Dove osa Valditara, e dove l’Osa dice cose cretine ma legali

Posizioni insostenibili da chi dovrebbe coltivare raziocinio ed analisi e posizioni inquisitorie da chi dovrebbe incarnare la Costituzione

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

La guerra di Hamas contro Israele è come tutte le guerre: banale e terribile. E come tutte le cose banali mette in moto terribili banalità nell’analisi delle sue cause e scatti in avanti della polarizzazione italiana su ogni tema. Solo che qui il tema è troppo grave ed immanente per consentire qualcosa di più dei piccoli massimalismi sindacali a cui il Bel Paese ci ha abituati. Qui conveniva partire subito con il piede giusto perché lo scenario è tremendo nel presente e in odor di Apocalisse per il futuro.

Tra le tante sul piatto due sono le deleghe di esercizio di critica su cui una maggior cautela sarebbe stata oro colato. E nessuna di loro riguarda Matteo Salvini, che in questi quadri generali ostici ci si tuffa con il suo lessico ruspante ed accusa Cgil e parte della sinistra di essere “complici” della Palestina. Non può essere Salvini perché Salvini è già iscritto a pieno titolo nel club degli sfasciatori di buon senso.

Lui è così ed il fatto che sia così lo toglie dall’equazione della “sorpresa gradita”. Il mood è osare, osare assai, e mettere un fatto terribile a servizio di posizioni istituzionali dubbie e di quelle ideologiche insostenibili.

Ministro e ragazzi l’uno contro gli altri

Giuseppe Valditara

Giuseppe Valditara ad esempio è uno che come ministro dell’Istruzione e del Merito della Repubblica ha deciso di fare il cosplay di Mazinga ed inaugurare una Nuova Stagione di Giustizia Poliziotta contro i “mostri”. L’uomo forte dei banchi scolastici dell’era Meloni ha deciso di promuovere ispezioni in alcune scuole italiane.

Lo scopo dichiarato e riportato dalle agenzie è “verificare se effettivamente sono stati tenuti atteggiamenti antisemiti e di esaltazione dell’azione di Hamas. Se appurati, saranno denunciati alla Procura della Repubblica. Qui abbiamo tutti due strade, senza sentieri intermedi perciò procediamo lemme e pregando Cartesio di non farci scarrocciare. O farci prendere al lazo dalla mistica di esecrazione per chiunque in questo momento dichiari che Hamas ha titolarità di manovra anche quando è macellaia, oppure passare sul fronte opposto.

Osare cioè nello scambiare la libertà di opinione con una Entità sacra che va oltre la facoltà di intelletto. E quindi dare ragione a chi in questi giorni si gioca la briscola di Israele “sbirra” che avrebbe in un certo senso “innescato” un orrore che oggi paga in punto di riequilibrio degli orrori che essa stessa ha perpetrato.

Ecco, è esattamente nel momento in cui davanti a noi abbiamo due strade, entrambe così cretine che dovremmo avere tutti lo scatto civico di scavarcene noi una terza.

Reati di opinione ed opinioni-reato

Ma armarsi di pala e piccone concettuali è roba tosta, perché presuppone che il cittadino medio si spogli della pigrizia atavica di seguire preconcetti. E nel farlo si predisponga ad imbastirne di nuovi, che non siano banalmente mainstream e che serbino quel minimo di buon senso che quando c’è una guerra è precondizione assoluta. Il sugo è che Valditara ha detto una “cosa cretina” ma l’ha detta in risposta a scelte ancora più cretine di quella che oggi potremmo definire la sua “controparte”, cioè gli studenti dell’Osa.

Perché il ministro della caccia al demerito ha detto una cosa fuori luogo? Forse perché sui reati di opinione ci si deve andare molto cauti: che ci siano persone che hanno una visione più “sistemica” e manichea al contempo dei fatti di Gaza è scomodo ma legittimo. Ed anche perché gli studenti dell’Osa hanno detto cose molto cretine? Perché nell’impugnare ed esercitare una facoltà sacrosanta hanno scodellato un luogocomunismo sulla questione arabo-israeliana che non fa onore alla loro attuale condizione di studenti.

Cioè di persone privilegiate perché più “attrezzate” per prendere il largo dagli ideologismi un tanto al chilo. Dal pilatismo del ‘48 passando per la Fattoria Cinese ed arrivando al dopo Camp David sta tutto scritto. Ed è tutto analizzabile per sviluppare coscienze equilibrate, almeno fuori da quel vespaio. Peschiamo qualche virgolettato per inquadrare la faccenda e proviamo ad andare di analisi. Ha detto tra l’altro Valditara: “Voglio esprimere vicinanza al popolo ebraico, vittima di un attacco brutale che richiama i metodi nazisti. Partendo dalla scuola è necessario elaborare una strategia complessiva per debellare ogni residuo di antisemitismo e promuovere la cultura del rispetto.

Gioire degli orrori è da scemi, ma è legale

Obiezione serena e confutabile: la cultura di qualcosa non la impalca mai con la repressione giudiziaria, ancorché censibile in procedura. La cultura del rispetto è figlia delle società non polarizzate in punta di vanvera, come l’Italia è.

E ancora: “Questo odio feroce, disumano, richiama le esperienze dei peggiori totalitarismi che hanno insanguinato e continuano a insanguinare il mondo intero. Non basta coltivare la memoria: occorre esaltare la centralità e la bellezza dell’essere umano, la cui esistenza è sacra e inviolabile.

Nessuna obiezione, messa così sembra un frame del Ghandi con Ben Kingsley Poi però Valditara scarroccia: “Saranno quindi effettuate ispezioni in quegli istituti scolastici dove sarebbero emersi atteggiamenti di odio antisemita e di esaltazione della infame azione di Hamas. Vogliamo verificare se qualcuno ha realmente manifestato atteggiamenti di odio, di antisemitismo o di incitamento alla guerra contro Israele. Chi ha gioito per azioni che hanno portato a sgozzare bambini e ragazzi, donne e uomini innocenti, solo perché ebrei, deve essere perseguito dalle leggi penali”.

Obiezione: chi gioisce per l’orrore è solo scemo, ma non è passibile di esercizio di azione penale perché in Italia l’antisemitismo è normato come reato solo se è organico alla nicchia storica della Shoah. In caso contrario è come dire di essere d’accordo con ceffi di Saddam Houssein a discapito dei peshmerga curdi, Cioè una cosa sconveniente e del tutto fuori asse, ma legittima da pensare e proclamare. Il sunto? Di troppa democrazia non si muore mai, ma bisogna riconoscerne lo splendore tirannico in materia di pensiero.

Osa all’attacco: del buon gusto di pensare

Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica

Veniamo alla controparte. Ha fatto sapere l’Osa: “Apprendiamo dagli organi di stampa che il ministro dell’Istruzione Valditara vorrebbe perseguire legalmente e vedere finire in prigione i membri dei ‘collettivi studenteschi che inneggiano Hamas’. Le dichiarazioni di Valditara sono false e pretestuose e dimostrano la volontà di attaccare e criminalizzare chi denuncia i crimini di Israele ed è per la libertà della Palestina.

Obiezione blanda: in prigione non ci va nessuno, in Italia, quindi alzare già i toni del lessico è da gallinacci barricaderi pro forma. E ancora: La controffensiva della resistenza palestinese di questi giorni è la naturale e legittima risposta alla barbara occupazione pluridecennale dei territori palestinesi da parte di Israele, campione di violazione dei diritti umani, distintosi per le violenze efferate sulla pelle dei palestinesi e per i bombardamenti di obbiettivi civili”.

Obiezione forte: i termini “controffensiva” e “resistenza” vanno bene nel lessico da assemblea di istituto dove si ulula contro il “potere”. Nelle ore cioè in cui si esercita un diritto di democrazia in purezza che avrebbe maggior peso se avesse come presupposto la lettura di qualche libro in più. Non per parteggiare, ma proprio per evitare di farlo o per farlo magari anche ripudiando la propria visione generale. Non si possono giustificare massacri solo perché sarebbero effetto di altri massacri. Il sunto? Di troppa democrazia non si muore mai, ma bisogna riconoscerne il limite tirannico in materia di pensiero.

E non conviene neanche agli studenti massimalisti con mammà che stasera mi fa il timballo buono dirle, certe cose, visto che la legge del Taglione è ebraica e barbara. Si dia il caso che il Paese in cui vivono è uno Stato di Diritto, non una cloaca da urlatori. Osa ha anche fatto sapere che “la prepotenza di Israele, legittimata a livello internazionale dal campo occidentale, ha trovato in questi giorni una risposta che mette paura non solo al regime sionista. Ma anche ai governanti nostrani, che rispondono con la repressione interna a chi chiede la libertà e la dignità per il popolo palestinese.

Lo slogan assurdo: “Terrorista è Israele”

“L’Osa denuncia i tentativi repressivi del Ministro Valditara, ribadisce che terrorista è Israele e che si batterà nelle scuole per la libertà della Palestina. Dichiariamo inoltre per questa settimana l’agitazione studentesca nelle scuole di tutta Italia in solidarietà al popolo palestinese”.

No, non è un’altra scusa buona per non andare a scuola, questi ci credono davvero, che oggi prendere parte in una cosa su cui si sono sprecati silenzi, analisi tardive e sforzi diplomatici giganti sia Verbo. Solo che hanno tante di quelle ragioni da vendere che alla fine le hanno perse di vista nel nome di un “furor” scenografico che ha compiuto l’ennesimo assassinio.

Quello della ragione che avrebbero dovuto costruire pezzo per pezzo. Della riflessione, del buon senso e della rinuncia a scegliere una parte prima di aver capito quali parti siano in gioco. Non Abu Mazen e la Knesset, non Fatah e Netanyahu, ma terroristi esecrati anche in Palestina contro uno Stato sovrano che sì, anch’esso ha fatto cose esecrabili ma che sta su un piano del tutto superiore ai macellai delle Qassam.

I buoni, i cattivi e le teste pensanti

Se non si capisce questo si parte male e si finisce anche peggio. Se non si sdogana quell’aggettivo che fa inorridire i democratici talebanoidi, “superiore”, non se ne viene a capo.

Il bombardamento su Gaza (Foto: Mahmud Hams © Ansa / Afp)

Invece di osare e piazzarsi sulla riva del fiume che vede esattamente quello che vede la controparte: i morti, i soprusi e gli sconci su uno dei due popoli che se le danno. Come ha fatto Valditara e come fanno tutti quelli che, abbrancata un’idea, la trasformano nel vestito per proclamare chi si è. E non nel ponte per capire chi siano gli altri. Che è più difficile ma che in Italia toglie il gusto irrinunciabile di “stare con…”. E magari scrivere “quanto è bello quando brucia Tel Aviv”.