Quella data che rischia di far saltare la candidatura a Tajani

Una data tra Antonio Tajani e la sua investitura a premier designato dal centrodestra in caso di vittoria alle prossime elezioni politiche. La data è l’otto marzo 2018. Da lei e da uno scambio con il Partito Democratico dipende se sarà imprima persona Silvio Berlusconi a tentare la scalata per il ritorno a Palazzo Chigi. Oppure se delegherà il suo fido Tajani.

 

  IL PREMIER DI RISERVA

La designazione di Antonio Tajani non è una scelta. È una necessità. Come spiegato nei giorni scorsi, in realtà Berlusconi ha in mente solo Berlusconi per occupare la casella di Palazzo Chigi. Ma non può. Perché nel maggio del 2013 è stato condannato in via definitiva a 4 anni di reclusione per il reato di frode fiscale, per la compravendita di diritti televisivi Mediaset attraverso società off shore. Tre anni gli vengono condonati grazie all’indulto ed il residuo della pena lo sconta svolgendo servizio presso un istituto per anziani.

C’è poi una pena accessoria: cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Non può ricoprire cariche pubbliche fino al 2018. Però il processo d’appello riduce quella pena a due soli anni.

Scatta poi la Legge Severino: chi viene condannato per reati contro la pubblica amministrazione decade dalla carica elettiva e non può ripresentarsi agli elettori fino a sei anni dopo che si è finito di scontare la pena.

È questo a rendere Silvio Berlusconi non cadidabile fino al 2019. Un’esclusione che è stata impugnata di fronte alle Corte europea dei diritti dell’uomo: l’udienza è fissata al 22 novembre prossimo e per la sentenza potrebbero occorrere anche sei mesi. Fino a quel momento Berlusconi è fuori dai giochi. Per questo ha estratto dal mazzo la carta Antonio Tajani. Il presidente del Parlamento Europeo è autorevole, gode di massima credibilità tra le cancellerie continentali e non solo, mai toccato da uno schizzo di fango in oltre trent’anni di politica, abilissimo a navigare nel Proporzionale (come sarà ilarissimo parlamento italiano) tanto da riuscire a costruirsi l’elezione a Bruxelles. Soprattutto gli è fedelissimo.

 

L’INCROCIO DI DATE

Un profilo perfetto. Tanto che domenica prossima a Fiuggi è atteso l’annuncio della designazione di Antonio Tajani a premier per il centrodestra in caso di vittoria alle prossime elezioni politiche.

C’è un ‘però‘ dell’ultima ora. Dovuto ad un incrocio di date.

La sterminata tribù di avvocati che segue le cause dell’ex Cav si è ricordata di un istituto previsto dal nostro Codice Penale. È l’istituto della Riabilitazione. Se, dopo una condanna, un cittadino si comporta bene e dimostra di avere cambiato vita, fornendo costanti prove di buona condotta, può chiedere l’applicazione dell’Art.179 C.P. Condizioni per la Riabilitazione. Recita:

La riabilitazione è conceduta quando siano decorsi almeno tre anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita o siasi in altro modo estinta, e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta.

 

Tre anni: la soluzione è tutta li. La data cruciale è l’otto marzo 2018: da quel giorno Silvio Berlusconi è legittimato a far presentare ai suoi avvocati la domanda con cui essere riabilitato dal Tribunale di Sorveglianza.

 

 

E SE SI VOTA PRIMA?

E se si vota prima? Salta tutta a giostra. C’è però una strada. Se si trova un accordo politico è possibile far slittare le elezioni. Fino a quando? Al massimo fino alla primavera 2018: maggio. Non oltre.

Ci si può provare. Ma perché gli avversari dovrebbero concedere questo slittamento che consentirebbe a Silvio di scendere in campo in prima persona? E questo nonostante tutti i sondaggi dicano che la sua candidatura diretta vale una manciata di punti in più mesi sondaggi, abbastanza per poter vincere?

Una merce di scambio c’è. È la legge elettorale. Silvio Berlusconi potrebbe rinunciare alla sua pregiudiziale e mollare il modello tedesco al quale sta arroccato. In cambio potrebbe dare l’appoggio al  “Rosatellum“, la legge elettorale del ’94 modificata ed adattata ai principi dettati dalla Corte Costituzionale dal capogruppo Pd Ettore Rosato.

Matteo Salvini farebbe festa per lo scampato accorpamento nel listone con cui centrare la vittoria (leggi qui). I Dem incasserebbero la legge elettorale che gli piace. Il M5S potrebbe dire che hanno fatto tutto gli altri ma nella sostanza gli andrebbe bene.

 

 

ASPETTANDO FIUGGI

Non resta che aspettare Fiuggi ed il discorso di chiusura di Silvio Berlusconi tra una decina di giorni, quando interverrà alla Convention di Antonio Tajani. Quel giorno si saprà tutto. Se ci sono i margini per scommettere sulla riabilitazione, fregandosene della Corte Europea. Oppure se dovrà scendere in campo la riserva di lusso che è già pronta per essere lanciata. Con soddisfazione di mezza Europa. proprio quella che Tajani non vorrebbe proprio lasciare.

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