Energia, il biometano ha una ‘carta’ in più

A livello nazionale Assocarta firma un accordo per il Biometano come fonte per alimentare le cartiere, una possibilità in più per affrontare prezzi che non scenderanno più come prima. In Ciociaria siamo sempre indietro, malgrado le buone pratiche. Il punto di vista dalle Cartiere di Guarcino.

Fabio Cortina

Alto, biondo, robusto, sOgni particolari: molti

Chi pensava che i problemi relativi al prezzo del gas si fossero potuti risolvere con i negoziati, o con una felice risoluzione delle tensioni sempre crescenti tra Russia e Occidente, sbagliava. Quello dell’energia è un problema che nelle tensioni geopolitiche vede solo una delle chiavi di lettura, e questo è un vero problema per le imprese cosiddette “energivore”. Tra quelle maggiormente coinvolte ci sono le aziende del settore cartario. Sono aziende dalla tradizione industriale lunghissima, tra quelle che meglio hanno saputo interpretare i cambiamenti, adattandosi alle mutazioni ed affrontando tempeste inimmaginabili.

La provincia di Frosinone è sempre stata terra di cartiere. Un sistema in cui il Fiume Liri e la sua valle l’hanno sempre fatta da padroni, in un sistema che vedeva e vede le città di Sora e Isola del Liri come punto nevralgico.

Oggi l’industria della carta è cambiata e con essa anche tutte quelle aziende che ne rappresentano ancora la spina dorsale. Quello dei costi energetici è solo l’ultimo dei problemi che nel corso degli anni si sono presentati, ma forse a questo punto, esso rappresenta la battaglia finale.

LA CARTA DEL BIOMETANO

È per questo che c’è necessità, adesso, di mettere in campo ogni arma possibile per affrontare questa sfida e tra queste quella del Biometano è una delle possibilità. Il comparto cartario infatti, con 2,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, è tra i più energivori. E sebbene l’utilizzo della cogenerazione (quel sistema che dal gas fa ottenere energia elettrica e vapore) abbia permesso molti passi in avanti, ora servono ulteriori sforzi.

Il biometano è una delle leve più efficaci per spendere meno ed essere più efficaci, rispondendo alle sfide della decarbonizzazione ed è per questo che il Consorzio Italiano Biogas e Assocarta hanno firmato in queste ore un accordo che va in questa direzione.

Grazie all’intesa verrà supportata la riconversione a biometano degli impianti biogas già esistenti, grazie a nuove iniziative per la produzione di carburante bio dalla filiera agroindustriale. “Le nostre aziende produttrici di biometano sono al fianco di quelle della carta, per raggiungere i traguardi ambientali e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili” spiega Angelo Baronchelli, vicepresidente del Consorzio Biogas.

LA TRANSIZIONE DELLE CARTIERE

Foto © Imagoeconomica

Sono come al solito i numeri a fornire la cifra di quanto un accordo del genere possa dare una spinta ulteriore ad una delle industrie più importanti del nostro Paese.

La cogenerazione ha infatti migliorato del 20% l’efficienza energetica dell’industria cartaria italiana negli ultimi 25 anni. Riuscire ad utilizzare un gas pulito andrebbe a rispondere anche alle sfide contenute nel PNRR. “Incrementare l’utilizzo di biometano Made in Italy nei nostri impianti di cogenerazione significa procedere sulla strada della transizione ecologica ed energetica”: ne è convinto Lorenzo Poli, Presidente di Assocarta, l’associazione di Confindustria che raccoglie tutte le imprese del settore.

Il biogas – ha sottolineato Poli – è un vettore energetico che garantisce anche certezza negli approvvigionamenti, in quanto la sua disponibilità non sarebbe legata a dinamiche geopolitiche ed oscillazioni di prezzi che ad oggi rendono la gestione aziendale molto complessa”. I

l discorso è molto chiaro e forse anche ripetitivo, ma serve sinergia. In questo caso una sinergia tra agricoltura ed industria. Perché se è chiaro che parlare di rifiuti suscita reazioni, è altrettanto evidente che una parte di gas bio si può creare dagli scarti delle aziende agricole ed è proprio su questo che si può e si deve puntare senza indugi, sperando che alla fine si capisca che la circolarità dell’economia non è una bella favola da raccontare ai bambini, ma una sfida che vale il nostro futuro.

QUI SIAMO TROPPO INDIETRO 

Massimo Giorgilli

Ma torniamo a quella Ciociaria terra di cartiere, come si sta affrontando qui l’escalation dei prezzi?

I numeri sono quelli che conosciamo tutti, con le tariffe che hanno visto un primo innalzamento nel primo semestre del 2021 e poi i dati drammatici dell’ultimo quadrimestre. Un’azienda cartaria ha dovuto far fronte ad un prezzo dell’energia pari a tre volte quello del 2019 e costo del gas fino a sei volte in più.

Ci sono settori che riescono a contenere e a ribaltare questi costi, ma sono davvero pochi, perché chi produce carta nella maggior parte dei casi non ha un elevatissimo valore aggiunto”. A spiegare la situazione è Massimo Giorgilli CEO delle Cartiere di Guarcino, che sottolinea come la quasi totalità dell’industria cartaria usa la cogenerazione e quindi acquista energia sul mercato. “Con questi prezzi però non si va avanti a lungo”.

Quella del biometano per Giorgilli è una sfida che si potrebbe anche giocare, ma siamo molto, troppo indietro. “Bisogna innanzitutto infrastrutturarsi e far crescere le fonti primarie da cui si produce biogas. Va fatto perché i fabbisogni dei settori energivori sono molto alti”. Oltre alla dotazione materiale però ce ne vuole anche un’altra: quella della sensibilità a queste pratiche. “Per mettere in campo una strategia del genere ci vuole tempo e soprattutto ci vuole un piano, nazionale e locale, che preveda in primis lo snellimento delle procedure”. E poi per le cartiere si parla molto di idrogeno, anche questo un qualcosa molto lontano: “Non abbiamo tecnologia, non abbiamo una strategia e neanche un progetto pilota da cui partire”. 

LO STATO SIA DALLA NOSTRA PARTE

Giorgilli poi ricorda a tutti come il mondo cambi e con esso anche i problemi sono sempre nuovi, come quello delle materie prime. “Le imprese costruttrici hanno allungato di molto i tempi di consegna degli impianti, anche questo è un tema dal quale non possiamo nasconderci. Forse ad oggi la prima cosa da fare è iniziare col calmierare i prezzi per le imprese energivore, come ha fatto la Francia”.

Di certo la situazione è complicata, la strada per la transizione è lunga e piena di insidie. Tra cui ce n’è una paradossale. “Noi – sottolinea Giorgilli – ci alimentiamo con sottoprodotti di origine animale È economia circolare pura, ma una incentivazione che non tiene conto dei costi. Alla lunga potrebbe farci tornare al fossile”.

Come a dire, le imprese ce la mettono tutta, ma chi guida non può fermarsi ai soli proclami.