I testimoni del quotidiano

Le chiese ciociare sono piene di reliquie dei martiri. Esiste una dimensione ordinaria del martirio: essere testimoni con la vita di tutti i giorni che appartiene a tutti i cristiani.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo.  (At 15,27)

Le nostre chiese risplendono dei loro ritratti. Siamo abituati a vederli alle pareti di nobili edifici, lì in adorazione del cielo in cui i cristiani credono siano ora, dopo aver versato il loro sangue per la fede.

Li chiamiamo martiri, dalla parola greca che indicava e indica ancora oggi il testimone. In pratica, colui che depone a favore di uno, che può far fede di un fatto per averne diretta conoscenza. E che lo fa, addirittura mettendo a rischio la propria vita, anzi, dando la vita.

Siamo tutti testimoni

Sant’Ambrogio (Foto: parrocchia Sant’Agata – Ferentino)

Le cattedrali  e le basiliche della nostra terra accolgono i loro resti, le reliquie. Il sangue di S. Lorenzo ad Amaseno, le ossa di Sant’Ambrogio a Ferentino, le reliquie del martire Sossio da Pozzuoli e l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Questi ricordi e queste opere d’arte però rischiano di farci perdere una dimensione fondamentale del “martirio”. Ci fanno pensare che sia qualcosa di riservato soltanto ad alcune persone speciali capaci di farsi dilaniare le carni, di farsi arrostire su una graticola, di porgere la testa alla lama del carnefice per testimoniare la fede in Cristo.

Dimentichiamo così che esiste una dimensione ordinaria del martirio, della testimonianza con la vita che appartiene a tutti i cristiani. Sono tutti coloro che non si preoccupano di perdere tempo con gli altri, di aiutare chi sta  male, di organizzare l’accoglienza per coloro che sono in difficoltà, che non tirano fuori elenchi di scuse per sottrarsi all’urgenza della necessità, che impone di soccorrere il ferito, il profugo, il malato, il disadattato, di guardare negli occhi chi ti chiede soccorso, insomma di darsi da fare.

I martiri del quotidiano

Foto: Gaetano Lo Porto / Imagoeconomica

Sono i martiri del quotidiano, sono quelle mamme e quei padri che danno la vita per i loro figli, sacrificando tempo e ambizioni personali,  quegli insegnanti che non si sottraggono ai doveri nei confronti dei loro allievi per una questione di contratto. Sono tutti coloro che non si chiedono perché uno stia male ma intervengono per soccorrere, spesso rimettendoci del proprio.

Ne abbiamo visti durante la pandemia, li vediamo con la pettorina della caritas o della protezione civile, sono i tanti volontari che danno il loro tempo libero, gratuitamente, per aiutare gli altri, prendendosi anche gli insulti degli idioti che misurano tutti su sé stessi. Sono loro a testimoniare la dignità dell’uomo in cui splende il soffio vivificatore di Dio.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).