Fabbrica dei Materiali: ecco come sarà il nuovo impianto di Colleferro

Presentato il progetto della prima Fabbrica dei Materiali nel Lazio. Sorgerà a Colleferro. Al posto del Tmb. Più economica, meno inquinante. I numeri. E le date.

Fine di un’epoca. Prima a Colleferro. E poi a Colfelice. Dopo tante indiscrezioni ecco l’impianto del futuro per ricavare nuova materia prima dai rifiuti. È il percorso che riduce al minimo il ricorso a discariche e termovalorizzatori, porta a nuova vita ciò che ha esaurito la sua funzione. LazioAmbiente ha presentato oggi la sua idea di Fabbrica dei Materiali da realizzare a Colleferro: lì dove a metà gennaio chiuderà la discarica che gestisce. E dove ha progettato questa soluzione tecnologica per spegnere i due inceneritori ancora presenti.

Daniele Fortini

Il progetto è stato illustrato da Daniele Fortini, presidente della società partecipata al 100% dalla Regione Lazio. Il piano presenta da subito un’importante novità rispetto ai numeri circolati nei mesi scorsi. Infatti, non tratterà 500mila tonnellate l’anno di rifiuti, ma poco meno della metà: 220mila. Sempre prodotte da Roma e dai comuni dell’area metropolitana.

Una quantità non casuale, perchè è la stessa autorizzata per le due attuali linee di termovalorizzazione di Colleferro. In pratica: tanto si lavora oggi e altrettanto si lavorerà domani.

Tre tipologie

A Colleferro arriverà “il sottovaglio di prima tritovagliatura dei rifiuti urbani” ha spiegato Fortini davanti all’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani, al direttore dell’Arpa Lazio Marco Lupo ed al comandante del gruppo Roma dei carabinieri Forestali Giuseppe Lopez. In media è l’80% di quelli che entrano in un Tmb (gli attuali impianti che tritano e selezionano le immondizie) “e che sarebbero destinati a discariche e inceneritori“.

Il restante 15% perlopiù plastiche e cartone (il cosiddetto sopravaglio), ”potrebbe costituire combustibile solido secondario da destinare come prodotto a cementifici e centrali elettriche in sostituzione dei combustibili fossili”.

Il restante 5% dei rifiuti? Sarebbero metalli e perdita di processo.

Cosa si estrae

Il ciclo dei rifiuti

Tornando all’80%, da queste quantità: nella prima fase della lavorazione si possono subito estrarre matrici omogenee (plastiche, carta etc.), biogas da trasformare in biometano, anidride carbonica per uso industriale, frazione organica stabilizzata inerte per ripristini ambientali e combustibile solido secondario da impiegare in cementifici e centrali elettriche. Quindi niente piu’ “combustibile” per inceneritori al termine di questo processo.

Un processo che però non potrà essere definito al 100% end of waste, cioè fine della fase in cui un rifiuto è ancora tale e diventa nuova materia prima. Non si può perché ci sarà “uno scarto non superiore al 5% da mandare in discarica. Parliamo di non piu’ di 11mila tonnellate all’anno“.

È tanto o è poco? Si tratta di una quantità straordinariamente più bassa rispetto a quanto avviene oggi, se si considera che nella sola discarica di Colleferro vengono smaltite circa 2000 tonnellate al giorno.

I numeri

Questo impianto potrà essere realizzato con un investimento da 54 milioni di euro da ammortizzare in 10 anni e potrà marciare a 8.000 ore di lavoro l’anno con performance del 95% nei primi dieci anni, con ricavi totali da 35 milioni di euro all’anno e una tariffa da 130 euro per tonnellata in ingresso.

Quanto tempo occorre per realizzarlo? Per il presidente “si può realizzare in due anni dopo il rilascio dell’autorizzazione“.

L’impianto di Colleferro

Numeri che lo fanno preferire a un inceneritore che richiederebbe “un costo di 160 milioni di euro per le linee di combustione, un ammortamento degli investimenti in 30 anni, 4/5 anni per la costruzione, la stessa tariffa, emissioni e scorie più importanti del 5% dello smaltimento in discarica“.

Quando si farà

Quando vedrà la luce il nuovo impianto? “Entro gennaio pubblicheremo il bando per selezionare la migliore fra le società di ingegneria che ci aiuterà a redigere il progetto definitivo– ha continuato Fortini- Entro maggio 2020 sarà depositato il progetto definitivo in Regione ed entro novembre 2020 auspichiamo di consentire alla Regione la pubblicazione del bando per la cessione di Lazio Ambiente, incorporante il valore del progetto realizzato“. Insomma, calendario alla mano, l’anno buono potrebbe essere il 2022.

E potrebbe realizzarlo anche Ama, la municipalizzata del Comune di Roma. Andando addirittura oltre la sua previsione di due nuovi Tmb (con la chiusura di Rocca Cencia) inserita in uno dei quattro scenari del suo piano industriale.

In questo caso, cioè se Ama acquistasse LazioAmbiente con dentro il progetto autorizzato, probabilmente non si dovrebbe svolgere nemmeno la gara europea. Perché? Si tratterebbe di un’operazione tra due soggetti pubblici (Regione da una parte e il Campidoglio, proprietario di Ama al 100%, dall’altra).

La discarica di Colle Fagiolara

Ama è il più grande player della regione nel circuito dei rifiuti. È un’azienda pubblica e con un know how e capacità economico-finanziarie rilevanti. Questa è un’occasione per Ama perchè l’impianto che abbiamo progettato è di nuova generazione, votato all’economia circolare“.

Fine dei Tmb

La convinzione è che oggi non abbia più senso immaginare di utilizzare i tmb cioè impianti come quello attualmente in funzione a Colfelice. E per il quale il presidente di Saf Lucio Migliorelli ha già avviato l’iter per la totale trasformazione in Fabbrica dei Materiali con in progetto avveniristico autorizzato dall’assemblea dei sindaci praticamente all’unanimità. (leggi qui Migliorelli porta la Saf nel futuro: si al bilancio per trasformare il ciclo dei rifiuti e leggi anche qui Saf, il Bilancio è passato ma il futuro dei rifiuti cambia)

I Tmb “sono superati. Quello che realizzeremo è un ‘campione’ di riferimento per clonare, magari perfezionandolo, nuovi stabilimenti. Certo, per Ama è una forte opportunità per dotarsi di una impiantistica moderna, efficiente e le consenta in tempi non lontani di nuovi apparati“, ha spiegato Fortini.

Quanto al superamento della gara europea nel caso Ama decidesse di entrare in scena: “È una cosa da studiare ma certamente il fatto che una grande azienda totalmente pubblica entri in relazione con un’altra pubblica, si possono costruire i meccanismi che possono consentire una regolazione di rapporti in un quadro di trasparenza e convenienza reciproca“.

Il presidente Saf Lucio Migliorelli

Roma produce circa un milione di tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati, quindi ci sara’ necessità di altri impianti di questo tipo.

Non a caso in prima fila, ad ascoltare l’illustrazione del progetto, c’era l’avvocato Manlio Cerroni, che ha già detto di volere trasformare il suo gassificatore a Malagrotta in un impianto di produzione di metanolo. Una soluzione non troppo lontana da quella immaginata da Lazio Ambiente.

In piu’ la sua societa’ E.Giovi (anche se in questo momento gli è stata sequestrata ed e’ in amministrazione giudiziaria) dispone già di due tmb, cioè del punto di partenza di questo nuovo processo che comunque si può effettuare anche lavorando direttamente i rifiuti indifferenziati raccolti.