“Gli spari sopra” e quella pistola fumante puntata alla testa di Fdi

Il revolver portato ad un veglione di Capodanno da un deputato di Meloni e le polemiche sulla mistica della "politica armata"

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Dire che “è partito un colpo” è un po’ come scrivere “strada killer”, cioè una fesseria assoluta stemperata nel bisogno pinocchio di una sintesi linguistica imperfetta. I colpi dalle pistole non partono se non tiri il grilletto. E no, non decidono di spararsi via da soli perché non sopportano i vicini di tamburo o perché un percussore “scapoccia”. Al limite lo facevano quando Barry Lyndon sgambava con la fanteria britannica a fine ‘700 ed armare anche un archibusetto equivaleva ad una mezza riffa meccanica.

Tutto questo per dire che Emanuele Pozzolo, deputato di FdI restio al completamento della prova stub per legittima ma irritante prerogativa parlamentare e in odor di autosospensione, ne ha combinata una grossa assai. I fatti sono noti: da una pistola da tasca che Pozzolo si era portato ad un veglione di Capodanno presso i locali di un’associazione del paese di cui è sindaca la sorella del Sottosegretario Andrea Delmastro era stato esploso un colpo. E quel colpo aveva fatto centro su due cose.

Due bersagli: uno di carne ed uno politico

Giorgia Meloni

La prima: sul retrocoscia del genero di un uomo di Delmastro. E poi esattamente al centro di un bersaglio politico grosso come una casa, un cerchio concentrico che ha rimesso sull’onda della polemica un latro cerchio, quello “magico” dei fedelissimi di Giorgia Meloni.

Spiegare perché è fin troppo banale e va comunque diviso in un “prima” ed un “dopo”. Il prima è quello del contesto che si è disegnato nei locali della Pro Loco di Rosazza. Perché in un posto dove ci si dovrebbe stare alticci con con la chitarrina Eko scordata del papi, una boccia buona e i cotillon ci si va invece con una North american arms LR22 pur regolarmente detenuta?

Come mai in quello stesso posto dove orbitano un membro del governo e la sua scorta ci sono armi portate, esibite e brandeggiate in mezzo a persone tra cui anche bambini?

La sindrome da mano armata della destra

Matteo Salvini a Firenze

Poi la domanda-recinto dopo l’ovvio assist alle opposizioni che sul “pallone” ci sono andate di testa senza neanche saltare.

E cioè: perché la destradestra è preda di una sindrome da mano armata come i vicini Wasp e suprematisti di una certa America dove però è la Costituzione ad armare quel ritorno di fiamma di muscolarismo? A luglio 2021 l’assessore della Lega Massimo Adriatici aveva sparato ed era stato censito penalmente per eccesso di legittima difesa contro un 39enne marocchino che stava infastidendo i clienti di un bar di Voghera. L’uomo era morto, Matteo Salvini aveva osannato la legittimità sempiterna della legittima difesa ed era nato un caso. Quello ed un processo che con giudizio immediato si celebrerà il prossimo 2 febbraio.

Ma cosa è che “frega” questi politici con la fondina? E’ fin troppo evidente che non li frega l’aggressività, li frega una mistica “buzzurra e western” a cui sono i primi ad essere inadatti. Perciò ci cadono, mostrano i totem che nella loro strana convinzione li patenta come alpha nati e fanno danni. E quando non li fanno di persona accorrono in massa a difendere quelli fatti presuntivamente da altri.

Tutte le volte che il piombo ha fatto danni

Altri come il gioielliere pistolero Mario Roggero, che per reagire ad un tentativo di rapina braccò ed uccise due malviventi anche quando il pericolo era cessato. Con Pozzolo la storia si è ripetuta con esito più light, contesto più da “sciampagna” ed imbarazzo per altro Partito del blocco destrorso, quello della premier in carica. Premier che parrebbe pronta a scaricare il suo deputato, indagato dalla Procura di Biella.

Foto © Stefano Strani

Pozzolo ha fatto ricorso all’immunità parlamentare ed ha rifiutato di sottoporsi al test dello stub sui vestiti per verificare se addosso avesse tracce di polvere da sparo. La sua mini pistola è un revolver, cioè un’arma che camera colpi senza bisogno di armare alcunché ma che ha un meccanismo di blocco del cane, lo sostiene la casa produttrice.

Che spiega: “Tutti i revolver Naa sono dotati di dispositivi multipli di sicurezza per assicurare la massima protezione dagli spari accidentali. In ogni caso, a causa delle ridotte dimensioni delle armi, è necessario prestare la massima cura nel maneggio dell’arma e nel rispetto delle regole base di sicurezza con le armi”.

Trenini e calibri: cosa non va proprio

Insomma, azzardando ma non troppo, se non si è perfettamente a fuoco ed orientati può succedere il casino, e per definizione la notte di San Silvestro orientati lo si è molto raramente. Lo avrebbe confermato anche un teste, che ad Open ha spiegato come Pozzolo fosse “molto allegro”.

Matteo Renzi (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Il vero casino però è politico, con una piccola pistola da “sciantosa” del Moulin Rouge che si è trasformata in una mostruosa Desert Eagle 429-50 puntata dritta alla tempia di Partito e premier. E stavolta a tirare il grilletto senza risparmiarsi sono state le opposizioni.

Matteo Renzi per esempio ha twittato: “Mentre gli italiani giocano a Risiko e storpiano le canzoni di Baglioni e de Gregori, il gruppo dirigente di Fratelli d’Italia spara! Non solo: ma che ci fanno gli agenti della scorta al cenone? E i parenti degli agenti della scorta?”.

Poi l’affondo: “E soprattutto: ma perché portare le pistole alla festa di capodanno in presenza di deputati e di membri del Governo? Quella della Meloni non è una classe dirigente: sono inadeguati, incapaci, impresentabili. E pericolosi, innanzitutto per se stessi. Se questo è il modo con il quale iniziano l’anno, figuratevi cosa potrà accadere in questo 2024.

L’affondo di Renzi e la pace di Ruspandini

Massimo Ruspandini

Nell’augurare un buon 2024 a tutti un ignaro e commosso deputato ciociaro nonché presidente frusinate di FdI Massimo Ruspandini aveva citato Benjamin Franklin. E sui social aveva scritto con l’affaccio del nuovo anno: “Sii sempre in guerra con i tuoi vizi, in pace con i tuoi vicini, e lascia che ogni nuovo anno ti trovi un uomo migliore”. Per lui resta tutto valido ed ineccepibile, ma per quel che al suo Partito deriva da certe condotte forse è il caso di voltare pagina.

Esattamente come pare voglia fare Giorgia Meloni, che di “pistole fumanti” alla sua tempia non ne vuole altre. E che per farlo ha bisogno di mettere all’angolo i pistoleri: quelli veri attorno a sé e quelli simbolici sul lato mancino del Parlamento.