Nel futuro di Tajani il timone di Forza Italia

Silvio Berlusconi vuole presentarsi di fronte al Capo dello Stato per le consultazioni accompagnato da Antonio Tajani. In futuro, per lui potrebbe esserci il timone nazionale di Forza Italia. Ecco perché.

Ugo MAGRI

per LA STAMPA

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Può darsi che giovedì mattina, quando di Forza Italia si presenterà da Sergio Mattarella per le consultazioni, i commessi debbano aggiungere una poltroncina alle tre dove di regola vengono fatti accomodare le delegazioni. Pare infatti che Berlusconi stia insistendo per portare con sé non soltanto Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, al loro primo vero esordio da capigruppo, ma pure Antonio Tajani nella sua futura veste di vice-Silvio.

Sarebbe un’ investitura pubblica, molto più forte di quella frettolosa e un po’ alla disperata, quando Tajani fu lanciato come candidato premier a soli quattro giorni dal voto. (leggi qui Berlusconi: «Tajani è la persona migliore per il ruolo di premier»)

 

Avviso ai naviganti. Farsi accompagnare dal super-moderato Tajani suonerebbe come conferma di un indirizzo liberale, ben distinto e distante da quello dei sovranisti. Inoltre, avrebbe il sapore di piccolo avvertimento a Salvini (che ieri ha pubblicato un suo bel selfie con il nuovo taglio dei capelli).

Al leader della Lega, una consacrazione di Tajani segnalerebbe che Forza Italia si sta preparando a tutte le evenienze, compresa quella che Berlusconi giudica di gran lunga peggiore: un ritorno alle urne in ottobre, con il rischio di perdere ulteriori voti e ancor più peso contrattuale. Il Cav sa benissimo che lì potremmo finire, specie se lui diventasse la pietra dello scandalo nei rapporti con i Cinquestelle, e un possibile accordo Di Maio-Salvini dovesse saltare proprio per causa sua.

Da una parte Berlusconi pretende di essere socio di quei due, dall’ altra è consapevole che i grillini non lo potranno accettare mai, nemmeno dipinto. Si annuncia un duro duello, in cui la pistola puntata di elezioni-bis potrebbe piegare la resistenza dell’ ex premier.

Non a caso i vecchi gerarchi, spodestati dalle nuove nomine, sono pronti a scommette su come finirà: piuttosto che niente, Silvio preferirà il «piuttosto».

Dunque farà da reggicoda da un’ alleanza Giallo-Verde perfino se dovesse ricavarne qualche sgabello di serie C. Comunque vada a finire, per adesso l’ uomo prova a resistere, la sua intenzione sarebbe quella. E coinvolgere Tajani darebbe a Salvini il senso di un partito che non sta smobilitando dopo la delusione elettorale, anzi prova a rilanciari cambiando tutti i volti intorno all’ unico di cui non sa fare a meno, quello del Cav.

L’ alter ego L’ idea berlusconiana di portarsi appresso Tajani incontra, tuttavia, alcune difficoltà. La prima consiste nel ruolo istituzionale ricoperto in Europa: come potrebbe conciliare il suo ruolo di presidente del Parlamento Ue con una partecipazione, anche solo simbolica, alle grandi manovre della politica italiana? Quando è stato candidato premier, a Strasburgo nessuno si è sconvolto, però sdoppiarsi a certi livelli resta sempre complicato. Inoltre, ecco l’ altro problema, a qualche titolo Tajani salirebbe al Quirinale? È una risposta che il cerimoniale richiede.

 

Gli occorrerebbe quantomeno una veste di partito per evitare che la sua presenza possa apparire un capriccio di Silvio. Il quale risolverebbe in radice il problema se nei prossimi giorni, una volta tornato dalla Sardegna dove trascorre Pasqua, desse a Tajani un incarico formale. Magari non di semplice coordinatore, come circolava voce, ma di vice-presidente «azzurro». Che ne farebbe l’ alter-ego a tutti gli effetti.

 

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