Crisi Mar Rosso, niente Blue Economy senza Marina: «Avanti col subacqueo» 

Continuano gli attacchi degli Houthi alle navi mercantili. L’Italia difende l’Economia del Mare con il cacciatorpediniere Caio Duilio. Il Lazio è la terza regione più legata a un mercato ormai abbattuto dai droni. Acampora incontra la Marina: «Una sicurezza per merci e persone, ma servono traffico subacqueo e turismo sottomarino». Tra i protagonisti del terzo Summit di Gaeta.

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Anche nelle ore scorse le milizie Houthi sostenute dall’Iran hanno colpito una nave mercantile, fortunatamente senza danni e feriti irrimediabili, al largo delle coste dello Yemen. L’Italia difende la sua Economia del Mare con il cacciatorpediniere Caio Duilio, a segno contro altri droni promessi all’Europa «finché continuerà l’aggressione e l’assedio di Gaza» da parte di Israele. È sempre più crisi nel Mar Rosso.   

Viene abbattuta, tra sanguinosi riassetti geopolitici, anche la Blue Economy. Quella che pesa per oltre il 5% sull’economia del Lazio: la terza regione più legata a un mercato affossato dai missili del gruppo armato finanziato dagli ayatollah. È anche la prima ad avere una cabina di regia dell’Economia del Mare. Che è al servizio di oltre trentamila imprese del settore: il 16% di quelle nazionali. Normalmente, incassano 8 miliardi di euro e danno lavoro a 150mila persone.  

Giovanni Acampora, nelle scorse ore, ha incontrato il Comandante supremo della Marina militare italiana: l’ammiraglio Enrico Credendino, Capo di Stato maggiore. Con lui il Sottocapo Giuseppe Berutti Bergotto. Ha innanzitutto ringraziato la Marina per «il prezioso lavoro quotidiano per la sicurezza di traffici e persone». Lo ha fatto nelle vesti di presidente di Assonautica, e Camera di Commercio di Frosinone e Latina, nonché di Si.Camera: l’Agenzia delle Camere di commercio per lo sviluppo progetti e servizi.

Sott’acqua, lontano dai droni

Giovanni Acampora (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Acampora, però, guarda alla dimensione subacquea: traffico e turismo sottomarino. È stato redatto un “Rapporto globale” in materia. È il report “Civiltà del mare. Geopolotica, strategia, interessi nel mondo subacqueo. Il ruolo dell’Italia”, realizzato dalla stessa Marina con la Fondazione Leonardo, il Consiglio nazionale delle ricerche e l’Università Sapienza di Roma.

Il subacqueo sarà certamente protagonista dell’ormai prossimo Summit nazionale sull’Economia del Mare: il terzo “Blue Forum”, di scena a Gaeta dal 10 al 13 aprile. Filiera ittica, cantieristica, movimentazione di merci e passeggeri, servizi di alloggio e ristorazione, ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, nonché attività sportive e ricreative. La Crisi del Mar Rosso mette a dura prova tutta l’Economia del Mare.

Francia, Germania e Italia hanno inviato navi da guerra per proteggere quelle rotte fondamentali per gli scambi commerciali. Acampora si è recato a Palazzo Marina, sede dello Stato maggiore, per esprimere forte gratitudine alla Marina Militare per il suo operato.

«Sicurezza per traffici e persone»

Guido Crosetto (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

«Il lavoro quotidiano di donne e uomini – ha detto – che garantiscono la sicurezza dei traffici e delle persone nei mari vicini e lontani del mondo, anche in zone difficili come quella del Golfo di Aden, consente al nostro Paese di far crescere l’economia nazionale».

È stata anche e soprattutto l’occasione, però, per la condivisione: «Azioni comuni, con particolare riferimento alla dimensione subacquea – invoca la Camera di commercio del Basso Lazio sempre più centrale nel dibattito nazionale e internazionale e alla sicurezza dei traffici quale valore imprescindibile per l’economia del mare nazionale».

Lo Stato Maggiore ha confermato la propria presenza all’atteso Blue Forum 2024 di Gaeta. «La Marina italiana garantisce la libera navigazione e protegge i nostri mercantili. Fieri dei nostri marinai», ha esclamato il ministro degli esteri, Antonio Tajani dopo l’ultimo abbattimento di droni “ribelli” da parte della Caio Duilio: la nave impiegata nell’operazione europea Aspides. Guido Crosetto, titolare della Difesa, ha confermato il pugno duro: «Il Mar Rosso e il Canale di Suez sono uno snodo vitale per la nostra economia». (Leggi qui Blu Forum, Gaeta chiama l’Europa per riscrivere le regole).

Nove miliardi persi in mezzo anno

Nello Musumeci (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Ora Nello Musumeci, ministro della protezione civile e delle politiche del mare, aggiunge il carico: «In Europa servirebbe una forza armata comune: ma vince il pacifismo ipocrita». Una proposta pacifica, affatto ipocrita, è la movimentazione sott’acqua di merci e persone. L’Italia non può più aspettare. Confartigianato ha stimato le perdite economiche della Crisi del Mar Rosso: 95 milioni di euro al giorno.

In sei mesi sono scomparsi quasi nove miliardi di introito. Solo nell’ultimo trimestre, secondo lo studio, «l’Italia ha perso 3.3 miliardi per mancate o ritardate esportazioni e 5.5 miliardi per il mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri». È stato preso in considerazione il traffico tra Oceano Indiano e Mar Rosso, che collegano l’export nazionale ad Asia, Golfo Persico e Africa.

La Blue Economy, come per la Camera di commercio Frosinone-Latina, è al centro anche dei desideri e pensieri di Unindustria. «Per Civitavecchia, in particolare – ritiene l’Unione di imprese e industriali del Lazio – la sfida è conquistare una posizione dominante anche nelle merci dopo i successi ottenuti nelle crociere. Per i passeggeri si sono superati i livelli pre-Covid e la città laziale è il secondo scalo europeo dopo Barcellona».

«Doccia fredda se non gelata»

«Potremmo diventare entro pochi anni il primo». Ne è certo Pino Musolino, a capo dell’Autorità di sistema portuale del Tirreno centro-settentrionale: quella dei Porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta.

Se non fosse per «una doccia fredda che rischia di diventare gelata – l’ha ribattezzata Unindustria -. Il traffico globale delle merci è sconvolto dalla crisi del Mar Rosso, causata dagli attacchi dei guerriglieri Houthi dello Yemen contro le navi in transito verso il Canale di Suez, dove il traffico è già diminuito del 60%».

Al centro dell’attenzione anche la costa tirrenica: «Le grandi navi portacontainer non si addentrano di regola nell’Adriatico ma proseguono lungo la costa occidentale dell’Italia, passando dallo stretto di Messina e raggiungendo Gioia Tauro, Civitavecchia, La Spezia e Genova». La crisi di Suez ha già comportato la moltiplicazione per quattro dei noli da 1500 a 6000 dollari per container (il “biglietto” per il trasporto via mare), e i primi ritardi a catena nelle forniture».