Francesco Scalia pro domo Renzi (e babbo)

Qualcosa non quadra nella storia dell’ufficiale dei carabinieri accusato d’avere provocato un caos nazionale. Una banale ‘svista’ e ha tirato dentro un’inchiesta il padre dell’ex premier Matteo Renzi. Con una sua relazione su un’intercettazione ha avvalorato l’ipotesi di traffico di influenze illecite contestata al signor Tiziano. Cioè avere fatto da tramite con quel mondo politico che in virtù del suo cognome poteva infuenzare.

Se Renzi lo abbia fatto o meno è tutto da accertare. Che la relazione dell’ufficiale sia sballata e che le frasi incriminanti non le abbia pronunciate Renzi Sr., invece, appare chiaro.

I dubbi ora li solleva il senatore Francesco Scalia, renziano dalla prima Leopolda. Dice: «È necessario tutelare l’Arma, sconcertanti le parole del legale». Sulla sua stessa lunghezza d’onda ci sono i senatori Stefano Lepri, Federico GelliDavid Ermini. Dicono: «L’arma dei carabinieri non lavora così e il valore dei suoi militari lo vediamo e lo apprezziamo ogni giorno. Se invece del dolo ci fosse stata una disattenzione o un errore, sarebbe meno grave? Come fanno i cittadini a sentirsi tranquilli? La professionalità dell’Arma non può essere mai messa in discussione».

A cosa si riferiscono Francesco Scalia ed i suoi onorevoli colleghi? Alle parole dette dall’avvocato Giovanni Annunziata difensore dell’ufficiale dei carabinieri Giampaolo Scafarto. Non lo difende: gli offre una via d’uscita. «Il reato di falso presuppone il dolo. Con l’esclusione del dolo cadrà il reato». In altre parole: non lo ha fatto apposta. Ed il reato contestato al capitano è che lo abbia fatto apposta. Altrimenti il reato non c’è.

La toppa è peggiore del buco.

Cominciamo con ordine. La procura di Napoli avvia un’inchiesta su un appalto miliardario bandito da Consip, la società alla quale lo Stato ha concentrato gli acquisti in modo da risparmiare perchè compra per tutti e può spuntare prezzi più bassi. La Procura sospetta che la musica sia rimasta la stessa: appalto più grosso, tangenti più ricche.

 

Prima cosa incomprensibile ai comuni mortali. La procura della Repubblica affida le indagini ai carabinieri del Noe. Premesso che un magistrato delega le indagini a chi gli pare più competente: ma che c’entra con un caso simile un ufficiale specializzato in discariche, spazzatura, fiumi inquinati, polveri in atmosfera? Fermo restando che il procuratore chiama chi gli pare: è come se le indagini per un falso in bilancio nei conti di una multinazionale le affidassimo alla Polizia Venatoria. Che notoriamente fa i conti delle beccacce e dei cardellini ai quali i cacciatori hanno sparato.

A Napoli potrebbero replicare che tutti i medici hanno la laurea in medicina e poi si specializzano. Allo stesso modo i carabinieri sono tutti carabinieri e poi vanno chi ai Ris, chi al Noe, chi alla Territoriale, chi tra i Lagunari…

Va bene tutto. Ma in base a questo principio, se al sostituto procuratore comincia a scendere la vista che fa, va a farsi visitare da un urologo o da un oculista?

 

Seconda cosa che noi mortali non comprendiamo. La facciamo raccontare ad una scrittrice che è anche ufficiale dei Carabinieri (non del Noe), il capitano Palma Lavecchia che sualla sua bacheca scrive:

Io sono un Capitano e sto seguendo un’indagine che vede coinvolti nomi grossi, grossissimi. Vengo oliato da un ipotetico qualcuno al fine di tirarmi dentro il papà del nientepopodimenoche Capo del Governo.

Giustamente che faccio? Prendo due verbali di trascrizioni fatte da due miei marescialli, in cui si parla di un incontro e in cui NON compare il signor Renzi, e sulla scorta di quelli redigo l’informativa e invece magicamente il nome di Tiziano Renzi ce lo metto per ingabbiarlo.

Se proprio voleva fare lo sgamuffo, non sarebbe stato meglio avvicinare un Maresciallo consenziente e fargli redigere i due verbali già con il nome di Renzi? Oppure farseli da solo…?

Signora Capitano, se non ci si raccapezza lei, si figuri noi.

 

La terza cosa che noi comuni mortali non comprendiamo. Secondo Giovanni Annunziata, legale del capitano del Noe, “con l’esclusione del dolo cadrà il reato”.

Avvocà, ci dica che non è così. Ci dica che è tutto un complotto. Che i Servizi hanno smanettato le registrazioni. Che il suo cliente è sicuro di avere sentito quelle frasi e poi qualcuno ha spinto la barca nel porto delle nebbie. Ci dica che non siamo di fronte ad una barzelletta: questo sarebbe se un ufficiale non avesse sentito decine di volte quella frase prima di mettere a verbale una frase investigativamente poco rilevante ma politicamente capace di mettere in dubbio l’onestà di un presidente del Consiglio. Avvocato, ci dica quello che vuole perché questo è il Paese nel quale anche la mia vicina di casa quando stende i panni in realtà sta facendo un complotto. E’ quello in cui Ruby è la nipote di Mubarak e la prova delle armi chimiche di Saddam l’abbiamo fornita noi agli Usa.

Venendo a noi. Senatore Scalia, non può uscirsene con una dichiarazione come quella di oggi e lasciarci tutti così, con un palmo di naso. Pretenda un minimo di chiarezza. Perchè i punti oscuri sono tanti.

Il primo: ma che li facciamo studiare a fare i finanzieri, i poliziotti, i carabinieri, se poi utilizziamo quelli delle discariche per indagare sulla corruzione di babbo Renzi?

Il secondo: se il capitano lo ha fatto apposta, chi gli aveva garantito che il magistrato non avrebbe letto quello svarione? E chi l’aveva rassicurato sul fatto che nemmeno i suoi colleghi sarebbero andati a sbirciare?

Il terzo: se il capitano non lo ha fatto apposta, chi lo ha fatto arrivare a fare il capitano?

Il quarto: ma siamo proprio sicuri che tutta l’inchiesta sia una balla e che su babbo Renzi non ci siano altri elementi? A giudicare dalla stampa nazionale è così. Ma ormai, dubitiamo dei carabinieri e allora dubitiamo di tutti.

lo faccia per Renzi. Lo faccia per noi cittadini. E per se stesso, che in prima persona si sta confrontando con fascicoli aeroportuali che la riguardano. Perché spesso capitano cose poco comprensibili a noi esseri umani.

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