fatica costretta sulle stampelle sostenuta da un unico gentiluomo. È bastato uscire dalle scale perché l’unità appena ostentata vacillasse.

L’irritazione di Mattarella

Sergio Mattarella. (Foto: Paolo Giandotti via Imagoeconomica)

Dunque dopo un’infinità di gruppi e gruppetti vecchi e neocostituiti tra cui spiccavano i vari due di picche a Conte non più ritenuto attrattivo e credibile e varie note di colore tra cui il fatto che De Falco avesse comprato un vestito nuovo per l’occasione tipo i campagnoli quando avevano la cresima di un parente ma il vestito da cerimonia vecchio era troppo stretto e sdrucito, termina il primo giro di consultazioni.

Esce dunque dalle segrete stanze Mattarella che si presenta alla stampa visibilmente provato. Evidentemente di nuovo in crisi col barbiere, come nel famoso fuori onda, si presenta con una pettinatura alla Rita Levi Montalcini scuro in volto e dichiara: “È emersa la prospettiva di una maggioranza politica composta a partire dai gruppi che sostenevano il governo precedente. Questa possibilità va peraltro doverosamente verificata”.

Che uno si chiede ma stavano insieme fino alla settimana scorsa e poi ora si stanno scannando, dimissioni di ministri, invettive, insulti, governi dimissionari, mercato delle vacche. Dopo una settimana ci tornate a dire che la soluzione migliore è tornare come si stava quindici giorni fa e fare finta di niente? Perplesso credi che il presidente abbia terminato ma lo vedi riprendere fiato e dire chiaro “Adotterò a brevissimo un’iniziativa” allora sprofondi nella poltrona alzi il volume pensando ahhh finalmente ci dice qualcosa di nuovo. Ma appena quelle ultime parole vengono proferite prende e imbocca con velocità da centometrista la stessa porta da cui è entrato lasciandoti con una suspense che neanche Hitchcock.

Fai subito una ridda di ipotesi cercando di capire, fino a quando la realtà non ti piomba addosso con tutto il suo peso e leggi la notizia. Incarico esplorativo a Fico.

In attesa di Conte… Ah, Fico !

Roberto Fico e Sergio Mattarella (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Fico??? Dopo qualche secondo mi ricordo che è il Presidente della Camera. In effetti realizzo di ricordarlo solo per alcuni avvenimenti salienti.

Lo ricordo con le mani in tasca durante l’inno nazionale nelle cerimonie, lo ricordo quando balbettava ai giornalisti “è solo un amica di famigliaquando scoprirono che aveva la colf a nero, lo ricordo quando lo beccarono con l’auto blu dopo che per qualche giorno aveva fatto finta di andare alla camera con i mezzi pubblici, lo ricordo prodursi in qualche pugno chiuso di comunista memoria in alcune manifestazioni, lo ricordo quando dando la parola al deputato Giacomoni lo chiamò Giacomini e questo per risposta disse “grazie presidente Fica. Altro non ricordo. Ah si forse che quando parla ha la stessa cadenza di Peppe Barra intento ad introdurre Tammurriata Nera.

Però una cosa ve la posso confessare. A guardarlo la prima cosa che mi è venuta in mente è il sonetto di Trilussa “l’elezzione der presidente”.

Lo ricordate quello in cui un somarello per ambizione di essere eletto mise addosso una pelle di leone e pronuncio un forbito discorso:

”Bestie elettore, io so’ commosso:

la civirtà, la libbertà, er progresso…

ecco er vero programma che’ ciò io,

ch’è l’istesso der popolo! Per cui

voterete compatti er nome mio.”

Difatti venne eletto solo che per la felicità improvvisa gli scappò un raglio che ne rivelò la vera natura e solo allora “er popolo bestione s’accorse d’avè pijato un ciuccio p’un leone!”.

Di fronte alle proteste del popolo però non si scompose e disse chiosando:

Peggio pe’ voi che me ciavete messo!

Silenzio! e rispettate er Presidente!”

Ma nonostante Trilussa con maturità non mi assale il senso di terrore di ritrovarcelo Presidente del Consiglio perché è evidente che lo stratagemma di un nuovo giro di consultazioni serve solo a prendere il tempo necessario per Conte di metabolizzare le richieste di Renzi, sottomettersi obtorto collo e capitolare con gran dignità, senso dello Stato e ovviamente per il bene della nazione. Con buona pace degli italiani presi dalla crisi Covid.

Ma come fa Matteo?

Matteo Renzi (Foto: Imagoeconomica, Paolo Lo Debole)

Voi direte a questo punto: ma come fa un soggetto come Renzi ad arrivare a questi risultati? Perché il presidente della Repubblica lo permette? Semplice basta uno sforzo di memoria.

Era il 31 gennaio 2015. Sei anni fa esatti. Quando su iniziativa dell’allora premier Matteo Renzi veniva eletto come dodicesimo presidente della repubblica con 665 voti al quarto scrutinio Sergio Mattarella. Dopo che il veto dello stesso Renzi aveva fatto giá saltare nomi ben più altisonanti come D’Alema e Prodi.

Sembra un’era politica fa. Ma lì nascono le radici ed anche la soluzione della crisi attuale. Ricordandolo capisci come lo spazio ottenuto da Renzi con la copertura del Quirinale gli permetterà a meno di litigi improvvisi di restare protagonista nel governo anche dopo l’azzardo delle dimissioni. Dopo il rischio corso di diventare superfluo e non più determinante.

Perché Mattarella non ha dimenticato il passato ma soprattutto ha ben chiaro il futuro. Vedrete tra pochi mesi che di fronte alla ridda di nomi che già circola per la presidenza della Repubblica si svilupperà una confusione così grande, un disaccordo così totale che non permetterà di trovare nessun nome condiviso.

Sarà allora in quella confusione che un uomo si alzerà e dirà con tono intelligente e saggio. “L’unica soluzione sarà rieleggere il presidente Mattarella! Solo lui può garantire l’unità nazionale.”.

E quell’uomo sarà Matteo Renzi.

Come andrà a finire

Sergio Mattarella e Matteo Renzi (Foto: Paolo Giandotti via Imagoeconomica)

I Cinque Stelle grati per il triplice salvataggio del re Conte non potranno dire di no. Il Pd si irrigidirà ma non potrà obiettare. Lo stesso i gruppi e gruppetti sparsi in cerca d’autore pervasi dal richiamo alla responsabilità.

Il centrodestra farà le finte barricate su Berlusconi per poi gettare la spugna con gran dignità alla quarta votazione dove verrà trionfalmente rieletto Mattarella. Ovviamente non dopo aver più volte declinato l’invito perché stanco e anziano, come da prassi, poi pervaso da un sincero e prosecutorio anelito di amor patrio. Sarà così che si concluderà una brillante e complessa operazione di potere che vede i suoi sviluppi fondamentali in questi giorni, tesa a mantenere l’attuale formazione del parlamento, che con Renzi in maggioranza è numericamente sufficiente all elezione del Presidente della Repubblica e scongiurare il voto e nuove Camere che sarebbero incontrollabili per l’attuale gruppo di governo.

È per questo che Mattarella vuole bene a tutti ma non in modo identico. Renzi è come il nipote indisciplinato ma favorito. Lo lascia fare.

Un po’ per restare nella metafora animale passando da Trilussa a Orwell. Dove ne “La fattoria degli animali” alla base dell’autogoverno era il postulato che gli animali fossero tutti uguali. Anche se poi presero il controllo i maiali (absit iniuria verbis). Chi ha letto il libro ricorderà i capi: Vecchio Maggiore, Napoleon, Palla di neve prodursi in continui scontri di potere. E così a futura memoria come scolpite nella pietra leggi nel libro parole illuminanti dagli stessi suini pronunciate: “Tutti gli animali sono uguali. Ma alcuni sono più uguali di altri”.

Illuminante. I re sono morti. Viva i re. La rivoluzione può aspettare.