I grillini ci ripensano: “Taglio dei Parlamentari, io voto No”

Il Movimento 5 Stelle ha fatto una battaglia per tagliare i Parlamentari. Ma ora nella base si accorgono che così la provincia di Frosinone rischia di non avere più né un deputato né un senatore. E così c'è chi si schiera contro la linea ufficiale. Innescando uno scontro diretto.

Alberto Simone

Il quarto potere logora chi lo ha dato per morto

In principio fu Marino Mastrangeli. Il 22 aprile del 2013, a poche settimane dal grande risultato ottenuto con oltre il 25% dei consensi e l’esordio di una nutrita pattuglia di parlamentari alla Camera ed al Senato, durante una movimentata riunione, i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle decisero a maggioranza l’espulsione del senatore di Cassino. Mastrangeli era accusato di essere andato a diverse trasmissioni televisive, nonostante il divieto previsto dal Codice di Comportamento del Movimento. La decisione fu poi ratificata dagli iscritti al M5S con una votazione online.

Il senatore del M5S Marino Mastrangeli

Negli anni a venire, parlamentari e senatori pentastellati, dovendo applicare lo stesso criterio oggi non ci sarebbero più visto che fanno capolino nei salotti televisivi da mattina a sera, senza disdegnare nessuno. Luigi Di Maio durante le scorse elezioni politiche andò anche da Barbara D’Urso, proprio una delle trasmissioni che fu contestata a Mastrangeli, per dire. Ma questa è un’altra storia.

Quell’episodio portò però la città di Cassino alla ribalta nazionale con il primo disubbidiente alla dottrina Grillo-Casaleggio che in pochi giorni ebbe su di sè i riflettori di tutti i media nazionali.

Il grillismo a Cassino è stato di fatto stroncato nella culla. Non ha mai preso veramente consistenza, neanche negli anni d’oro. L’esordio alle comunali è avvenuto nel 2016: mentre Chiara Appendino espugnava Torino e i pentastellati conquistavano la Capitale con Virginia Raggi, a Cassino il simbolo della lista (che si presumeva essere un valore aggiunto rispetto ai candidati) prese meno voti del candidato sindaco Giuseppe Marrocco: 1.044 a dispetto dei 1.815 del medico esordiente. Per quella campagna elettorale si spese in città anche l’allora vice presidente della Camera Luigi Di Maio. Invano.

I Cinque Stelle nella città martire sono sempre rimasti marginali nel dibattito politico. Mai incisivi su nessun argomento, sempre più divisi al loro interno tanto che per un periodo c’erano in città due meetup (che poi non sarebbero altro che i circoli di Partito).

L’onorevole Ilaria Fontana

Il 4 marzo 2018 la speranza della rinascita: tutti gli osservatori davano come contendibile il seggio uninominale Lazio 2 alla Camera. E tutti si aspettavano un testa a testa tra il leader del centrodestra Mario Abbruzzese e l’avvocato prestato alla politica Gianrico Ranaldi. Il quale ha pagato due dazi. Uno nazionale: lo scotto di un Pd al tracollo che faceva la conta dei danni dell’era renziana. Uno locale: parte del Pd dell’epoca non votò l’avvocato Ranaldi scientemente e riversò i suoi voti sulla candidata del Movimento 5 Stelle Ilaria Fontana. Determinandone, senza volerlo, l’elezione.

Ripartire da lei? Neanche per sogno. Anzitutto perchè la deputata, ad eccezione di alcune meritorie battaglie sull’ambiente non sembra in grado di far fronte alle grandi criticità del territorio che meriterebbero maggiore attenzione, a partire da quelle sul lavoro; in secondo luogo perché il M5S soffre a Cassino degli stessi mali che affliggono il Partito a livello nazionale: zero radicamento, scarsa incisività, assenza di figure dal profilo politico paragonabile a quello dei competitor. Tant’è che alle Comunali dello scorso maggio è arrivato un secondo flop: 1.084 voti di lista (pari al 5,23% senza centrare neanche stavolta l’ingesso in Consiglio) a dispetto dei 1.296 voti del candidato sindaco: l’avvocato Giuseppe Martini.

In questi anni una delle personalità che maggiormente si è distinta per impegno e dedizione tra i pentastellati ciociari è stata senza dubbio Gabriella Marandola. Ora anche lei tira i remi in barca e i grillini di Cassino sono capaci di dividersi ora anche sul referendum per il taglio dei parlamentari.

Andiamo con ordine: Gabriella Marandola non è l’ultima ruota del carro nella galassia grillina di Cassino. Nel 2016 il suo nome è circolato tra i papabili per la candidatura a sindaco. Sempre in prima linea, ancora alle ultime comunali. Lo scorso mese di aprile ha addirittura superato il primo turno delle primarie sulla piattaforma Rousseau per ottenere la candidatura all’europarlamento. Sogno che si è infranto alla seconda votazione, ma lei è sempre rimasta fedele al Movimento. Tant’è che a maggio, quando Di Maio finì sulla graticola dopo la debacle alle Europee, disse pubblicamente: “Io sto con Di Maio, ma mi aspetto un’analisi sui territori dove i portavoce possano sentirci e valutare i nostri documenti“.

Il post di Gabriella Marandola

E ancora lo scorso mese di novembre difendeva la riforma-bandiera sulla giustizia del M5S, ovvero l’abolizione della prescrizione. Adesso il Partito (o Movimento che dir si voglia) è impegnato in un’altra importante battaglia: il 29 marzo ci sarà difatti il referendum sul taglio dei parlamentari. Riforma, che come il reddito di cittadinanza – anche ribattezzato “abolizione della povertà” dall’allora vice premier Di Maio – è l’architrave su cui si basa il M5S.

Ma da Cassino, ancora una volta, arriva lo spot che non ti aspetti. L’attivista Gabriella Marandola nelle ultime settimane è molto critica con il Movimento, ma il partito resta nel suo cuore. Ecco che allora ha pubblicato sul suo profilo facebook un manifesto elettorale, con tanto di logo del M5S, che invità però a votare No. Significa cioè a non confermare la legge votata dai grillini in parlamento.

E l’attivista cassinate argomenta così il suo distinguo: “Anche durante il fascismo ci fu una riduzione della rappresentanza… Il voto alle Province lo hanno già tolto, quindi non venitemi a parlare di democrazia articolata! Parlate di riduzione stipendi e privilegi! Potete farlo senza spendere altri soldi nostri!!! Incompetenti! quindi #iovotono“.

Più che un distinguo, una dichiarazione di guerra. Il deputato Luca Frusone capisce che la situazione di Cassino gli è sfuggita di mano ormai da tempo, ma non lascia passare sotto silenzio l’accaduto. E controbatte a stretto giro: “Questo è un uso illegittimo del logo del Movimento 5 stelle. Al di là dell’opinione tale post è di una grave scorrettezza perché riprende una grafica usata per un’altra campagna spacciandola come se fosse del MoVimento. Per questo l’opinione ha tutto il diritto di rimanere ma non accompagnata da questa immagine e simbolo“.

I sostenitori M5S cassinati verso Roma per la manifestazione

In effetti la grafica ricorda la battaglia per il No che il Movimento ha fatto contro la riforma costituzionale nel 2016, che al punto 7 (dei 10 elencati per contrastare la riforma Renzi) diceva: “Voto no perchè la riduzione dei costi è ridicola, rispetto ai costi per la democrazia“. Quel che è certo è che anche con il taglio dei parlamentari la “riduzione dei costi è ridicola”. L’attivista cassinate non può dunque essere tacciata di incoerenza. Ma vacci a capire: altri attivisti sabato scorso sono andati convintamente a Roma a protestare contro il ripristino dei vitalizi.

Ormai a Cassino il Movimento è una polvere di stelle.